mercoledì 29 dicembre 2021

Crisi demografica

È interessante notare come in questi due anni di pandemia, la nostra, è stata la nazione  che nel MONDO ha mantenuto le scuole chiuse per più tempo. Un indicatore sintetico per chi ha figli piccoli di quanto questa anticamera del camposanto chiamata Italia, abbia a cuore le nuove generazioni.



Piccolo aggiornamento: mi fanno notare  che l'Uganda e un altro paio di paesi sottosviluppati, ci superano in questa classifica, Bhe che dire; ognuno si consola come meglio crede.

domenica 19 dicembre 2021

l'arte come emblema

Da amatore d'arte, sono convinto che questo ambiente  sia un caso paradigmatico della schizzofrenia dei nostri tempi, e di come grazie a quest'ultima si riesca a fare convivere nello stesso settore (ed a volte nelle stesse teste) posizioni all'apparenza inconciliabili fra loro, infatti il settore e diviso in due scuole di pensiero totalmente opposte fra di esse: la prima corrente  e formata  prevalentemente da storici, critici ed artisti, questi affermano che nell'era della riproducibilità l'importante di un opera artistica è il concetto,  l'idea,  non l'esecuzione dell'opera in se,  per farla breve secondo questi signori: Michelangelo non è un genio anche perché ha saputo realizare il David, ma solo perché l'ha pensato cosi com'è, da questo modo di intendere l'arte derivano certe opere moderne, che appaiono  assolutamente brutte o insignificanti, in quanto il valore artistico  non sta nel oggetto in se, ma nel messaggio che questo vuole comunicare. Questa scuola di pensiero che io chiamo degli "spirituali" effetivamente è molto comoda ad esempio se si vuole portare ad un esposizione un cesso,  per di più di fattura industriale, è  riuscire lo stesso a pagare le rate del mutuo, difficilmente però mi convinceranno che la sublime esecuzione tecnica di un antonello sia solo un accessorio ed a riprova di ciò in onore alla citta dove risiedo, con tutti i "ma"  e i "se" del caso, prendo ad esempio un'arte minore; provate con tutti i mezzi tecnici a disposizione  a riprodurre uno Stradivari o un amati, se ne siete capaci.

La seconda corrente é  quella dei restauratori dove se  per esempio da un edificio si stacca un mattone, fissano i lati dello sfreggio per evitare che si allarghi, ma mai e poi mai ci butterebbero una cazzolata di calce per riattaccarlo, per paura di "falsare l'opera", memori degli eccessi dei decenni passati dove effetivamente si èra andati un po' oltre,  adesso ci costringono ha tenere allo stato di rudere, opere che  disponendo di progetti e materiale originale potremmo riportare allo splendore originario. Chiamo questa corrente "i materialisti"
 
Sebbene le posizioni sembrano antitetiche fra di loro, personalmente a me danno la stessa impressione di un voler "non fare" perche paralizzate dall'essere  troppo appiattite su un lato, ed è forse questo la comunanza che le rende conciliabili. 

Sene potrebbe trarre una riflessione sull'umano;  anch'esso se non vuole rimanere paralizato,  per restare fedele a se stesso e progredire, deve essere mediazione fra due realtà; l'intangibile col concreto, lo spirito con la materia, il bestiale con l'angelico. 

venerdì 17 dicembre 2021

Fabbri, la geopolitica e quella strana voglia d'ottocento

Negli ultimi tempi sulla rete sta spopolando il geopolitologo  della rivista "Limes" Dario Fabbri, che confesso seguo anch'io con piacere, profitto ed interesse. Noto però che anche a lui sta capitando quello che é  già successo all'ottimo Barbero; cioè grazie alle sue indubbie capacità, alla perspicacia e chiarezza di pensiero, nonche alla passione nello svolgere il proprio lavoro,  sta diventando una specie di guru.

Se a questo aggiungiamo poi che è uno dei pochi  che nelle sue analisi affronta le questioni in maniera franca e diretta, in un settore dove anche gli editorialisti più sconosciuti, sentendosi diplomatici in carriera  affrontano le questioni prendendole nella maniera più ambigua e larga possibile, è facile capire come ancor di più che nel caso di Barbero, chi lo segue, spesso corre il rischio di finire per  considerare la sua particolare visione dei fatti in oggetto come l'unica interpretazione vera e corretta degli stessi. Se ciò era appunto falso con Barbero, questo tipo di approccio nella materia di Fabbri oltre che fallace può rivelarsi anche pericoloso, per chi basandosi su quelle analisi deve prendere delle decisioni.

