lunedì 19 luglio 2021

Vaccini contro le cazzate

Prima la colpa era di chi correva solitario  al parchetto o in spiaggia.


Poi di chi dopo i mesi bui si è concesso una vacanza.


Dopo ancora  la responsabilità è finita sugli  studenti e i giovani in generale.


Adesso tutti a prendersela con i novax, dimentichi che quando si registravano 800, OTTOCENTO MORTI al giorno, i nostri governi erano troppo preoccupati da nefasti calcoli geopolitici ed economici per valutare altre opportunità, e modelli di distribuzione  vaccinali… 



Onestamente vorrei chiedere a tutti gli esperti d'odio di quando verrà il turno di prendersela con i veri responsabili di questo disastro; cioè chi ha ridotto il sistema sanitario in questo stato: La politica ultraliberista di; cito a caso: FORZA ITALIA, IL PARTITO DEMOCRATICO, LA LEGA NORD, nonché, tutta  la classe politica nata con la seconda repubblica, per restare in casa nostra.


Purtroppo penso di sapere la risposta: MAI


Infatti mentre scrivo, nella mia città si festeggia da un'anno per l'approvazione del progetto per "l'ospedale nuovo" che come ci spiegano gli esperti:  "è più piccolo di quello attuale, ma questo viene fatto, in previsione delle nuove capacità tecnologiche già in atto, che richiedono un minor numero di posti letto" e tutto ciò, non sto scherzando, veniva  detto seguito da applausi e festeggiamenti,  intanto che i rianimatori sommersi di malati di covid, scegliessero chi salvare e chi lasciar morire per mancanza di posti disponibili,  se state pensando che questa cosa sia una leggenda e che in realtà non sia mai successa; lasciatevelo dire siete degli ingenui. 


ADESSO PRENDETEVELA PURE CON CHI NON  SI VACCINA PERCHÉ FA NASCERE LE VARIANTI, senza pensare che ci sono miliardi di persone che essendo povere non interessano alle case farmaceutiche e li non spinge nessuno per una vaccinazione a tappeto, eppure vi ricordo che fino all'altro ieri la variante chiamata "delta" si chiamava INDIANA CHIEDETEVI PERCHÉ. 


IL COVID19 COME TUTTE LE CREATURE BIOLOGICHE SEGUE LEGGI PROBABILISTICHE ED EVOLUZIONISTICHE, NON CAZZATE PSEUDO SCIENTIFICHE. 


questo vaccino in termini di immunizzazione è stato un fallimento, in primo luogo perché non ci sono stati i tempi tecnici per produrne uno più efficace,  in seconda perché con una distribuzione carente ed egoistica, ultimo atto di una gestione quantomeno "fantasiosa" dell'emergenza su scala planetaria, si sta dando tutto il tempo al virus per adattarsi, ma questo non su scala continentale ma appunto GLOBALE, adesso si sta cercando di scaricare le colpe.


SCUSATE MA IO NON CI STO, VISTE QUESTE PREMESSE, CHI NON SI VACCINA HA TUTTE LE RAGIONI PER ESSERE DIFFIDENTE 



TUTTA LA COMUNICAZIONE RELATIVA ALL'EPIDEMIA DI COVID VERSO LA POPOLAZIONE È STATA GESTITA COME IL RESTÒ, CIOÈ  IN MANIERA TRUFFALDINA E PRESSAPPOCHISTA, ED ADESSO QUESTI STESSI SIGNORI STRILLANO CONTRO I COMPLOTTISTI.  



Ps

Il virus non è un demone assiro che vive dentro il nostro corpo. Se siamo vaccinati e non replichiamo il virus non possiamo nemmeno trasmetterlo, se lo trasmettiamo vuol dire che il virus si replica benissimo anche in chi è vaccinato,  il virus non è  l'alone viola di una celebre e nefasta pubblicità progresso di qualche decennio fa, attenzione ai memi che magari suonano bene, ma diffondono PALESI CAZZATE. 


PS 2 

no questo non è un post no vax  è  un post: NO COLONNA INFAME. Sulle cose serie non ci si schiera per tifo.

Una passegiata tranquilla

Il caldo estivo si era attenuato, fuori c'era una leggera brezza più fresca della norma, chiaro indizio che nei dintorni aveva tempestato, ma li con il cielo appena punteggiato di nuvole bianche, grassocce e dall'aria bonaria; della tempesta si risentivano solamente i vantaggi, quel venticello allegro e rinfrescante che invitava alla camminata per l'appunto.



