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24-08-2023
Una piccola ma doverosa premessa, ad un certo punto nel testo adopero l'espressione " non gli hanno lasciato fare neppure questo". Un'amico mi ha fatto notare che la frase in questione può essere soggetta a fraintendetemi; chiarisco subito; con quell'espressione non si vuole alleggerire la posizione di Berlusconi davanti i suoi fallimenti, senza voler disconoscere il ruolo del caso o fortuna, resto convinto, che ogni uomo raggiunge i risultati che è capace dottenere, con quella frase volevo semplicemente rimarcare la miopia dei suoi avversari, che di tutti i provvedimenti berlusconiani, ne hanno fatto un solo fascio, incuranti degli interessi del paese.
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Blaise Pascal
Di tutti gli approfonditi bilanci che adesso si faranno, di tutto ciò che a cadavere caldo, si potrà dire su Berlusconi, questo imprenditore tirato a forza nell'agone politico*, francamente poco mi interessa; non il giudizio storico, men che meno quello giudiziario, figuriamoci quello politico. Poco mi interessa, dicevo, perché su questi temi in base ai dati al momento disponibili ho già formulato i miei giudizi: come ha scritto qualcuno, il personaggio, nonostante le sue molte, moltissime colpe, è stato migliore dei suoi tanti nemici; ha svecchiato il paese, in campo internazionale ha tentato di assicurare alla nazione solide alleanze e una certa sicurezza energetica nei limiti consentiti dai vincoli geopolitici. Si poteva fare di meglio? Certamente, ma coloro che pretendevano di saperlo fare, non gli hanno lasciato fare nemmeno questo. Detto ciò, finché il tempo non farà il suo servizio, ogni pensiero al riguardo ricade nel campo delle opinioni, perciò reputo opportuno tenersi le proprie.
Ma escluso così l'aspetto pubblico, c'è un altra cosa che di questa vicenda personalmente mi interessa molto di più: il lato umano. Confesso che pagherei per sapere come quest'uomo ha affrontato la morte, lui così avvelenato di potere, così abituato al successo, al punto di considerarsi indispensabile e auspicare per se stesso di diventare ultracentenario, in modo da aver abbastanza tempo per riuscire a risolvere i problemi del paese. Chissà cosa avrà pensato in quei fatali momenti; quest'uomo che ha preteso l'allestimento di un set televisivo in ospedale, da dove appena un mese fa, data del suo precedente ricovero, mandava ancora comunicati politici, e che come affermano testimoni fino a poche ore prima del trapasso studiava dossier, si sarà reso conto di essere giunto all'ultimo atto e questi forse erano solo modi per esorcizzarlo, oppure avrà creduto di poter sottomettere anche la morte? Nel caso abbia capito di essere giunto alla fine, quella sua incontenibile fame di mondo sarà servita ad affrontare il grande salto senza troppe paure? Ma soprattutto senza rimorsi? Tutto ciò che ha fatto, tutto il suo potere, le sue ricchezze, i suoi onori sono stati sufficienti per prepararlo alla morte?
Oppure, come suggerisce il famoso racconto di Verga, questa brama smisurata di accumulo (non solo materiale, ma comunque legata al qui e ora) alla fine non si sia rivelata altro che una zavorra, un legaccio ai vincoli terreni ( e questa potrebbe essere un altra spiegazione a quella sua volontà a voler lavorare fino all'ultimo). Lui che ad occhi umani ha avuto moltissimo, lui che è riuscito in tutto ciò che il senso comune ritiene importante, se ne và preparato e soddisfatto, oppure verso la fine, in quel letto d'ospedale ha visto che ci sono aspetti dell'esistenza che la sua smania di successo, la sua voglia di primeggiare, la frenesia di competere, non gli hanno lasciato scorgere in tempo. Questo oggi mi piacerebbe sapere del personaggio Silvio Berlusconi.
Per finire, una piccola riflessione su Berlusconi quale specchio dei nostri tempi: Benché le carature, con buona pace del nostro, siano diverse, mi viene voglia di fare un paragone con re Carlo V di Spagna, questo monarca che, vistosi giunto alla fine della vita terrena, decide di uscire di scena, quanto meno di dismettere il ruolo di protagonista per ritirarsi in un monastero e prepararsi alla morte. Quanta differenza con l'imprenditore Brianzolo che, appena l'anno scorso, nonostante gli acciacchi premonitori, vedeva disilluse con gran scorno, le sue aspettative di diventare presidente della Repubblica. Guardiamo i nostri avi burlandoci della loro ignoranza; se da qualche parte ci stanno guardando, probabilmente loro ridono della nostra mancanza di saggezza.
* In un primo momento, Berlusconi tento di restare in disparte, pensando di utilizzare la forza dei suoi media per supportare una coalizione liberale formata su un accordo tra Mario Segni e Roberto Maroni, Per sostituire il silurato Craxi, suo protettore politico. Solo dopo il fallimento di questo e probabilmente altri tentativi, con una sinistra sempre più aggressiva nei suoi confronti ( chi si ricorda le dichiarazioni di D'Alema, sul volerlo ridurre in mutande), resosi conto che in quel area non vi fosse nessuno in grado di fermare "la gioiosa macchina da guerra" Occhettiana, decise per salvare le sue aziende, di impegnarsi in prima persona con la famosa discesa in campo; se poi alla cosa, prese gusto, è un fatto che toccherà agli storici appurare.
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