Cerchiamo di spiegarci meglio; la geopolitica come disciplina nasce verso fine ottocento, in piena epoca positivista, e di quel periodo ha ereditato (e mantenuto) pregi e difetti; cioe ha una visione del mondo razionale e questo senza dubbio é  meritevole, ma per contrappeso è anche un po'  troppo deterministica e meccanica. 

A parere mio  Fabbri lascia trasparire tutto questo, dando l'impressione nelle sue pur ottime analisi, che non applichi le regole della geopolitica come regole teoriche perfettibili, ma piuttosto come regole matematiche immutabili, date una volta ed una soltanto, in un campo  dove al massimo si potranno scoprire nuove regole, ma MAI correggere quelle già presenti, perciò  sebbene i suoi report sulle vicende internazionali abbiano un piglio  disincantato e pragmatico,  dànno  comunque  l'impressione che nello stilarli l'autore abbia applicato gli schemi della sua disciplina con troppo dogmatismo e rigidita.

In particolare considero sbagliato l'approccio marginalistico verso i nuovi scenari e le acquisizioni tecnologiche, prendere come immutabili le dinamiche umane, il non dare la giusta  considerazione all'imprevisto (il famoso cigno nero) in situazioni estremamente complesse, il considerare come ininfluenti pratiche e discipline che nel corso del novecento se spoglie da aspettative fantascientifiche, invece si sono rivelate estremamente valide come ad esempio; la propaganda, a maggior ragione in uno scenario come il nostro dove le informazioni viaggiano ad estrema velocità e sono diventate estremamente pervasive.  Reputo che  questo modo di fare rischia di portare a giudicare l'improbabile, per impossibile e l'illogico come inattuabile.

Per fare alcuni esempi presi dalle sue lezioni: percepisco un aurea di dogmatismo  quando si scaglia contro la mentalità economicistica; se è innegabile che la nostra societa vive concentrandosi troppo sulle dinamiche economiche, e comunque vero che difficilmente nel mondo moderno un paese può perseguire una politica di potenza con scarsi mezzi, come dimostra la Russia, purtroppo i costi vertiginosi della ricerca e sviluppo di nuove tecnologie non si finanziano con la gloria.

Altrettanto  dogmatismo vedo nel rapporto massa/leader; se e vero, come è vero che il leader è un prodotto della societa in qui abita e non il contrario, mi pare  altrettanto evidente che se quest'ultimo sa dimostrarsi un capo capace riuscirà ad incidere sulla narrativa del suo popolo. Nella visione di Fabbri giustamente il leader è l'esponente più capace/fortunato,  ad emergere in un certo contesto, il classico uomo giusto, al momento giusto, però è anche ininfluente o quasi sullo scorrere dei grandi eventi, è sotto  questo aspetto, a mio parere sottovaluta il ruolo di queste figure, per dimostrarlo facciamo qualche esempio concreto: Prendiamo il caso della rivoluzione francese; se non ci fossero stati i vari Robespierre, i giacobini e gli ideali illuministi, posta per com'era la società francese dell'epoca,  molto  probabilmente  sarebbe emplosa comunque sotto altri ideali e capi, ed a riprova che girondini e giacobini  furono solo i più abili a controllare l'esplosione  è non coloro che diedero fuoco alle polveri,  sta il fatto che i testi di Voltaire e compagnia su cui si basavano i loro ideali, giravano per tutta europa, alcuni regnanti addirittura si glorificavano dell'amicizia con i filosofi senza che questo abbia portato sconquassi nei loro rispettivi paesi. Fin qui credo che tutti possiamo essere d'accordo  con la visione della storia che ne darebbe Fabbri, però a parere mio è  altrettanto indubbio che una volta che  i portatori degli ideali illuministi presero la testa di quella rivoluzione scremate delle frange piu estreme, riuscirono a imprimersi nello spirito francese, cosi profondamente che ancora oggi, quei concetti fanno parte della loro narrativa nazionale. Ancora, spostiamoci di qualche anno e guardiamo alla figura di Napoleone Bonaparte; se è indubbiamente vero con buona pace dei suoi entusiasti, che senza il popolo francese alle sue spalle al massimo sarebbe passato alla storia come un buon generale, è  altrettanto innegabile che grazie alle sue personali capacità, seppe prendere quegli stessi ideali rivoluzionari di cui prima, e trasformarli,  per porli a base del nuovo spirito imperiale francese, e tutto ciò gli riuscì cosi bene che tuttora quel sentimento cova oltralpe, ma non basta, prendiamo l'uomo stesso; già in vita grazie alle sue capacità, fu cosi abile da diventare parte inscindibile della grandeur francese, per assurgerne ad emblema  una volta morto. percio si, se e vero che poco i grandi condottieri possono sugli eventi e gli umori che li hanno spinti al potere, se accorti, molto possono su quelli che gli succederanno.