Walter Donelli non era tipo da lasciarsi sfuggire simili occasioni, tanto più che da quando cinque anni fa era andato in pensione, aspettava quasi con la stessa ansia del suo cane la quotidiana passeggiata serale tra i campi, pazienza se oggi era più presto del solito; Buck, il suo meticcio non era tipo da protestare per questo genere di cose. La casa di Walter era una cascina ai bordi del paese, fino all'anno scorso, prima della malattia faceva un effetto veramente grazioso, adesso ad essere onesti iniziava a mostrare qualche segno di trascuratezza, Comunque solo un occhio esperto avrebbe scorto la cosa. usciti fuori della proprietà e proseguendo verso sinistra, dopo poche centinaia di metri sulla provinciale, per fortuna poco trafficata, visto che non c'era un vero spazio  riservato ai pedoni,  c'era la diramazione che si inoltrava per i campi. In ogni caso traffico o meno Buck, era un cane sveglio, sapeva ben stare a bordo strada e appena sentiva il rumore di un mezzo per precauzione si ficcava sulla parte erbosa della carregiata. Per quanto riguardava Walter, lui rispetto a Buck era meno tollerante per chi  percorreva la strada a spronbattuto, però conscio che la divinità più in auge del periodo fosse la velocità, si era rassegnato alla cosa, e da stoico aveva ben compreso che se si  voleva uscire incolumi da quel tratto di strada, piuttosto che dar fiato alla bocca in inutili rimbrotti, era molto meglio tenere le orecchie ben aperte e stare accorti ai rumori dei veicoli in avvicinamento.  



A Walter piaceva quel sentiero, che anche se solo in apparenza; appariva solitario e raccolto.  In realtà lo sapeva benissimo anche lui da forestiero, quella stradina sterrata era la vera arteria economica del paese, portando come faceva ai campi delle famiglie più facoltose della comunità, nonostante questa sua importanza,  però la stradina appariva placida e di poche pretese, forse perche conscia meglio dei paesani e dello stesso Walter della sua piccolezza, se rapportata a scale piu adatte alla vastita del mondo. In ogni caso imboccato il bivio dalla provinciale il sentiero della sua, proseguiva per qualche chilometro, per poi perdersi nei campi aperti, però per quei pochi chilometri che lo componevano era una strada abbastanza pittoresca e piena di vita; ad ogni pozza d'acqua c'era una rana, su ogni albero, sul piu misero cespuglio, cantava un'uccello, ed in mezzo all'erba una vera metropoli ricca di formiche, lumache,  chiocciole  ed ogni meraviglia che la natura ha saputo produrre, per quanto riguarda le specie vegetali poi... è incredibile di come quel verde che ad un primo acchitto sembra spoglio ed uniforme, riveli in realtà ad un occhio più accorto una sconfinata diversita… si! Quella stradina, almeno per chi come lui provenendo da fuori, non aveva l'occhio stanco al paesaggio,  appariva proprio meravigliosa e varia ad ogni stagione: d'autunno tutto sembrava  spoglio e sfinito, come due amanti dopo l'amplesso, troppo pochi erano in verità gli alberi, per ingannare gli occhi grazie ai  colori infuocati di quella stagione, di quanto in realtà la terra fosse stanca e bisognosa di riposo. In inverno invece tutto appariva tetro  e nebbioso, l'ambientazione ideale per certe novelle gotiche, da appassionato del genere quale Walter era gli veniva facile immaginarsi  specialmente dopo una nevicata, che in realtà le vicende del dottor Frankenstein e della sua creatura si fossero svolte nei paraggi.  ma in primavera! Come si trasformava il tutto, è incredibile come la natura anche in un ambiente cosi fortemente antropizzato riesca a sfruttatre anche i cantucci  piu minuscoli per manifestarsi  e rivelare la propria forza, e cosi se i campi iniziavano ad apparire ben lavorati e pronti per la semina, i margini a ridosso del sentiero erano ricolmi di denti di leoni, camomilla, margherite, viole e ancora un infinita di erbe selvatiche . Dall'altro lato poi il trionfo del selvaggio era completo! infatti confinando il bordo strada con un canale; il consorzio deputato sia alla sua bonifica, che alla manutenzione dei bordi addiacenti ,  era molto propenso ad assolvere i suoi doveri il minor numero possibile di volte è  perciò  prima  che  il consorzio sudetto si decideva ad inviare una squadra a tagliare  erbe, erbacce e cespugli, questi avevano tutto il tempo di raggiungere le dimensioni che più gli aggradavano. 



