mercoledì 27 marzo 2024

Madonne protofemministe




"quanto hai detto io farò, perché hai trovato grazia ai miei occhi e ti ho conosciuto per nome».
18 Gli disse: «Mostrami la tua Gloria!».
19 Rispose: «Farò passare davanti a te tutto il mio splendore e proclamerò il mio nome: Signore, davanti a te. Farò grazia a chi vorrò far grazia e avrò misericordia di chi vorrò aver misericordia». 20 Soggiunse: «Ma tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo». 21 Aggiunse il Signore: «Ecco un luogo vicino a me. Tu starai sopra la rupe: 22 quando passerà la mia Gloria, io ti porrò nella cavità della rupe e ti coprirò con la mano finché sarò passato. 23 Poi toglierò la mano e vedrai le mie spalle, ma il mio volto non lo si può vedere»."
                                        Esodo 33

In un gruppo di discussione che frequento, si è parlato di un articolo dove veniva presentata la figura della madonna come una specie di eroina avanguardista delle teorie dell'emancipazione, quasi una femminista in "carriera" sulle vie della fede, mentre del suo compagno; san Giuseppe  se ne fatto un ritratto come di una specie di progressista accondiscendente ante litteram. La cosa che mi ha fatto piu specie è l'accoglienza entusiasta che questa interpretazione ha avuto anche da parte di gente che si definisce non dico cattolica ma quanto meno cristiana, gente che pare non si è mai soffermata a riflettere sul travaglio interiore che questi personaggi per aver scelto un cammino di santità, in quanto esseri umani hanno dovuto affrontare. 

Senza addentrarmi nel criticare l'uso utilitaristico a fine ideologici di cose ben più serie, sono convinto che sia davvero importante riflettere sul fatto che anche individui che si autodefiniscono appunto credenti non riescano a scorgere il sacrificio che valutato con parametri umani si annida nella santità, cioè hanno scordato che come insegna san Paolo la prima cosa da fare per intraprendere un percorso di questo tipo, sia morire a sé stessi. 

Persone  che in perfetta buona fede, valutano i santi col senno del poi, perciò li immaginano quasi come dei privilegiati che sono riusciti ad ottenere la beatitudine in Terra, e che specialmente una donna privilegiata sia la figura di Maria, che scegliendo di ubbidire al padre, diventa addirittura madre di Dio, dando in cambio apparentemente ben Poco di suo.


Tutto ciò è possibile, perché noi nonabbiamo più  la consapevolezza che il contatto con il divino per un essere mortale brucia, e per capire che in realtà quelle fiamme sono un fuoco d'amore, prima bisogna trovare il coraggio di abbandonarsi ad esse. la presenza di Dio, nel senso buono del termine  è qualcosa di terribile. Maria così come tutti i santi, scegliendo liberamente di accondiscendere alla volontà di Dio, accetta di portare su di sé anche le sofferenze che una tale scelta comporta, per così dire si offre in sacrificio, benché lo scopo  cambia, con i dovuti "distinguo" non cambia la valenza dell'atto se paragonato ai riti sacrificali aztechi e delle altre innumerevoli civiltà che si sono susseguite. Qualsiasi tradizione prima di noi sapeva che la differenza tra il finito e l'infinito e talmente abbissale che non c'è  modo di approcciarvisi personalmente così vicino senza pagarne un prezzo in termini umani.

In un discorso di fede, prima di tutto dovremmo essere grati ai santi per la generosità di essersi offerti, non invidiarne a posteriori la grazia ricevuta o peggio farne simbolo di inopportune avanguardie, benché l'ultimo agnello è stato immolato su una croce, i santi, proprio perché  a imitazione di Cristo, ancora oggi sono "le vittime volontarie" di un sacrificio in quanto si offrono di portare su se medesimi parte delle sofferenze di Cristo, perciò i massimi simboli di santità sono le stigme, l'umiliazione e il disprezzo, non di certo, "scatti di carriera" o bauli pieni d'oro.








Una precisazione: un'amico mi ha gentilmente fatto notare che questo post potrebbe essere interpretato come problematico rispetto quanto insegna la dottrina cattolica, mi dispiace aver generato confusione; con questo mio scrittino non volevo dare una visione della santità come di un cammino tra sofferenze e dolori, non stavo negando la gioia e la beatitudine che la chiesa ha sempre dichiarato nella santita, semmai  volevo porre l'enfasi sul peso e il valore che la scelta di un percorso di santita può comportare, un ricordare che quelle cose arrivano certo, ma dopo.

Ribadisco citando ancora San Paolo, avvicinarsi a Cristo vuol dire morire a sé stessi per rinascere in lui, che poi "il giogo sia dolce" e "il suo peso leggero" è una grazia che è concessa, ma ciò non toglie che prima di  Scoprire questa dolcezza, questa leggerezza, quel giogo bisogna prima decidersi ad accollarselo, e per tali motivo noi dobbiamo riconoscere il valore e le difficoltà di una tale scelta, che comunque, non scordiamoci, per molti ha significato vero martirio. 

Anche il mio  accostamento tra il sacrificio dei santi e i veri sacrifici umani del passato, va contestualizzato: intanto perché nello scrivere ciò, ho ben specificato che occorreva fare i dovuti "distinguo", ma soprattutto perché c'è una visione piuttosto ingenua e hollywoodiana di questi riti, dove li si immagina come dei barbari omicidi per placare le ire di simulacri malvagi. Grazie a Dio la moderna antropologia ha fatto piazza pulita su molti di questi preconcetti, infatti se si escludono alcune realtà dell'America precolombiana dove lo spaventoso numero di tali riti, ha spinto le civiltà che li praticavano, a fare delle vere guerre per procacciarsi le vittime da sacrificare. In molte  altre culture, i prescelti per questi riti erano dei volontari, e i significati di tali riti erano molto più complessi di un semplice voler placare le ire della divinità di turno. 


Infine anche la chiosa finale non voleva essere un predicozzo contro la ricchezza, abitando io tra l'altro in una città che venera come santo patrono un ricco mercante, ma un ribadire che certe scelte per l'essere umano non sono mai semplici e esigono in chi li compie disciplina e spirito di sacrificio.

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