Qualche settimana fa, dovendo fra qualche tempo cambiare furgone, ho fatto il giro dei vari concessionari, così come prescrive la prassi. Dovete sapere che vuoi la pessima (?) gestione pandemica vuoi la crisi Ucraina, i tempi di attesa per un automezzo nuovo, oggi come oggi, sono paragonabili a quelli di una tac in un ospedale pubblico, cioè sopra i sette mesi, cosa che mi ha seccato parecchio, visto che per ragioni di convenienza fiscale avrei preferito concludere l'affare entro l'anno.
Poi però per dare sollievo alle mie speranze arriva il turno di visitare la rivendita di una nota marca francese, no, non la FIAT, e qui finalmente, il rivenditore mi spiega che c'è tutta una serie di veicoli disponibili con una tempistica agevolata. tuttavia le mie rifiorite speranze di concludere l'affare, sono destinate ad avere vita breve giacche subito dopo, il rivenditore continua spiegandomi che purtroppo questa agevolazione è riservata solo per gli acquirenti intenzionati a ricorrere ad un finanziamento. La cosa mi lascia un pochino perplesso, logica vuole che per un bene che potremmo definire a valore finito, cioè il cui valore e fisso e viene pagato una sola volta, valga la regola: "pochi, maledetti e subito". Poi ho capito; il problema era proprio questa definizione: bene a valore finito: per il domani beni di questo tipo, secondo la filosofia di certe élite, devono essere quanti meno possibili.
Fino ad oggi il capitalismo si è basato per funzionare sul principio della crescita costante, cioè una continua produzione di nuovi beni, che trovano nuovi acquirenti, o altrimenti vanno a sostituire/integrare quelli già posseduti dai vecchi acquirenti: il consumismo. Purtroppo al giorno d'oggi con la sovrappopolazione, il degrado ambientale, la scarsità delle risorse, la saturazione dei mercati di riferimento, e tutta l'infinita serie di problemi che affliggono la società moderna, questo modello sta mostrando i suoi limiti, motivo per cui per salvare la baracca le élite dell'occidente globalizzato, stanno provando a rifondare il sistema basandolo su nuovi paradigmi.
A mio parere, questo nuovo paradigma consisterà nella fine della proprietà dei beni da parte della popolazione comune e la sua trasformazione in servizi, da pagare con un canone, in base a durata e modi di utilizzo, naturalmente non a tutti i beni potrà essere applicata questa nuova filosofia, i beni di prima necessità ad esempio, ma d'altronde anche oggi non tutto ciò di cui disponiamo è di nostra proprietà.
Questa è l'unica via che stanno provando a seguire? Naturalmente no; in dinamiche così importanti sarebbe folle agire con un singolo approccio per volta, anche la dematerializzazione delle cose, o la conversione verde a cui alludevo ad inizio post, ad esempio sono dei tentativi di puntellare il capitalismo.
Il tentativo Può funzionare? Sinceramente non lo so, il bisogno di possesso è un istinto primordiale, comunque andrà a finire, non sarà un processo indolore.
*Non fraintendetemi, Sono dieci anni che nel mio giardino in val padana, coltivo con successo limoni in vaso, all'aperto anche d'inverno, senza volermi addentrare per difetto di competenze, sulle reali cause e gravità del problema, qui come in altri post, non sto mettendo in dubbio che un qualche stravolgimento climatico sia realmente in corso, quello che crea sospetti è piuttosto lo stracciarsi le vesti di certi figuri, che più che da una sana preoccupazione per le sorti del pianeta, credo siano motivati, dal insano desiderio di ingrossare i propri conti in banca.
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