mercoledì 31 marzo 2021

la parità e il pd

E no! Caro compagno Letta, così non ci siamo. Dopo lo scandalo della precedente gestione pd, dove non sono riusciti a presentare nemmeno una donna delle proprie schiere, per ruoli chiave nel  governo Draghi, ci mancava solo che la nuova segreteria, per rimediare alla figuraccia precedente e trovare finalmente soluzione all'annoso problema, con le sue parole ci disiludesse completamente sul fatto che l'unico modo per riuscire ad avere ai vertici qualche signora è quello d'aspettare speranzosi la generosa imposizione del capo. Ma se le cose stanno cosi;  potevate dircelo prima che sarebbe bastato votare un Berlusconi qualsiasi, che per giunta dopo tira dal cilindro personaggi come la Carfagna, che ha saputo dimostrare pure che l'essere belle non è  in contrasto coll'essere brave. Mi scusi se mi dimostro un po' scettico, ma nonostante i miei più vivissimi apprezzamenti per quella parte anatomica,  gradirei che i futuri candidati alla guida del paese fossero capaci di distinguersi per ben altri meriti, altrimenti se la classe dirigente deve essere  proprio imposta per quel particolare, quasi quasi, mi viene la tentazione di votare la Meloni.  Essendo infatti, da quel che di  nascosto si vocifera tra i compagni meno inclusivi, tale "particolarità", da quelle parti merce poco apprezzata, almeno ho la speranza che occupa il ruolo che presiede per altri meriti.

Comunque caro segretario; stia sereno!  Sono certo che gli elettori capiranno che in rispetto della più genuina e schietta tradizione italica quello che realmente conta è salvare la faccia. Già mi immagino senza la sua bella idea  cosa avrebbero detto del nostro paese all'estero; saremmo diventati lo zimbello del mondo che "conta", se fosse cosa di pubblico dominio che il partito progressista non riesce e far emergere una, che sia una donna per le sue capacità.

In aggiunta, caro presidente, sono fiducioso che le novelle carneadi da lei scelte, Così maschiamente, saranno all'altezza di portare le italiche genti dove il fato manifesto, NON UNA, NON DUE ma che dico, nemmeno tre, caro nostro caro leader, ma innumerevoli volte a piè sospinto ci ha indirizzato.

E se già, sotto la capace guida del partito, siamo riusciti a condurre gli abissini nei ranghi loro assegnati, cioè come questuanti nel laborioso nord, e manodopera al servizio dei Gagliardi caporali del generoso sud. Devo essere fiducioso, che anche in questa nuova battaglia, lei caro camerata  sapra condurci all'inesorabile vittoria.


No! Non dubito più, mio duce, alla fine mi devo trovare arreso  all'inoppugnabile  logica del partito, è  certo sin d'ora  che sotto la sua illuminata e paterna guida, le anti-fascistiche ovaie, da lei così saggiamente selezionate e scelte, saranno capaci di illuminare anche i cervelli delle coraggiose figlie d'Italia.  Che non l'oro!, ma la f××a, stanno donando alla patria.  

           A noi! camerata  Letta.


martedì 30 marzo 2021

l'altra metà del cielo: il femminismo

Un paio di mesi fa, ho fatto un post sull'androsfera, cercando di evidenziare sia quello che a mio avviso sono i limiti di questo movimento sia le tematiche condivisibili.


Da allora ha occupato dentro la mia testa sempre più spazio  il pensiero di scrivere del corrispettivo femminile; ovvero il femminismo. Ritengo che il femminismo  sia la controparte  femminile del androsfera perché anche questo movimento, nonostante porti dentro se alcune tematiche assolutamente legittime e sacrosante, affronta le questioni poste in maniera non meno ideologica, per giunta anch'esso  pretende di descrivere i rapporti uomo donna in chiave altrettanto semplicistica.


In questo caso, la loro visione, essendosi nel corso del tempo  avvicinata sempre più al pensiero marxista, reputa di poter ricondurre i rapporti tra uomo e donna ad una "lotta di genere", dove l'uomo ha organizzato consciamente la società  in modo  da poter relegare le donne in una posizione subalterna rispetto a se medesimo, al fine  di poterne disporre a proprio piacimento e sfruttarle a suo vantaggio.