Ma il periodo che piu stimolava Walter a percorrere quella strada era indubbiamente l'estate, verso il suo finire, quando la frenesia della primavera era passata e sia il mondo vegetale che quello animale, nonche quello dell'uomo, adottavano ritmi piu calmi e sereni. L'estate, che vedeva il tripudio di colori dei fiori diradarsi, ed a loro posto comparivano frutti placidi ad ingrassare il loro contenuto di semi e dolcezza  al sole, che benché ancora caldo, anche lui sembrava venire a più miti consigli ed accettare una tregua smettendo di tirannegiare sul mondo, ed anche il cinguettio degli uccelli si era oramai placato; non più quei versi assordanti che non concedevano riposo alle orecchie cosi avidi di cibo ed attenzioni, ma il gracchiare incerto, quasi timoroso a chiedere conferma ai genitori se era già giunto, davvero cosi presto il tempo di spiccare il primo volo. Anche il ritmo degli insetti, dei grilli e delle cicale in particolare, che proprio in quelle ore iniziavano il loro frinire si faceva più disteso.


Un discorso a parte merita il lavoro dell'uomo; lì nello specifico i campi erano coltivati a mais, ormai si era agli sgoccioli e mancava poco alla trebiatura, ma in quelle poche settimane in cui ancora i fusti di mais potevano alzarsi cosi in alto, passato il senso di monotona oppressione dei primi tempi, quando quei campi tutti uguali angosciavano l'animo, adesso quei campi immensi sembravano foreste selvagge ed impenetrabili ed anche grazie all'aiuto della fantasia, nonché a quello di Buck, che proprio oggi fiutava ossessivamente verso le piantaggioni, il tutto pareva promettere chissa quali avventure, quali prodigiose  cacce,  se fidandosi di queste suggestioni walter accettasse di lasciarsi  guidare  per quei campi fitti.


Fu proprio nel mezzo di quei pensieri, che il mostro uscì dal  mais dove era acquattato e con rabbia feroce si diresse verso Walter e inizio a sbranarlo, lui non ebbe il tempo di reaggire, troppa era stata la velocità del demone, che gli concesse forse solo il tempo di aver paura. L'uomo in mano teneva il guinzaglio di Buck, dopo un breve strattone, ormai prive di vita, le dita mollarono la presa, il cane emise un ringhio e si preparò ad attaccare la cosa, ma dopo un attimo di esitazione, intuendo che la bestia aveva ultimato il suo pasto e non era ancora sazia, emise un guaito di paura e voltandosi scappo via verso casa, veloce come mai prima di allora. 


giovedì 15 luglio 2021

L'incubo in attesa. racconto breve


Sciocchezzuola breve che è nata per rispondere ad una domanda: 

Cosa fanno i mostri nel tempo libero? 


Mi si perdonino gli errori da cafoni quali sono, hanno creduto di essere bene accetti in una pagina che racconta di orrori. 

Io sono il male. L'orrore demoniaco che si rifugia nelle tenebre in agguato, pronto per carpire le vostre anime.

Io sono lo spirito malvagio che intuite dimorare nelle vecchie case, che avvertite al crepuscolo in fondo alla via decadente, nei cimiteri. Gioioso testimone, dell'effimero tempo delle cose umane.

Io sono il mostro!, l'assurdo!, l'irrazionale!, sono ciò che produce i rumori nella notte, i fruscii e lo stridere indecifrabile che vi arriva labile ai timpani, trasportato dall'aria fetida,  mia complice  maligna.  Sono quel rumore nel silenzio a cui tendete l'orecchio, speranzosi di non udire nulla.

Io sono l'ombra intravista che nelle camminate autunnali tra le campagne o lassù nei boschi vi fa voltare di scatto, e ancora tremanti vi invoglia a benedire il Dio a cui indifesi, perché sazi non credete,  per la bontà  che vi ha dimostrato quando voltandovi impauriti, non avete scorto nulla.