altra cosa che trovo problematica nel suo stile, anche se probabilmente in buona fede, e quella di costruire una narrativa di quanto già avvenuto con un senno di poi, utile a far quadrare la sua analisi, emblematici in questo senso mi sembrano i suoi podcast in collaborazione con il gruppo Sanpaolo, dove addirittura, nelle puntate dedicate a Napoleone e Pericle ho trovato delle forzature belle e buone! naturalmente queste ricostruzioni sono affascinanti e in genere plausibili,  ma è importante aver chiaro in mente che conosciuti esiti e premesse di un evento e facile ricostruirlo alla luce delle proprie teorie per quanto strampalate queste siano, magistrale in quest'arte e stato Carlo Maria cipolla e la sua: "Pepe, vino (e lana) come elementi determinanti dello sviluppo economico dell'età di mezzo".  Un altro modo per avvallare le proprie tesi e quella di riportare solo esempi che confermino le proprie teorie, ed anche di questa tecnica Fabbri fa un discreto uso, ad  esempio mi viene in mente  il famoso, per chi segue fabbri, concetto che:  "gli imperi non si ritirano, perche altrimenti verrebbero rincorsi dai tanti nemici che si sono lasciati alle spalle"  effettivamente in generale funziona così, Fabbri per comprovare la sua tesi fa l'esempio di Roma ( a me sovviene anche la Russia comunista), però  per confutarlo e dimastrare che la realtà non è una partita a scacchi, perciò  le regole si possono anche violare,  si potrebbe  fare il controesempio degli inglesi, che nonostante qualche loro politico ancora faccia fatica a riconoscerlo,  sono riusciti a ritirarsi egregiamente dal proprio impero, mantenendo nel contempo ottimi rapporti con alcune ex province.  

In estrema sintesi nel seguire questi concetti bisogna fare attenzione perche lo scambiare la prassi razionale come regola, rischia di fare fare alle analisi di Fabbri e di chi li prende come verita assoluta, la stessa fine dell'arcinoto tacchino induzionista, che facendo troppo affidamento sul ripetersi di alcune costanti ha fatto la fine che tutti sappiamo.

Post scriptum 
Quasi dimenticavo! Un'altro fattore da tenere presente quando si valutano le analisi di Fabbri è  la linea editoriale del giornale per cui lavora, spiccatamente filo atlantica, si sa come vanno le cose; se qualcuno per un motivo o per l'altro ci sta simpatico, si fa presto a dargli più punti di quanti in realta ne merita, questo però fa parte del gioco. 

Aggiornamento 22-02-2022
Fabbri si è separato da limes, ed ha mio avviso; oltre ad una evidente adozione dei metodi "democristiani"; cioè il tenere una certa ambiguità nel dare colpe, meriti e giudizi,  si percepisce il mancato supporto da parte di Caracciolo, che probabilmente in qualità di direttore si occupava di aiutarlo,  ad affinare teorie ed  ha limare gli aspetti più rozzi dalle sue analisi, che infatti non beneficiando più  di questa mitigazione mostrano in maniera  più evidente tutte  le criticità del suo metodo; tralasciando l'acutezza e le intuizioni fulminanti che da sempre lo contraddistinguono ad ascoltarlo adesso  per esempio; mi da proprio l'impressione che voglia adattare la realtà al suo modello anziché il contrario; emblematico di tale metodo è  la sua analisi della crisi ucraina; mi pare che per Fabbri il tutto si riduca ad una partita a scacchi dove l'analisi degli avvenimenti passati abbiano poca influenza è sono utili solo per capire come siamo arrivati alla mossa in essere, che presa singolarmente fuori dalla complessità del contesto e facile da spiegare secondo i suoi schemi,  ma ovviamente non è cosi che si deve procedere; come del resto dimostra il fatto che, nonostante lui continui a dire che nessuno dei giocatori vuole la guerra, perfino io ( ma non solo, naturalmente) avevo previsto che con un democratico al governo, America e Russia sarebbero arrivati ai ferri corti; che in soldoni vuol dire che; gli Stati Uniti prima di dedicarsi alla Cina avrebbero tentato di chiudere definitivamente il dossier russo e nel frattempo, smorzare sul nascere eventuali velleità  Tedesche, o Europee in generale; che detta in maniera più semplice vuol dire che: prima di occuparsi del pacifico per la casa bianca e strategico costruire un muro che divida l'Europa occidentale dal resto del continente in modo da poterla legare a tempo indefinito, mi dispiace per Fabbri ma i fatti sono chiari ed il resto è un ricamarci sopra per adattarlo al propri modelli.

martedì 14 dicembre 2021

Dittature sanitarie

Negli ultimi tempi  i complottisti denunciano quello che definiscono l'istaurarsi di una dittatura sanitaria, per questo motivo vengono fatti soggetti di scherno sui media tradizionali.

