Volevo scrivere una breve riflessione sul caso di quei youtuber, che per una bravata, hanno causato un incidente che è costato la vita ad un bambino di cinque anni; https://sanmarinortv.sm/news/italia-c7/roma-girano-video-per-youtube-e-causanoincidente-morto-bambino-di-5-anni-a242536.
Però, in verità, la riflessione in larga parte non si riferisce al caso in sé, ma a come del caso si è parlato. Sinceramente, penso che sia senza senso scrivere, come è stato fatto, una fiumana di articoli dove ci si concentra in maniera quasi morbosa, sulla tragedia in sé, facendo ricadere tutte le colpe al passatempo/professione di questi ragazzi. Per poi concludere indignati con morali del tipo: " queste cose non devono più succedere" ed altre banalità del genere.
Penso questo, in quanto sono convinto che fare coglionate a quell'età, per la maggior parte dei ragazzi, sia un qualcosa di fisiologico, allo stesso modo dell'onanismo. Il guaio è che nel fare coglionate, ogni tanto è normale che ci scappi il morto; chiamatela, se volete, selezione naturale. Purtroppo per casualità, ogni tanto ci finisce di mezzo anche qualcuno che non c'entra niente, come in questo caso. Tutto questo voler scavare a fondo la vicenda, il soffermarsi sul dolore delle vittime, indagare sulle stranezze o precedenti comportamenti moralmente discutibili dei colpevoli, mi pare un qualcosa di pruriginoso. Quello che voglio dire e che una volta appurato che dietro l'incidente non ci sia altro che il comportamento spericolato dei tizi, il continuare a rimestarci dentro mi pare più un atteggiamento consono ad un rotocalco per servette pettegole, che alle prime pagine dei maggiori quotidiani e telegiornali del paese. A meno che tutto questa stigmatizzazione non sia dovutola ad altre motivazioni, come per esempio, al fatto che i ragazzi accusati di aver provocato l'incidente, sono delle star di YouTube. Motivo per cui in questa tragedia alcuni giornalisti ed altra gente di spettacolo, veda un occasione, per tirare un tiro mancino al media concorrente, lasciando intendere che siano proprio questo tipo di strumenti, che inducono i giovani a seguire comportamenti rischiosi; a questo punto potremmo citare Andreotti, e la sua opinione sul pensare male, ma il suo detto e così famoso, che nel ripeterlo sprecheremmo solo tempo.
Naturalmente con quanto scritto non sto cercando di dire che questo tipo di tragedie legate ai ragazzi, in quanto conseguenza di "impulsi "naturali", vanno accettati con indifferenza, ma esattamente il contrario: sapendo che certi comportamenti rischiosi sono quanto meno comuni, in certe fascie di età, non c'è da mettersi a commiserarsi addossando di volta in volta, tutte le responsabilità a dei capri espiatori, ma invece cercare di arginare per quanto possibile il fenomeno.
Ma nel perseguire questo, ci scontriamo nuovamente con questo tipo di "opinionisti da rotocalco", che vorrebbero estirpare queste situazioni in maniera radicale, invocando l'intervento dello stato con leggi e procedimenti ad hoc. Costoro non immaginano neppure (o forse lo immaginano troppo bene) quale realtà distopica, uno scenario capace di normare e sanzionare anche i comportamenti più singolari e improbabili potrebbe comportare.
A mio parere ad essere sbagliate in questa vicenda non sono la mancanza di regole e legislazioni, ma altre cose: in primis questo fatto che troppi adulti hanno smesso di aspettarsi che i ragazzi facciano appunto i ragazzi e perciò vadano tenuti a freno, ma non come Stato che, come ente democratico, avrebbe il dovere di applicare le sue norme all'intera società, rischiando di ridurre il mondo a quella realtà distopica a cui accennavamo prima, ma come famiglia; esiste una cospicua "fetta" di genitori che hanno veramente stufato, con questa assurda pretesa di essere "amici" quindi complici dei loro figli. I genitori hanno il dovere di rappresentare l'autorità, dunque e loro competenza fare capire ai propri figli che esiste un limite.
L'aspetto che più mi è parso emblematico di tutta questa storia e la frase pronunciata da uno dei ragazzi che hanno causato l'incidente, verso un testimone: "stai tranquillo che adesso ricopriamo di soldi la famiglia e si sistemera tutto". No, non è così che va il mondo. Ci sono cose che una volta rotte, non si possono più sistemare, specie se chi aveva il dovere di farti maturare ti ha insegnato che tutto si riduca ad una dimensione economica. Che tipo di essere umano è quello che pensa che i soldi, anche davanti a tragedie simili, siano l'aspetto principale di ogni cosa. Vi rendete conto che genere di persone stanno venendo su?
Ma tutto questo non è colpa degli ormoni che sballano, di YouTube che ti dà visibilità, o di chissà cos'altro. Tutto ciò è colpa di coloro che per ideologia, o peggio ancora solo per vendere qualche carabattola in più, hanno spinto le persone a stravolgere i ruoli sociali, contribuendo a costruire quell'immaginario dove i giovani, non sono più degli esseri umani in cui il cervello non ha ancora completato di formarsi, ma una specie di adulti in miniatura, solo più solari e pieni di vita. Ed adesso per sviare l'attenzione, pongono risalto alle dichiarazioni dell'attore in cerca di visibilità, che propone di demonetizzare YouTube, o a quell'opinionista che vorrebbe vietare i social sotto una certa età, come se prima del avvento dell'era digitale i ragazzi non avevano altre mille scuse per fare coglionate, come se prima dei social, no si fossero rivolte le medesime accuse alla musica rock ed ai videogiochi. Se qualche tempo fa certe cose erano relativamente più rare, non è perché non esistevano i social, ma perché i ragazzi sapevano che se i genitori li scoprivano a fare cazzate, li fraccagnavano di botte, che come metodo di educazione, Ve lo concedo non sarà dei migliori, ma per lo meno era un educazione. Quello che manca oggi.
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