Intanto e senza alcun dubbio vero, che la donna fino a pochi secoli fa era in condizioni assolutamente impari rispetto agli uomini. Ma se ci soffermiamo ad analizzare più attentamente il fenomeno, possiamo accorgerci, che dietro  questa condizione non vi sia la minima traccia di un  millantato complotto patriarcale, ma invece alcune condizioni materiali, indipendenti dalle volontà umane, che in seguito cercherò di spiegare meglio.



Queste condizioni, essendo presenti sin dall'origine della nostra  specie ( o per lo meno dalla sua entrata nella storia, se si vuol dare retta alle fascinazioni matriarcali,  non come archetipo ma come fatti reali, fatti che comunque non modificano di molto il nostro discorso, visto che in fin dei conti riguardano solamente l'elite della popolazione e poco modificano la vita giornaliera della tribu) e fino a non molto tempo fa impossibili da eliminare, affliggevano un reale svantaggio alla popolazione femminile, e sono finite  man mano ad essere considerate a livello culturale, come caratteristiche proprie  della donna in quanto non scindibili da essa.  Qui però  prima di proseguire credo  che sia opportuno  riconoscere,  come giustamente lamentano i gruppi femministi, di come purtroppo ancora oggi benché grazie al progresso tecnologico queste caratteristiche  siano state in gran parte eliminate, sul piano culturale i pregiudizi ad essi associati, non sono ancora completamente sradicati. D'altronde però mi sembra altrettanto giusto tenere in mente che: finché l'umanità a dovuto lottare contro la scarsità energetica e le malattie nemmeno le condizioni del maschio possono essere considerate idilliache.



I problemi materiali a cui mi riferivo all'inizio sono essenzialmente due: il primo è l'esigenza di mettere al mondo molti figli, in una società dove la mortalità infantile è  cosa comune ed altissima, non è esagerato affermare che; al solo obbiettivo  di mantenere quasi costante la popolazione, sia richiesto alle donne di generare una decina di figli a testa. Rubandole per questo scopo gli anni di maggiore forza sia fisica che intellettuale, quando non la vita stessa.  Risulta facile capire che  un handicap così pesante è  altamente discriminante, nel momento in cui si vuole  assurgere ad ambire a cariche importanti dove la presenza costante e la visione a lungo termine sono fondamentali, sia oggi che a maggior ragione in un mondo preindustriale.



Il secondo fattore determinante e la forza fisica.  Anche qui il problema è Abbastanza evidente  e c'è molto poco da dire; stiamo parlando di un tempo dove a parte la forza animale utile solo in poche operazioni ed il fuoco usato principalmente per la luce, il calore e poco d'altro, l'unica energia disponibile che garantiva una buona duttilità, era l'energia muscolare, e per farsi un idea di quanta forza fisica quel mondo richiedesse può essere interessante ad esempio; dare un occhiata a molti piatti tipici che provengono dal nostro passato, che se preparati senza la dovuta mediazione sono letteralmente immangiabili  a causa dell'eccessivo apporto energetico che forniscono, di conseguenza facendoli apparire ai nostri palati eccessivamente "pesanti". Per chiudere il discorso basta pensare che il fabbisogno calorico di appena un secolo fa, quindi in periodo già industriale, era se non sbaglio intorno alle 3000 chilocalorie, quando al giorno d'oggi  ne sono richieste circa 2000 per i lavori più impegnativi ( le cifre sono riferite al consumo medio di un soggetto maschile).


D'altronde che il principale problema per una parità maschio/femmina fosse di ordine materiale, può essere facilmente dimostrato dal fatto che donne di valore eccezionale riuscivano ad emergere anche nel passato, tutti conoscono i nomi e le gesta di donne come; Cleopatra, Caterina sforza, Caterina de'medici Elisabetta prima ecc. Naturalmente nominare personaggi di questo livello, come esempi di donne che sono riuscite ad occupare un posto di primo piano nella storia, mentre dal lato maschile alcuni di quei posti sono occupati da perfetti idioti, può sembrare paradossale, ma qui quello che si vuole dimostrare e che se vi fosse stata qualche specie di congiura anche queste  donne eccezionali non avrebbero potuto emergere, non così in gran numero almeno.  In quanto il presunto ordine patriarcale, lo avrebbe impedito.