Effettivamente l'instaurarsi di una dittatura in Europa è alquanto improbabile, il messaggio imperiale della potenza egemone sul nostro continente è un messaggio di: "diritti e liberta" per ciò  vedo difficilmente probabile il nascere di un regime autoritario di tipo tradizionale.

Quello che secondo me sta realmente accadendo è che gli Stati Uniti  e i poteri egemoni dell'occidente ( cioè le istituzioni che dalla supremazia americana traggono forza e legittimità)  vistosi insidiati su due fronti (Russi e Cinesi) stanno stringendo le briglie attorno agli stati vassalli della superpotenza, per evitare sbandamenti di questi ultimi ( vedi Italia con via della seta).

Percio si, e vero che difficilmente vedremo l'affermarsi di una dittatura conclamata, ma contemporaneamente mi aspetto che alcune libertà  nonche molte meccaniche democratiche verranno a poco a poco dismesse, fino a che punto si arrivera, adesso e difficile da prevedere tutto dipende da quante difficolta avranno gli stati uniti a contenere le potenze rivali.

 Ad ogni modo  quei nostri politici che nutrono l'intenzione di flirtare troppo spudoratamente con Russi o Cinesi farebbero bene a ricordarsi di un certo Bettino Craxi, che se Draghi che non è  certo uno sciocco, la prima cosa che ha fatto una volta insediatosi, è stata quella di ribadire la sua fedeltà alla nato un valido motivo doveva avercelo.

giovedì 9 dicembre 2021

Nemmeno a copiare

Negli anni settanta gli stati uniti sotto la presidenza di un politico chiacchierato, Richard Nixon, in piena guerra fredda con il blocco comunista,  grazie alle indiscusse abilità di henry kissinger misero a segno un vero capolavoro diplomatico; approfittando dei dissidi tra le due maggiori potenze marxiste riallacciarono normalizzandole le relazioni con la potenza più debole, pechino, isolando in questo modo i Russi ed erodendone di fatto prestigio e leadership. 


Oggi nel 2021 agli Americani con una Cina in crescita esponenziale ed una Russia che arranca e per di più con posizioni ideologiche molto vicine al mondo occidentale, basterebbe ripetere a parti invertite quella strategia; riconoscendo ai Russi il ruolo di grande potenza che storicamente gli spetta  e la legittimità delle loro rivendicazioni strategiche nel voler continuare ad avere un area di influenza attorno ai propri confini, per creare un "cordone sanitario" intorno a Pechino che  permetterebbe cosi agli statunitensi di recuperare il ritardo accumulato.

Invece sembra che ormai non siano più capaci nemmeno a copiare,  ed invece di dividerli  continuano a minacciare un giorno l'uno, un giorno l'altro paese in maniera demente, spingendo cosi sempre piu vicine le due potenze.

A pensar male si fa peccato... diceva un compianto politico italiano, ma considerate le reali condizioni della Russia attuale l'idea che oltre che contrastare i russi, il principale scopo degli statunitensi sia di evitare che questa diventandone partner faccia da volano per  la nascita di una quarta potenza (europea) non più  assoggettata a Washington,  non mi sembra cosi campata in aria.


Ad ogni modo tenendo conto anche delle pessime prove militari che l'esercito americano  ha affrontato negli ultimi anni contro paesi insignificanti, mi chiedo se davvero considerano credibile la minaccia di potersi impegnare simultaneamente sui due fronti in un eventuale guerra tradizionale, o se siano cosi folli da voler scatenare un'apocalisse nucleare. 

