sabato 25 giugno 2022

Di protocolli, androidi e uomini


Ascolto e leggo sempre con interesse quello che dice il grande fisico ed inventore Federico Faggin (https://it.m.wikipedia.org/wiki/Federico_Faggin), sono fermamente convinto che questo grande uomo, dopo aver dischiuso il futuro all'umanità,  adesso con le sue teorie potrebbe seriamente riaprire al mondo anche la dimensione spirituale, ma questa volta imboccando una strada più razionale rispetto all'intuitività tradizionale.

In questa piccola riflessione, del pensiero di Faggin vorrei evidenziare una conseguenza delle sue teorie  già denunciata in maniera molto  fascinosa anche dallo scrittore statunitense  P. K. Dick. Nel romanzo cui proprio oggi ricade il quarantennale dall'uscita della versione cinematografica: " Blade runner" intitolato nella versione cartacea che non scordiamoci è speculare al film:  "ma gli androidi sognano pecore elettriche?" 

IL VERO RISCHIO PER L'UMANITÀ NON É CHE I ROBOT, LE MACCHINE, DIVENTINO SIMILI AGLI UMANI, IL RISCHIO IN CUI STIAMO GIÀ CADENDO È CHE GLI UMANI STANNO DIVENTANDO SIMILI ALLE MACCHINE.

In tal senso, per dare un modesto contributo alla discussione,  vorrei parlare di un fatto personale; si da il caso che mio padre, quattordici anni fa circa, sia stato colpito da una neoplasia, fortuna volle che l'operazione riuscisse bene e venisse dichiarato guarito, all'epoca per il nostro specifico caso non erano consigliate terapie da seguire e confessando anche la nostra ingnoranza sulla materia, finito il decorso ospedaliero, ci fidammo dei medici quando a mia specifica  domanda risposero che non serviva consultare oncologi o far altro, se non qualche controllo sotto le indicazioni del medico di famiglia. 


Così fatto regolarmente per tutti questi anni con risultati sempre positivi. Si da il caso però che circa un'anno fa iniziasse a lamentare un certo malessere generale e qualche doloretto qua e là, dolori che venivano sempre banalizati dal medico, rassicurando che si trattava di normalissimi fastidi dovuti alla mezza età.  A gennaio di quest'anno si denota una discreta perdita di peso attribuita anch'esso a banali contingenze, e comunque sempre rassicurati dal medico che su quel particolare versante cioe il manifestarsi di una recidiva, eravamo coperti del tutto. Abitando relativamente distante è nel mezzo di un periodo personale abbastanza duro, ammetto che mi sono aggrappato alle rassicurazioni dei dottori per non essere subissato oltre che dai gravosi problemi già in essere, anche da più cupi problemi medici, nel mentre però  la situazione peggiorava con dolori lancinanti che non parevano attenuarsi, dopo un viaggio nel locale ospedale dove viene cacciato  quasi a male parole con i dottori che invece di fare una loro indagine, si erano affidati completamente al parere di un fisiatra precedente consultato che attribuiva il tutto a delle ernie cetvicali, vedendo che la situazione non migliorava,  decido di prendere la situazione in mano e portarlo in una struttura privata, dove si scopre la verita: recidiva della malattia con neoplasie multiple in varie parti del corpo. Da qui a seguire non si contano le giustificazioni dei medici quali: "che la cosa non era prevedibile", "è stata una manifestazione fulminante" e che "tutti i protocolli del caso sono stati rispettati" ed ancora;  bla, bla, bla. Sollevando qualche obiezione sul fulminante; visto che tutto è iniziato un anno fa, è sul non prevedibile; visto che noi avevamo esposto qualche preoccupazione in tal senso, devo riconoscere che il medico di famiglia sul fatto di aver eseguito tutti i protocolli raccomandati è stato sincero e molto puntiglioso, è su ciò vorrei appunto fare una riflessione:


Io ho una formazione informatica; riconosco ed apprezzo le potenzialità  che gli algoritmi ci offrono, nel campo IT, come in altri innumerevoli settori, del resto le opportunità dell'intelligenza artificiale ormai sono sotto gli occhi di tutti, ancora, per primo riconosco che anche applicati su di noi, sotto altri nomi come ad esempio "protocolli", per non offendere la suscettibilità di chi deve applicarli, nel sentirsi magari accumunati ad un pezzo di latta, gli algoritmi sono utilissimi a razionalizzare e sveltire nel modo giusto determinati processi, nonché nel permettere a persone meno dotate di eseguire determinate mansioni in modo corretto; ma la differenza appunto tra un pezzo di latta è un cervello pensante dovrebbe stare nel capire che magari in quel determinato caso l'algoritmo, "il protocollo", sta producendo un "bug" perciò e meglio sospenderlo e approfondire altre strade.

Il motivo per cui invece che un cumulo di ferraglia in specifici  ruoli continuano ad essere preferiti uomini in carne e spirito,  va ricercato nel fatto che a differenza dell'ogetto, l'uomo  oltre che svolgere processi avendo facoltà di comprendere, può applicare discernimento e se il caso lo richiede puo deviare rotta;  in base all'esperienza ed al proprio senso di responsabilità, altrimenti se ci si limita a "seguire le istruzioni" come un'automa, considerato anche la differenza in costi  tra uomo e macchina nonché  lo sveltimento che l'automatizazione comporta; francamente sostituire delle teste poco pensanti con un mucchio di velocissima latta, non mi sembra un idea tanto peregrina.



giovedì 9 giugno 2022

Giardinieri d'uomini


In un bosco le radici degli alberi che vi sono nati naturalmente tendono fra di loro una complicata rete di relazioni, al punto che se si taglia uno di questi alberi, gli alberi vicini nutriranno quello che ne rimane per permettegli di sopravvivere e se possibile cacciare nuove ceppaglie. In un giardino artificiale tutto questo non succede, gli alberi piantati anche se provenienti da un origine comune resteranno sempre estranei ed in concorrenza fra loro.

Gli esseri umani sono un po' come gli alberi; già  Dostoevskij ci ha insegnato che abbiamo un sottosuolo, spesso scordiamo che  gli esseri umani hanno anche radici, specularmente al'albero ed al terreno vero però, è il nostro sottosuolo che per essere fecondo  trae nutrimento dalle radici, radici che a loro volta si nutrono di tradizioni, usanze, consuetudini comuni, radici che si nutrono degli odori e i colori della propria terra, come l'humus in un bosco, anche questo nutrimento, chiamato per una bella intuizione retroterra culturale, si è formato pian pianino col passare dei decenni, addirittura secoli.

Non tenendo in dovuto conto queste radici, una certa concezione di modernità, con il suo relativismo, l'individualismo estremo, le migrazioni spesso subdolamente forzose, propinate come qualcosa di positivo; con il mito del multiculturalismo, sta cancellando tutto ciò facendo agli uomini quello che un giardiniere fa agli alberi piantati in un parco; ci sta rendendo alienati,  estranei ed ostili gli uni agli altri.