Per ultimo, a sostenere la mia tesi basta guardare alla storia stessa del emancipazione femminile, che guarda caso mosse i suoi primi passi con la rivoluzione industriale, che abbassò gli standard di forza fisica richiesta  al mondo del lavoro  e  quasi contemporaneamente il miglioramento delle condizioni sanitarie, che ridussero la mortalità infantile e delle madri. Proseguendo  poi  il cammino verso la parità, di pari passo con l'avanzare ed il perfezionamento delle tecniche mediche  e  contemporaneamente che l'energia diventava sempre più economica ed abbondante. in altre parole, potete riempire il terzo mondo di tutte le femministe che vi pare, ma senza energia e sanità adeguati allo scopo, la parità tra uomo e donna ve la sognate.




Come si può facilmente capire da quanto scritto finora, non attribuisco grandi meriti al femminismo storico, che a mio modo di vedere si è inserito in un processo materiale in corso, ed al massimo ha contribuito a portare la questione anche  sul piano culturale, ma sempre a mia opinione in maniera assolutamente insoddisfacente, e sempre più in modo antistorico col susseguirsi delle varie ondate che si sono avvicendate, con grave danno per il mondo femminile stesso. 



Provo a spiegarmi meglio cercando di aiutarmi con alcuni esempi; prendiamo per iniziare un cane e un gatto che vivono nel mondo occidentale.  Indubbiamente nella nostra cultura, entrambi questi animali godono di pari diritti, se un appassionato di cani fosse colto a maltrattare un gatto rischierebbe le stesse pene e subirebbe lo stesso biasimo sociale, di un appassionato di gatti che maltratta i cani. Stiamo in breve affermando che cani e gatti nella nostra società hanno raggiunto una condizione di parità, l'uno rispetto all'altro.  Però se io domani volessi prendere un gatto da guardia, o addestrarlo per cercare dispersi o ancora per aiutare i ciechi ad attraversare la strada, probabilmente la persona a cui mi rivolgerei per l'adozione,  penserebbe che sto sbagliando animale, perché queste cose vengono fatte dai cani, cioè cani e gatti non sono uguali, ed ammettere ciò non sta sminuendo gli animali in questione è semplicemente un dato di fatto.


Qualche anno addietro l'ex presidente :-) della Camera Laura Boldrini, in una delle sue crociate per l'uguaglianza di genere, accusò un noto pastificio di dare nelle sue pubblicità un'immagine degradante della donna. Questa immagine consisteva in breve, nel fatto che nelle varie incarnazioni dei propri spot, era sempre una donna a cucinare per tutta la famiglia ed il cucinare e visto come una mansione umiliante.


Peccato che proprio in quel periodo stava per esplodere in Italia  grazie ad un uomo, Gordon ramsay il fenomeno masterchef e proprio tutti armati di grembiule e ricettari, si ficcarono fieramente dietro i fornelli, a sfornare piatti su piatti. Ricordo ancora bene che in quel periodo,  pareva a momenti che se uno non fosse capace di preparare  perfette torte di rose e brasati, come se non avesse fatto altro tutta la vita, veniva reputato uno sfigato, indegno di qualsiasi relazione sociale meritevole di questo nome.


La cosa che mi fa riflettere molto di questo episodio e che il cucinare, finché è stato considerato una mansione femminile veniva visto come un compito poco appagante, anzi addirittura umiliante. Mentre appena gli uomini cominciarono a farsi  riprendere dietro i fornelli, La percezione della medesima attività cambiò radicalmente.


Questo a mio avviso è colpa  per ampia parte, del movimento femminista che guidato da una visione ideologica,  non ha rivendicato la parità nel rispetto delle proprie diversità, con gli uomini ma un eguaglianza secca, in barba a tutte le differenze fisiche e psichiche dei nostri sessi, e nel fare questo a relegato tutti i mestieri e le attitudini  tipicamente femminili, ad un ruolo di serie b in uno schema che inquadra tutte queste cose come mansioni umilianti imposte dal patriarcato alle donne. 


E così se ad una donna piace ricamare sta perdendo tempo in un attività deprimente e noiosa ( e devono arrivare gli stilisti uomini a sdoganare il settore), Il crescere figli diventa un modo escogitato dai maschi, per impedire alle donne di far carriera, si attribuisce  valenza positiva solo ad una vita sessuale promiscua a discapito di relazioni emotivamente più intense relegate a donne ancora non liberate e sessualmente represse, per non parlare della grande importanza  data nel mondo lavorativo alla carriera a sfavore di forme organizzative meno gerarchiche e più collaborative,  Ecc.