Si! Io sono il terrore, il vostro compagno da bambini, l'amico indesiderato che vi raggiunge in solitudine e fa acuire i vostri sensi, sono quell'alito di vento che si beffa della finestra chiusa, per infrangersi sulla vostra schiena,  e che lasciandovi un brivido sulla pelle, vi abbandona  lì impietriti a desiderare di non percepire più nulla.  

Io sono i vostri brutti sogni, la causa dei sudori freddi e delle urla interrotte.  Io sono tutto ciò, ed anche molto altro, perche  sono le vostre inconfessabili paure, la chiave che disvela i vostri più  turpi desideri, io sono la bestia!, e vivo nell'angolo più buio del ripostiglio, lì dove avete pudore a indirizzare gli occhi. Ormai lo avrete capito;  io sono: il demone dell'armadio. 

Il mio mestiere nonché gran spasso è  rinverdire le vostre paure, specialmente nelle notti lugubri o nei giorni ugiosi, in amicizia vi confesso che é con estrema gioia e premura che mi appresto a questo compito, facendo cose come;  farvi udire quel suono sinistro nella stanza, appena un attimo prima che voi entrate e vi accingete ad aprire l'anta, oppure quel flash che intravedete di sfuggita non appena coricati vi decidete a chiudere gli occhi e che di già tutti tremanti vi costringe subito a dischiuderli, ed è  sempre opera mia quando sussultando credete di scorgere una faccia alla finestra del terzo piano. senza false modestie lo ammetto,  sono un maestro, specializzato in cose del genere, un vero artista! Però credetemi! Nonostante tutto questo, nonostante mi nutra dei vostri fremiti,  sono un vostro amico fidato, perché io sono colui che vi accarezza e vi fa palpitare il cuore, che anche nei momenti di maggior esaltazione vi trattiene, e vi ricorda che siete mortali. Perché io sono paura, io sono nato con la vita e senza di essa non sarei nulla, e la vita in tutta la sua indecente abbondanza, che da giustificazione al mio essere, ed è la vita che benché torturandola,  cerco di trattenere in questa realtà.

Eppure confesso che la mia esistenza non è in fondo così un grande spasso, anzi in realtà e assai banale: per controvalore a quegli attimi di sublime estasi il resto del mio tempo sono sempre solo, dannatamente solo, dimentico ad occhi che amano la luce, ad aspettare per infinite ore, chiuso nel mio anfratto, a bramare la vostra compagnia, specialmente nei giorni d'estate. 

Non oso rivelare, in quel tempo quali tormenti!, ad agognare  che la maledetta luce si rassegni all'assurdità dell'universo e ceda, finalmente sfinita il passo alle tenebre. In quei momenti giuro, ho persino pregato che uno di voi altri, fosse anche il più  misero e pavido,  venisse fiducioso verso il mio nascondiglio e che prendendomi per mano e consolandomi, mi spiegasse che lì fuori non c'è niente che possa farmi male, e sempre tenendomi stretto mi inviti ad uscire dal mio tenebroso eremo, e mi spieghi che il mondo del reale non è  nemica del mistero, del immagginato, del ignoto...

Però poi… finalmente il buio... Ed eccomi, allora, rinvigorito agettare via questi pensieri, queste deboli sciocchezze, pronto in agguato che qualcuno si avvicini e sia ben disposto a percepirmi...

Anche noi abbiamo un' esistenza, una storia… cosa credete! E la nostra esistenza non e solo l'estasi suprema di carpire un cuore palpitante, non e solo l'infinita noia ad aspettarvi per ore, giorni, anni! Non e la squallida delusione quando qualcuno di voi si avvicina troppo indaffarato, troppo preso per sentirci. La nostra esistenza è  anche molto altro.

Appena venuti al mondo per noi maligni la vita é bella; subito dopo trovato un armadio sicuro nel quale rifugiarci, passiamo quei momenti a macchinare straordinari piani per terrorizzare voi altri. Non che questo periodo non comporta qualche rischio, anzi! Molti giovani della nostra genia, travolti dall'eccitazione si rifugiano frettolosi in armadi ormai inutilizzati, così soli, sono destinati ad avvizzire, in una trepidante attesa, destinata a non esser soddisfatta.

