lunedì 25 marzo 2024

Di Spartaco, Stalin e di certe pazzie


Tutti conoscono la storia di Spartaco, il famoso gradiatore ribelle, non tutti sanno che nella realtà lui e la feccia che lo seguiva hanno barattato le loro vite per sete di avidità e delirio di onnipotenza; infatti i romani che non si aspettavano una sommossa di questo genere, all'inizio gestirono il tutto in modo molto disorganizzato patendo diverse sconfitte, offrendo così più di una opportunità ai ribelli di fuggire e mettersi in salvo, ma questi ebri dei successi mietuti e dalla possibilità di fare bottino invece di continuare la fuga e lasciare l'Italia il più presto possibile, iniziarono a perseguire dei propri fini personali intaccando l'unità del gruppo con il risultato che tutti conosciamo. Tra l'altro per aggiungere un ulteriore nota di colore alla vicenda voglio ricordare come tra le prime iniziative intraprese dal gruppo dei ribelli, vi fu quella di ridurre in schiavitù i soldati prigionieri e di farli combattere tra di loro...


Queste cose non sono taciute, gli uomini che hanno contribuito a formare l'immaginario collettivo sulla figura di Spartaco le conoscevano benissimo, perché  quello di importante e significativo dell'epopea del gladiatore ribelle non è solo la realtà dei fatti nudi e crudi, ma il valore archetipico che quella storia racchiude ed in forza di ciò, il valore simbolico che  ha via via assunto per le generazioni successive. Sotto questa lente, il fatto che a spingerlo a fare quello che ha fatto non vi fossero o quantomeno non solo, dei meri interessi altruistici e che comunque la personalità dell'uomo celava in sé molti aspetti negativi non scalfisce minimamente il valore di questa storia. 

Con i dovuti distinguo un discorso simile al precedente può essere applicato a  personaggi come Churchill, George Washington, Giovanna D'Arco, Giulio Cesare, ecc, ecc. Perché tutti questi personaggi nascondono in sé dei lati oscuri. C'è una certa narrativa che si sta facendo strada, manicheista e puritana, che invoglia a stimare gli uomini con delle spaccature nette, quelli buoni, quelli che hanno rivoluzionato in meglio le nostre vite tutti da una parte, mentre i cattivi dall'altra, per giunta, basta veramente poco per finire collocati definitivamente nella parte sbagliata! 

No, mi dispiace ma non è così Cesare, Augusto, Carlo Magno o Alessandro non erano migliori di Stalin e non si sarebbero fatti molti più scrupoli al suo posto, soltanto il nostro giudizio su di loro è forse meno condizionato dalla propaganda avversaria, ma l'orrore di Stalin, se paragonato ad altri grandi della storia che consideriamo in maniera positiva, non fu nei mezzi ma nel fine.

Ma non è di questa divisione del mondo in bianco e nero che volevo parlare, anche perché spero che l'umanità,  o quanto meno una parte preponderante di essa, conservi ancora quella dose di maturità e buonsenso da fargli apparire discorsi del genere come abbastanza scontati. Quello su cui mi interessava  riflettere è un altro fenomeno che a questo discorso si collega, più precisamente volevo parlare di una delle tecniche adottate dai gruppi di pensiero interessati per fini ideologici o politici a promuovere questa visione in bianco e nero del mondo, tecnica che rischia a mio avviso, in un futuro prossimo di normalizzare, offuscandolo sotto spiegazioni pseudo razionali, questo sentimento manicheo agli occhi dei più; difatti in un epoca ipermaterialista come la nostra per spiegare razionalizzandole cose come la cattiveria e la malvagità, che stanno dietro le nefandezze dei fatti su cui si vuole fornire una reinterpretazione, nel giudicare i moventi dei personaggi coinvolti, si fanno diagnosi di pazzia o comunque di instabilità mentale con estrema facilità e leggerezza, ma lo voglio ripetere e nel farlo rilancio:  non fu la pazzia a far fare a gente come Hitler o Stalin (ma anche Truman)  quello che hanno fatto, ma il cinismo politico,  amplificato come mai prima dai progressi raggiunti dalla tecnica. Per capire questo bisogna rendersi conto di come con le dovute proporzioni, causate dalle tecnologie delle differenti epoche, le nefandezze compiute da uno Stalin per raggiungere i propri obbiettivi non si discostano poi di molto da quelle compiute ad esempio a suo tempo da un Giulio Cesare nelle Gallie, le uniche differenze tra i due statisti sono temporali e culturali, di fatto mentre Cesare e per noi un padre della nostra civiltà, Stalin né è nemico, ma già in Russia che ai tempi ne fu la prima vittima le sue colpe nel tempo stanno sempre più venendo ridimensionate nel mentre che vengono enfatizzati i meriti, così come in america ancora oggi sono ben pochi quelli che accusano Truman per le bombe atomiche sganciate su un Giappone esausto, insomma: benché sia vero che la storia la scrivono i vincitori, quest'ultimi (e i loro successori)  devono avere il buon gusto di non pretendere la camicia di forza per gli sconfitti.

Dovrebbe fare riflettere il fatto che Proprio nel nostro tempo, impregnato di politicamente corretto e "woke culture"  si faccia un così largo uso di una strategia del genere, verso chi si considera un nemico, continuando a perpetrare questo madornale errore di valutazione. Dal canto mio ho fatto tesoro della lezione di Roma; cioè prendere il buono senza badare da dove esso arriva, fosse anche questa ubriacatura che si sta facendo largo in tutto il mondo ad influenza americana e benché ci sia davvero poco da imparare da questa corrente di pensiero, una lezione possiamo trarla  pur da essa: questa lezione è che, senza risparmiare il biasimo per certi eccessi raggiunti, come ad esempio l'ideologia gender, bisogna però riconoscere che hanno qualche ragione, quando alla luce delle nuove scoperte sulla psicologia umana, affermano che la normalità non esiste, lo standard quando si parla di comportamenti e sentimenti umani è una pura illusione, perché ad indagare approfonditamente nessun essere umano corrisponderà mai al 100% al concetto di normalità che si raffigura il senso comune anche in questo campo, specialmente in questo campo, la realtà si discosterà sempre e non di poco dall'ideale. Tutti noi abbiamo qualche mania o paranoia, su cui volendo si possono fare ricadere le cause delle nostre colpe.


Perciò per favore la prossima volta che si giudicano le mostruosità che gli uomini sono capaci di commettere contro altri uomini, non diamo corda a questa distorta visione del mondo, evitiamo di tirare in ballo cause alienanti (e facendo ciò separandoli da noi) come la pazzia e parliamo piuttosto di cose come cinismo, sete di gloria, forti ideali, opportunismo e ragion di stato, cosi, nel giudicare i grandi della storia, non correremo il rischio di fermarci soltanto ai loro crimini, ma riusciremo a valutare anche le finalità che li hanno spinti a perpetrarli e soprattutto il valore ideale che quei fini hanno fatto fiorire, che dopotutto al povero Spartaco a punirlo per le sue malefatte ci hanno già pensato i romani con interessi extra visto che è stato crocefisso, non vorrei correre il rischio che adesso i nuovi paladini dei diritti umani e dell'inclusivita, scioccati dalla sua "feroce follia" così poco tollerante, si mettano in testa per cancellarne la memoria di buttarne il corpo e la storia che rappresenta in una fossa comune. 

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