 


TUTTI I SETTORI, I METODI E LE MANSIONI CHE STORICAMENTE VENIVANO SVOLTE DA DONNE NELLA NOSTRA SOCIETÀ, PER COLPA DELLE FEMMINISTE SONO VISTE CON DISPREZZO E DI CONSEGUENZA ANCHE MAL RETRIBUITE. 

 

Però magicamente basta che un uomo vi entri perché si riesca a valorizzarli, non solo SOCIALMENTE ma anche da un punto di vista Economico.  da questo si può facilmente dedurre che non sono i lavori in se ad essere inferiori, ma il concetto che la società preindustriale ne aveva, in quanto mansioni svolte da donne, per ciò  carichi dei pregiudizi culturali, dovuti  alle difficoltà di queste ultime, a seguito delle dinamiche che abbiamo evidenziato prima. Concetto che le femministe per convenienza ideologica, invece di contribuire ad abbattere, hanno fatto proprio, in modo da poterlo adottare come prova di una certa imposizione patriarcale, per poi pretendere che le donne per conseguire una piena parità diventassero UGUALI agli uomini, in questo modo reprimendo  parte di loro stesse. 


Insomma per tornare all'esempio di prima e un po' come se  da domani spiegassimo  ai nostri gatti, che per conseguire una piena parità con i cani, devono fare da guardia alla casa e imparare a portare gli invalidi in giro ed in compenso i cani dal canto loro, faranno la loro parte nel cacciare i topi.


Onestamente credo che sarebbe meglio rinunciare ad idiozie del genere, la società moderna grazie anche alle nuove tecnologie ha reso molti lavori adatti ad entrambi i sessi. E benché non dubito, che alcune donne grazie alla maggiore libertà che godono nel mondo moderno,  sentendosi più portate a svolgere ruoli tradizionalmente maschili, decidano spontaneamente di percorrere con soddisfazione quella strada ( ed è vero pure il contrario,  io  ad esempio, faccio un lavoro generalmente considerato femminile), è  urgente però smetterla di considerare le donne che scelgono per loro stesse di restare in ruoli che sentono maggiormente propri, come delle represse non ancora libere dal giogo patriarcale. 


Sono cioè  convinto che  la battaglia urgente di oggi,  non è che l'avvocato donna si faccia chiamare avvocata; bensì che la  si smetta di chiamare la sarta, sartina. E magari  visto che ci siamo, proporrei anche, una piccola modifica   dentro i nostri musei,  cioè che si dia un po più di spazio a tutte quelle arti chiamate ingiustamente minori, del quale per concludere con un gioco, vi invito ad indovinare  in prevalenza  a quale sesso  appartengono, queste artiste..., ops considerate a torto, inferiori.  






domenica 28 marzo 2021

a proposito di questo pianeta

Oggi pomeriggio stavo guardando un documentario naturalistico, intanto che il narratore si accingeva a narrare quanto sia dura l'esistenza  di questo e quell'altro animale, un'altra cosa occupava il mio pensiero; per quanto un luogo ci possa sembrare impervio e inospitale su questo  pianeta, vi sarà sempre nascosto in qualche anfratto, qualche esserino che considera quel luogo come casa sua e ci si troverà benissimo per tutto il tempo che il destino ha riservato alla sua specie. Non so perché ma questa idea mi è apparsa consolante, per quanto su questa terra ci possiamo spingere in luoghi desolati e tetri,  non troveremo mai un posto così avaro da negarsi alla vita.

Russia e Cina

In questo periodo con le crescenti tensioni internazionali, viene da chiedersi se le cose potessero andare diversamente. Se per dire, gli Stati Uniti ed i suoi vassalli con l'ecclissarsi dell'impero sovietico, non si fossero fatti abbagliare dalle elucubrazioni di fukuyama e i suoi deliri sulla fine della storia, ed invece di adottare una politica di forza bruta, avessero continuato con il cosidetto: "soft power", ascoltando e rispettando le legittime esigenze e gli interessi delle altre nazioni, saremmo arrivati a questo punto? 


In particolare mi riferisco alla situazione cinese, nazione trattata fino ad ieri come una Potenza minore,  degna di poca considerazione e buona solo a fornire manodopera a buon mercato. Vista, com'era vista, incapace di esprimera una classe dirigente in grado di fare a meno della supervisione occidentale. Smantellatela adesso "la Fabbrica del mondo", se vi riesce.