Però se il colpo va a segno quale meraviglia!  Che anni fantastici quelli… quanti salti e sussulti, gridolini striduli e vero e prorpio pianto che instancabilmente noi vi procuriamo, purtroppo voi piccoli, mortali umani, vi abituate così presto a tutto, che così  per noi diventa sempre più dura terrorizzarvi  e salvo quei primi momenti senza fatica, dobbiamo spremerci fino all'osso per portare a segno i nostri scopi, fintanto che nulla più vi scuote, troppo duri e rotti ad ogni emozione, per ormai  cogliervi di sorpresa. 

Perciò non ci resta che diventare come parassiti ed approfittare di ogni vostro attimo di smarrimento e di debolezza per trascinarvi con noi nel mistero e nell'incubo. Ma man mano che il tempo passa  anche questi momenti si fanno più radi, imparate in fretta voi i nostri trucchi, che del resto  troppo presi da voi stessi come siete ignorate senza nemmeno farci caso, in quel tempo non possiamo fare altro che aspettare, aspettare  che una nuova generazione di voi altri ripopoli le vostre fila, ma non tutti noi abbiamo questa tempra.

Allora alcuni della mia razza perdono se stessi, e per rinvigorirsi,  per soddisfare la tremenda fame, smettono di cibarsi della sana  paura, la paura ardimentosa. Così si rivolgono ai rimpianti dei vecchi ed al terrore che molti di loro hanno di morire, ma questo è un cibo malsano che guasta chi se ne nutre come chi lo coltiva.

Io per mia fortuna  sono un "maligno medio" la mia esistenza tutto sommato può considerarsi fortunata benché non mi sia capitato di finire in un armadio di lusso destinato a servire per chissà  quante vite per quanti secoli..., ho trovato una dimora confortevole ed ho avuto la gioia di torturare sia i miei padroni che i loro figli ed infine i loro nipoti.  Passati questi tempi, ancora adesso, qui riposto in soffitta, posso nutrire  la speranza di non venir dimenticato finendo assieme alla mia casa come cibo per tarme, ma essendo le quattro assi che compongono la mia magione di un minimo pregio, posso permettermi di credere che un qualche revival di mode passate, mi pongano in condizione di godere delle paure di una, forse addirittura di due nuove generazioni. 

Ed e cosi che qui  riposto  aspetto. Aspetto che qualcuno di buona volontà si decida a prendere queste vecchie tavole e gli dia  una verniciata, e li sistemi in un angolo favorevole della casa. ed allora io riuscirò ancora col favore della notte a insinuarmi tra i loro pensieri e farli sussultare, allora io sarò pronto a ricordare a voi scimmie simili a Dei la vostra mortalità, la vostra  finitezza…

Immagino che adesso, povere bestie, vi stiate chiedendo perché un essere così potente come io mi illustro, non trasmigri semplicemente, in un luogo più consono al mio status. Poveri stolti umani, ancora non avete capito quello che è così lampante ai vostri occhi, che nonostante la vostra stoltezza rinvigorisce i vostri cuori, l'elemento che vi da gioia e vi fortifica e che così tenete poco in conto: la luce.

È la luce il catalizzatore delle nostre paure, la luce che come un cane da preda ci scova dalle nostre tane senza darci tregua,  perché essa  è  ciò che disvela la realtà, la realtà  che ci fa troppa paura, troppo orrore. Ciò che paralizza i nostri sensi e ci impedisce di avere  l'ardire di uscire là fuori, perché la realtà uccide sia le vostre che le nostre fantasie, la realtà ci misura, per quello che siamo, rivela i nostri confini e ci rende come voi:  finiti. E questo mi fa paura! Fa paura a tutti noi maligni, il dover uscire là fuori e fare i conti col reale, disvelato con la luce, ci terrorizza, perché la luce mostra il tangibile, la verità! E la verità è così terribile, così spaventosa, che preferiamo trascorrere tutta la nostra esistenza dentro il cantuccio di un armadio, e se il caso finire assieme a lui, piuttosto che uscirne fuori e fare i conti con essa. E voi poveri stupidi non capite che noi siamo demoni, demoni, che hanno rinunciato a tutto per non dover ammettere di non essere niente. 


