Stavo ascoltando l'ennesima tavola rotonda sul crollo demografico e come di consueto si è tirato in ballo di tutto e di più, ma come al solito sempre in chiave prettamente ideologica.
Ribadiamo subito un punto: il crollo delle nascite è problema economico ma non nel senso inteso, cioè di povertà in senso stretto, come d'altronde dimostra il fatto che sono proprio le donne più povere a fare più figli, è un problema economico in quanto si tratta di un calcolo costi benefici*: in una società piena di possibilità come la nostra e con una scala di valori come la nostra, mettersi a fare figli non è la scelta più razionale per una donna. A rifletterci su Infatti, se fino a cinquanta, sessant'anni fa, l'opzione più conveniente per una donna era appunto quella di accasarsi e mettersi a fare figli il prima possibile, oggigiorno grazie allo sviluppo della tecnologia (e di conseguenza della società) non è più così, tanto più in un mondo dove vige il mito dell'economia, è la carriera è l'obbiettivo da perseguire ad ogni costo. Perciò come già detto, se vogliamo tornare ad una fertilità sostenibile occorre cambiare i paradigmi culturali: il fare figli deve tornare ad essere un obbiettivo appetibile carico di quei valori e significati che cinquant'anni di guerra alla famiglia gli hanno sottratto.
Ma di questo né ho già parlato, chi conosce il blog sa, l'importanza che attribuisco alle narrazioni in generale e a quella in atto su questo tema in particolare. Quello su cui volevo soffermarmi in questo post era una possibile soluzione al problema. Premetto subito che non credo che la narrazione su questo argomento subirà dei cambiamenti, la storia insegna che madre natura questi problemi preferisce risolverli in maniere più drastiche o brutali, come il crollo della civiltà o una sua sostituzione etnica ad esempio, opzione quest'ultima che benché ancora remota, non è una boutade complottistica, ma semmai una soluzione abbastanza comune, per informazioni provate a chiedere ai romani, agli egizi o ancora ai Greci.
Detto questo per puro gioco ipotetico, mettiamo che si riuscisse a ricostruire quel "frame" di positività attorno al concetto di prole di cui parlavamo sopra, e di conseguenza il rapporto costo/benefici tornasse ad avere un valore positivo a favore di famiglie con più figli, anche in uno scenario di questo tipo, resterebbe comunque innegabile che una carriera in genere aumenta il benessere materiale di una famiglia, mentre l'incremento della figliolanza lo diminuisce, per far si che la popolazione sorvoli su questo fatto bisognerebbe ideologizzarla massicciamente, cosa moralmente discutibile e dagli esiti Foschi; il passare da essere una nazione ricca e depopolata ad una povera sovrapopolata, non mi sembra una buona prospettiva.
Allora cosa fare?
La mia soluzione al problema è abbastanza semplice ed in verità si potrebbe applicare fin da subito senza stravolgere le ideologie imperanti nel nostro tempo: trasformiamo la maternità in una carriera; la maternità è uno dei lavori più utili che una donna può fare per la nazione e la collettività, perché ne garantisce la continuità nel tempo. Motivo che mi sembra più che sufficiente per far si che questo servizio venga retribuito ed onorato nel massimo grado possibile. In un mondo economicista la maternità deve diventare una carriera con tanto di scatti di anzianità (col crescere dei figli) e promozioni (con l'aumentare del loro numero). Una soluzione del genere non lede i diritti di nessuno, perché tutti sono liberi se lo vogliono di intraprendere altre strade, ma contemporaneamente permette a chi lo vuole, di poter fare figli senza accollarsi tutte le rinunce che una scelta del genere comporta nella nostra società. Per convincere chi pagherà le tasse a stipendiare queste mamme, basterà spiegargli che saranno poi proprio i figli di queste donne, che una volta cresciuti garantiranno il walfare necessario ad assicurare loro una serena vecchiaia. E questi figli dal canto loro non potranno lamentarsi di accollarsi tale onere, in quanto da piccoli il loro benessere era garantito proprio dalle tasse di questi anziani.
Naturalmente questo post non ha la pretesa di essere un trattato di welfare o di economia. Sono perfettamente consapevole che il problema è dannatamente complicato e oltre tutti questi problemi reali, una soluzione di questo genere dovrebbe scontrarsi con un muro ideologico.
Tuttavia per affrontare il problema della depopolazione non vedo molte altre alternative; Scordatevi che saranno gli emigrati a pagarvi le pensioni. Questa frase va inserita nella stessa cartella del: "Con l'euro lavoreremo un giorno di meno guadagnando come se lavorassimo un giorno di più" Di prodiana memoria.
L'unica altra scelta che mi pare percorribile, è l'eutanasia per tutte quelle persone che man mano diverranno non autosufficienti e non possederanno mezzi propri, per potersi permettere di pagare qualcuno che badi a loro. SCelta che mi pare oggigiorno vada per la maggiore.
*Naturalmente questo calcolo costi/benefici non ha componenti esclusivamente materiali e razionali, in questo calcolo rientrano tutte le conoscenze e i valori, anche in forma di pregiudizi, che la società e le singole persone si portano dietro. Per questo affermo che per riequilibrare la bilancia demografica, oltre che badare agli aspetti materiale e assolutamente prioritario cambiare i paradigmi culturali.
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