E alla Russia del periodo  Él’cin, desiderosa di integrarsi con l'occidente e trattata invece come nazione sconfitta. Umiliata e lasciata in balia al più feroce e predatorio capitalismo, sia  interno che soprattutto esterno. Chissà se un trattamento più rispettoso della storia e cultura di un popolo, adesso ci avrebbe risparmiato di tutti i problemi e timori dell'era Putin 

giovedì 25 marzo 2021

Resistenza di ieri e di domani

Finita la seconda guerra mondiale, l'Italia in ambito internazionale come facilmente si può intuire, era vista con il fumo negli occhi, se De Gasperi insieme ad altri brillanti diplomatici (quali ad esempio Renato Prunas ), riuscì a farla reinserire in certi circuiti ed a  renderla in grado di acquistare una certa considerazione, al netto  della facile retorica ed una certa mitizzazione,  lo si deve in gran parte alla lotta e sacrificio del movimento partigiano, che contribuì  in maniera preponderante alla lotta di liberazione, riuscendo con i suoi sforzi a sostenere davanti agli occhi del mondo vincitore,  l'immagine di un Italia in ginocchio ma ancora indomita, che grazie anche  alle sue forze riuscì ad affrancarsi dal dominio nazifascista e non come una nazione che aspetto inerme la vittoria delle forze alleate per sapere del suo destino. 

Tutto ciò fu possibile grazie ad una debolezza intrinseca a tutti i regimi passati, cioè al bisogno per alimentare le proprie ambizioni, di cittadini nel senso pieno del termine,  quindi di uomini in armi pronti a difendere ed attaccare, se necessario o richiesto. Cosa che per essere vera oggi come ieri, ha come prerequisito una certa dose di addestramento.

Adesso mi chiedo in un mondo sempre più meccanizato, dove la popolazione non è più indispensabile  per difendere la nazione, ed è anzi, vista quasi con fastidio ( e la sovrappopolazione e solo un aspetto del problema), specialmente se capace di imbracciare le armi, al punto che l'obbligo di leva e stato abolito. Ecco in questo contesto mi chiedo; in che modo in un ipotetico futuro, nel eventualità del insediarsi di un regime tirannico, potrebbe nascere un movimento di resistenza, visto che la popolazione è  inerme e sprovvista non solo delle capacità pratiche,  ma perfino delle conoscenze teoriche in ambito di guerriglia?. 

domenica 7 marzo 2021

Mafia,scrittori e deviazioni culturali

Tempo fa, il noto Blogger Uriel Fanelli parlando di mafia, e del perché essa prospera nelle culture meridionali, scrisse una frase in cui accennava alla lettura del romanzo "i beati Paoli" che mi colpì molto; in questo momento non ricordo le testuali parole, ma il senso della frase faceva ben  comprendere che, la lettura dei beati Paoli gli era bastata, per capire sulla mafia tutto ciò che c'è da capire. 

Da siciliano, dicevo, mi colpì molto che un romagnolo avesse compreso così bene  questo aspetto della cultura meridionale, da essere riuscito ad esplicitare il tutto con una semplice frase allusiva; uno Sciascia che apprezzo, o un Saviano, che invece  disistimo, ad esempio, sono lontanissimi, nei loro scritti ( almeno nei molti che ho letto) dal far intendere di aver capito così bene, il perché della mafia, o almeno questa è l'impressione che lasciano al lettore più smaliziato su certi temi. Questo nonostante anche le loro opere siano pregne del tipo di legittimità che la mafia gode  nella società in cui prospera,  il sentire mafioso, a cui alludevo prima. 

Naturalmente i beati Paoli non sono un unicum e come già accennato  ed in parte vedremo, un po' tutta la letteratura meridionale e partecipe di questa legittimità implicita. Però in un certo qual modo ne sono l'emblema: per qualità e temi sono il romanzo di fondazione della sicilianità e contemporaneamente un manifesto del perché in questa forma mentis trova tolleranza e spazio il fenomeno mafioso; in un certo modo se la cultura che ha generato i beati Paoli, non avesse una certa  disposizione alla mafia il libro non sarebbe nato, o sarebbe diverso, i beati Paoli sono il frutto nobile dello stesso albero.

spesso si è detto che la mafia sia simile ad un cancro; il paragone e a mio avviso abbastanza azzeccato, però occorre tener conto che sia il cancro che la mafia, fanno parte di una sovracategoria che possiamo chiamare: sistemi parassitari, cioè entrambi sono organismi, sociali o biologici  poco conta, che per sopravvivere e prosperare hanno bisogno di sfruttare un organismo terzo. Perciò prima di procedere e bene aver chiaro; che la mafia  non intende sostituirsi alle istituzioni ufficiali.