UPDATE
Mi è stato chiesto se con "Americani" mi riferissi nello specifico al presidente Biden.  Biden essendo il presidente è  l'uomo immagine degli stati uniti, quindi intendevo certamente comprenderlo nel  termine, ma non mi stavo riferendo solamente a lui, ma anche a tutti gli apparati burocratici che rimangono fissi da presidente a presidente che costituiscono l'ossatura dello stato per intenderci quelli che  Trump a chiamato "deep state"; cioè la cia, il pentagono, l'apparato militare industriale, le lobby ecc. Enti che individualmente  perseguono obbiettivi, strategie e visioni proprie non sempre coincidenti tra loro, quasi mai con quelle del presidente, addirittura in guerra aperta con Trump. Ed è proprio  in quest'ottica Che avrei preferito una sua rielezione, rispetto al più "allineato" Biden, come credo di aver già detto, senza considerare inoltre la tendenza tradizionalmente più isolazionista dei repubblicani con l'eccezione del manovrabile Bush jr, rispetto ai democratici storicamente più interventisti. 

La definizione "depp state" a dato a questi apparati un sapore complottistico, in realtà non è difficile capire come un organizazione complessa come la superpotenza americana abbia bisogno per sopravvivere di una classe di burocrati che scongiuri i colpi di testa e i cambi di rotta repentini  ed al contrario garantisca un minimo di coerenza ideologica e strategica, sia  interna che sopratutto esterna per conseguire obbiettivi a lungo termine,  nonostante l'alternarsi di presidenti, idee politiche,  movimenti di popolo, ecc.*

Evidentemente in questo momento storico le fazioni russofobe e desiderose di tenere assogettata l'Europa ( ma l'Europa stessa è realmente interessata ad affrancarsi?)    e quelle che ritengono gli U.S.A. capaci di poter giocare su due fronti e magari riuscire a frammentare contemporaneamente sia la Cina che la Russia ad esempio attraverso fratture etniche religiose sul modello mediorentale, hanno ancora più voce in capitolo di chi vorrebbe concentrarsi maggiormente sulla Cina.

*un esempio  di come questi apparati riescano a tamponare questi cambi repentini a loro non graditi è  capitato all'indomani delle elezione di Donald Trump; infatti tra i cavalli di battaglia della sua campagna elettorale c'era proprio una distenzione dei rapporti con la Russia, cosi all'indomani della sua vittoria per evitare che dalle promesse si passasse ai fatti, iniziarono le voci e soprattutto le indagini sulle ingerenze Russe sul voto americano (i famosi hacker russi), in questo modo Trump per non avvolorare le insinuazioni che lo vedevano come  un burattino nelle mani di Putin ha dovuto ridimensionare quando no rimangiarsi del tutto, molte di quelle promesse.

sabato 4 dicembre 2021

Di puttane e cavalieri

Rileggevo l'epopea di Gilgamesh è stavo riflettendo sulla civilizazione di Enkidu, non è un caso che il suo passaggio dal selvaggio al civile avvenga per merito di una prostituta; l'essere umano che accetta di ricevere quello che agogna con la contrattazione, con l'accordo  e non con la mera forza, il civile che accetta di sottostare a delle regole autoimposte per raggiungere i propri scopi, contrapposto alla bestia schiava degli istinti impellenti. 

Mi sovviene alla mente un'altra meritrice, casta questa volta, per parafrasare il grande Ambrogio, che riusci a trasformare una genia di rozzi guerrieri in prodi cavalieri. 

So bene che il Santo identificando la chiesa con questo personaggio bibblico intendesse esplicitare il concetto di chiesa come  oggettivamente santa e soggettivamente peccatrice.  

Ma in questo breve post mi preme concentrarmi sul ruolo della donna nel  processo di civilizzazione umana, sulla sua forma mentis; da un lato cosi concreta attaccata al materiale e poco idealista, dal'altro  guidata dall'emotivita dal  sentimento con la grande capacita di comprensione dell'altro che queste caratteristiche gli conferiscono, si bisognerebbe proprio riscrivere la storia tenento in maggior considerazione la prospettiva femminile, purtroppo invece stiamo passando da una visione granitica e compartimentata dei ruoli; dove la donna generava la vita ed all'uomo spettava il compito di "formare", di educare, ad una visione indistinta  dove tutti possono fare tutto, pezzi intercambiabili come ben si addice anche all'umano nell'era della "sostituibilita'"

venerdì 3 dicembre 2021

Palpate di culo paradossali

Stavo leggendo gli ultimi strascichi sulla vicenda del poco probabile violentatore è certamente coglione maleducato, che uscendo dallo stadio, in diretta televisiva ha dato una pacca sul culo ad una giornalista, da quando si apprende non solo lui e stato costretto ad andarsene da casa e vivere in incognito per evitare ritorsioni,  ma si sta valutando di adottare dei provedimenti per riuscire a garantire l'incolumità della FIGLIA. Una storia emblematica dell'epoca paradossale e ipocrita che stiamo vivendo.