Detto questo, cercherò di spiegare quali sono le cause che permettono al parassita di attaccarsi al ospite per sfruttarlo: se nelle bestiole propriamente dette, i fattori di rischio sono la frequentazione di luoghi malsani ed in generale la scarsa igiene, così come  nel cancro a favorirne la nascita e lo sviluppo, sono per lo più, stili di vita eccessivi ed/o  esposizioni a sostanze pericolose, per il nascere e prosperare dei sistemi malavitosi; quale causa scatenante si è di volta in volta parlato del sistema omertoso, come della povertà endemica, così come della corruzione e malcostume dello stato. In realtà queste sono semplicemente le condizioni che il parassita una volta impiantato si impegna a rendere vigenti, allo stesso modo in cui un cancro  una volta sviluppato provvede a creare una sufficiente rete arteriosa attua a nutrirlo. La causa reale del nascere e proliferare del  fenomeno mafioso a mia opinione si può osservare: quando  si fa largo ed acquista legittimità, tra la popolazione la convinzione che in determinate circostanze occorra una giustizia, più in alto e piú esemplare della giustizia stessa.


Per cercare di rendere chiaro cosa intendo con questa  affermazione e mostrare in che modo  la mafia trova posto e gode di una certa approvazione dentro la cultura meridionale, mi rifarò ora ad un'autore popolare e conosciuto come Andrea Camilleri:

C'è un romanzo dal titolo "il casellante", dove la moglie del protagonista viene abusata da un malvivente, il marito, per svariati motivi, invece che rivolgersi alle autorità, col implicito beneplacito del autore, preferisce rivolgersi all'aiuto di un terzo, per farsi giustizia da solo, ritenendo che lo stato non sia capace o sufficiente, a soddisfare il senso di giustizia di cui soffre la carenza. In camilleri questo senso di inadeguatezza in determinate circostanze, da parte dello stato, lo si può riscontrare  in tantissime altre opere, perfino nel suo personaggio più famoso: il commissario Montalbano, che nonostante sia un Funzionario di polizia, non esiterà a farsi giustizia da sé, quando riterrà che l'eventuale pena inflitta dallo stato  sia dubbia, o perlomeno non sufficiente. 

Possiamo ritrovare questa convinzione mentale, in molti autori meridionali; in Tomasi di Lampedusa, così come in Sciascia appunto; dove il senso di inadeguatezza che l'autore nutre per lo stato, viene mascherato dall'inefficienza che Sciascia gli addossa,  ma è implicito che anche se lo stato riuscisse a punire i malvagi, la punizione sarebbe inadeguata alle malefatte di questi ultimi, o comunque chi si oppone ad essi lo fa per interessi propri, più che per un vero senso di giustizia; i cosiddetti "professionisti dell'antimafia", ed allora tanto vale pensarci da soli ( né con lo stato né con le br, ricordate?). 


Questa impressione di non voler o di non esser in grado di fare abbastanza, che la giustizia legittima suscita, non deve essere reale,  per permettere la nascita di società di tipo mafioso, ma è quello che la popolazione deve sentire culturalmente.

Infatti Spostandoci oltre atlantico, lo stesso discorso, può essere fatto per un paese non certo inefficiente ( o per lo meno non a livello di inefficienza di cui si accusa lo stato italiano); gli Stati Uniti d'America, dove nonostante il sistema giudiziario contempli pene anche feroci, possiamo trovare, tra la popolazione italomericana cioè tra gli appartenenti a una sottocultura che già all'origine Nutriva forti pregiudizi sul efficienza dello stato nel sistemare determinate facende, il nascere e svilupparsi di cosa nostra; la più potente e ricca forma di crimine organizzato che la storia conosce.  Come controparte letteraria,  sono presenti romanzi come il padrino,  scritto appunto da un italomericano, dove la narrazione e ricca di personaggi vittimizzate, che non riuscendo ad ottenere, da parte dello stato, una giustizia equa al torto subito, si rivolgono a Don Vito. 


Detto questo mi sembra abbastanza ragionevole poter affermare che; tutte le volte che un cospicuo numero di persone, riterrà  che lo stato legittimo in un particolare caso: per concussione,  troppa indulgenza o impotenza, non sia il soggetto più adatto a fare giustizia, e per ciò saranno disposte ad accettare,  che in quel caso particolare sia meglio ricorrere ad una  giustizia privata, stiamo assistendo  alla formazione embrionale di un fenomeno di tipo mafioso, tutto il resto si genererà di conseguenza, a seconda che le condizioni lo rendano opportuno. 




venerdì 5 marzo 2021

a m'arcord delle piccole cose

 

  

  

Stavo dando una sistemata alla mia biblioteca, così mi è finito tra le mani un libro che avevo acquistato presso una libreria di Rimini durante una vacanza. Per i più puntigliosi;  "una vita così" di Walter Bonatti.  

  

Avevo letto la vecchia edizione in versione digitale e trovando questa ristampa riveduta è aggiornata, ad un buon prezzo, mi è parso che farlo mio fisicamente e rileggerlo, sarebbe stato un ottimo modo per passare il monotono e assolato meriggio  riminese, intanto che mogli e figli si godevano la spiaggia e il mare.  

  

Prendendolo tra le mani mi ricordai di non essere riuscito a finire di leggerlo, ed a sfogliarlo, trovai il segno lasciato prima di riporlo, quell'ultimo pomeriggio di lettura vacanziera.  

 

Quel segno, è un ricordo reale di un tempo tranquillo, piccolo e personale, un tempo dedicato al silenzio ed all'ozio. 

  

In questi tempi di covid, più che i grandi viaggi, mi manca Rimini.  Perché Rimini è il simbolo delle piccole cose, Rimini e il quotidiano;  La villeggiatura tranquilla, fatta di mare e piadine, intervallate da giri per la città e dintorni con i suoi resti antichi ed affascinanti, sepolti come a Pompei ma non dalle ceneri di un vulcano,  bensì dal turismo borghese e modaiolo, fatto di gente che va un po' di fretta. Luoghi Ricoperti dalle luci e dai suoni, dalla puzza di fritto che si mischia agli odori delle creme antisole.  

 

Rimini in questa geografia ideale rappresenta forse un approdo, dove si torna quando non si sa dove andare. 

 

In periodi come questi, dove appunto il Quotidiano ci è precluso  e  ci assale la malinconia per le piccole cose di prima, la mente galoppa e viaggia  per assonanza, ad un altro quotidiano;  quello della fanciullezza,  precluso anch'esso, ma stavolta dallo scorrere del tempo. In quel periodo, forse per le dimensioni nostre, le avventure apparivano grandiose, le scorribande in campagna che si trasformava in selva,  con lucertole assunte al ruolo di caimani e le bisce a quello di cobra o al più esotico mamba nero, scoperto da poco su un enciclopedia.  

 

Così finisce che  la malinconia per le cose di ieri si somma a quella per tempi ancora più remoti, ed aiutate dal  vacillare della memoria, nei ricordi si confondono e si mischiano; una carrettiera siciliana, dove un poco più in là spostato, un contadino sonnecchiante nella "sua robba",  ci offre vino e frutta mentre  intrattiene, con discorsi sul tempo, sulla politica e sui santi,  con un sentiero polveroso in val marecchia nascosto tra i filari di Sangiovese, che porta ad un eremo  che si erge su uno sperone sassoso. Dove chi lo occupa e impegnato nel silenzio. 

  

Son le piccole cose, le sensazioni semplici a far preziosa l'esistenza, e mi sembra che, Rimini in questo senso per me diventa   l'archetipo di quei momenti in cui si è stati felici,  senza particolare motivo se non il fatto di esistere.



I momenti alla Bonatti( per restare in tema) quando ci capitano sono come il sale che insaporiscono  la pietanza.   l'eccezione, l'evento irripetibile, è per l'appunto irripetibile, nel momento stesso in cui lo affrontiamo, sappiamo già che è per quella volta e basta. È se per assurdo si tentasse nuovamente l'impresa,  o un'altra similare  distruggeremo la magia, ed allora si entra nella routine, nel già provato e  non sarebbe più la stessa cosa.  

  

No, solo a pochi, e forse millantatori  anch'essi e dato di avere malinconia dell'eccezionale. Per quel che mi riguarda personalmente, mi  manca il quotidiano. Gli uomini per inclinazione aspirano all'epopea, ma la loro dimensione e il racconto. E forse come dicevano i greci, la felicità consiste nel capire questa misura.

lunedì 1 marzo 2021

Romanzo è realta


Vorrei iniziare questo post con una favola:



"C'era una ragazza poverissima, che aveva ricevuto in dono tre ricotte, siccome era una ragazza arguta, penso bene di non mangiarle, ma di andare al mercato per venderle.  Nella sua testa  si disse; "le  scambiero con un pulcino. Quando il pulcino sarà grande mi farà delle uova che venderò, col ricavato, comprerò un coniglio, il coniglio mi farà i coniglietti che  vendendoli a sua volta, mi  frutteranno un bel gruzzolo che mi permetterà di acquistare una bella scrofa, che a sua volta farà i maialini con i quali potrò prendere una mucca, che farà i vitellini… così poi vendendo, uova, conigli, maiali e vitelli metterò da parte tanti soldi, che userò per farmi una casa e comprare bei vestiti. Cosí tutte le persone vedendomi passare vestita elegante, faranno un bell'inchino."  e mentre diceva l'ultima frase fece un bell'inchino, che purtroppo fece rotolare per terra le ricotte rovinandole tutte. Così la ragazza intraprendente resto con un palmo di naso.



Ho voluto riportare questa favola perché penso che se ben compresa riassume in modo splendido il contenuto di quello che voglio dire in questo post.

Infatti voglio parlare della differenza tra PROGETTARE qualcosa  e NARRARE qualcosa che vogliamo realizzare.



Vi è mai capitato di fare dei progetti  dettagliati fin nei minimi particolari, per poi passare al momento di realizzarli e vedere che tutto va a rotoli? Immagino di si, questo succede perché in genere gli esseri umani si sentono come i protagonisti di un film, cioè concentrano tutta l'attenzione su di sé.  Ed in questo  film appiccicano agli altri attori  particine secondarie e poco caratterizzate, con  gli stessi modi di vedere e le stesse aspirazioni che loro hanno.


Nell'escogitare come mettere  in atto le proprie fantasie, tutti sono concentrati a pensare fin nei minimi dettagli come dovranno muoversi, cosa fare per prima, con chi parlare ecc. Sono appunto come attori su un palcoscenico, dove le luci sono puntate tutte su di loro, mentre il resto della  scena fa solo da sfondo. 



Ma nella realtà lo sfondo non è un elemento fisso, messo lì ad abbellire il nostro spettacolo, nella realtà lo sfondo è il resto del mondo, pieno di altre persone che a loro volta si credono i primi attori e non comparse di un film, e da primi attori recitano la loro parte. Senza parlare poi  degli eventi casuali che possono col loro apparire, rovinare i nostri piani.


Progettare vuol dire immaginare in maniera realistica  il mondo, è chiedersi  come potersi inserire in questa immagine. Narrare vuol dire immaginare qualcosa e sognare di come il mondo si adatterà ad essa.


Un classico esempio di narrativa è quella pletora di gente che ha studiato per diventare insegnante, di solito in una materia di stampo umanistica, "per realizzare i propri sogni" e poi sta a piangersi addosso, perché: nonostante la brillante carriera scolastica, in un paese con una percentuale estremamente esigua di nuovi nati e di conseguenza  pochi giovani in età scolastica,  invece che fare l'insegnante, lavora in un call center.



Provate a ripensare, quando un vostro progetto non si è realizzato, se avete fantasticato su come vi sarebbe piaciuto che si realizzasse, o se al contrario avete riflettuto su come il resto del mondo avrebbe accolto la vostra idea, ed ancora nel caso foste sicuri che l'idea fosse buona e vincente, se vi siete impegnati nel farla capire ed accettare. Spesso proprio come gli spettatori di un film che hanno lo stesso punto di vista  e le stesse conoscenze del protagonista, noi pensiamo che il resto del mondo abbia compreso quello che stiamo per intraprendere, così non impieghiamo abbastanza tempo per farlo capire realmente.  Bisogna ricordarsi che la meta  è chiara solo dentro la nostra testa  e lì nessuno può guardare, immaginare di raggiungerla con un bel lieto fine è magari un romanzo interessante, ma non è la realtà. 



Nella realtà il lieto fine è un privilegio per pochi. Specie se tentiamo di appiccicargli il lieto fine dei nostri sogni.