lunedì 12 luglio 2021

In ginocchio, schiacciati dal quotidiano

Finita la grancassa degli europei, e le polemiche suscitate dal gesto di inginocchiarsi o meno, delle nazionali, polemiche che benché persone che stimo  ascolto e di cui riconosco i nobili ideali, non condividono la mia opinione, io continuo a considerare stupide e pretenziose. Non fosse altro per il semplice fatto che nonostante noi europei, in specie proprio noi italiani, ultimamente grazie al rimbambimento mediatico ci sentiamo tutti un po' come Alberto Sordi nel film: "un americano a Roma", certi contesti sono troppo legati al paese d'origine per essere esportati così volgarmente in giro per il mondo, in particolare, proprio  il gesto di inginocchiarsi che  vuole esprimere la duplice valenza di mimare la fine di George Floyd per soffocamento e in seconda battuta,  ma non meno rilevante chiedere perdono agli afroamericani da parte dei bianchi (a proposito  nessuno ha mai notato che non esiste il termine "angloamericani"?) Per aver costruito il paese grazie allo schiavismo.


A parte che trovo poco giusto di suo far ricadere addosso ai figli le colpe dei trisnonni, e che se la storia ci ha insegnato qualcosa è che se si perde il giusto mezzo le vittime sono fin troppo propense ad assurgere al ruolo di carnefici. In ogni caso riconosco che l'Italia ha molti scheletri nei suoi armadi, ma non mi risulta che il nostro precario benessere conquistato nello scorso secolo, sia stato costruito grazie alla schiavitù di neri, specie importati dalle americhe, semmai é il nostro declinio che viene puntellato anche dallo sfruttuamento di manodopera scura di pelle ( si sospetta africani, gente  poco di moda di cui  in realta non frega molto a nessuno) , come il poveraccio morto di sfinimento sotto il sole ( https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/06/25/brindisi-bracciante-muore-dopo-4-ore-nei-campi-sotto-il-sole-il-sindaco-vieta-il-lavoro-agricolo-dalle-12-alle-16/6241904) ma si sa c'è nero e ne (g) ro.


Se poi vogliamo soffermarci a parlare di "giustizia violenta" anche di quello se ci si accontenta di un basso e poco fashion indice di melanina il "made in italy" non deve invidiare proprio nulla; così su due piedi si può parlare di Aldrovandi, di Cucchi, o il casino di questi giorni sulle violenze nelle carceri, vergogna nazionale  che anche grazie alla vittoria europea presto scivolerà fuori dagli onori delle cronache, per farla breve, se proprio vogliamo fare gesti simbolici nel nostro caso penso che sia più opportuno mimare chi è ammanettato, oppure chi si piega a novanta gradi nell'atto di raccogliere pomodori sotto il sole per pochi euro orari….



Però non era di questo che volevo scrivere: in realtà il discorso che mi sta a cuore è un altro; oggi parlavo con una conoscente del come il suo titolare al minimo cambio di programma perda il controllo e' vada fuori di sé, in realtà su questo genere di eventi c'è poco da filosofare, capita a tutti che un imprevisto anche lieve coinvolga i nostri piani, direi che sono eventi del tutto banali, però è vero che sempre più gente non sopporta affatto questo genere di imprevisti, e perda la padronanza di sé di fronte ad essi, mia moglie per questa categoria di persone, di cui per sue vicissitudini personali ha grande esperienza,  ha coniato una definizione a mio modo di vedere geniale: " gente che non regge il quotidiano" .


Riportando questa espressione alla mia conoscente, riferendomi al suo capo, anch'essa cogliendo la veridicità dell'espressione ha contribuito, a mia opinione a chiarire meglio questo concetto, attribuendo l'origine  di questo comportamento alla stanchezza delle persone.


E anche su questo c'è poco da discutere, nella nostra società siamo così irregimentati che anche il minimo cambiamento rischia di far esplodere con infiniti contrattempi e fastidi, il meccanismo di cui facciamo parte, e per far funzionare questo meccanismo usiamo talmente tante energie che troppo poche ne restano per aiutarci ad assorbire gli scossoni del sistema. 


Con la scusa che la tecnologia ci risparmia fatica e tempo,  si richiede agli uomini di impiegare i propri sforzi su un numero sempre maggiore di compiti.  Per di più per  giustificare questo stato di cose si chiamano in causa le generazioni passate, ricordandoci di quanto quelle epoche siano state più grame per gli uomini del tempo  che ci vissero, stimolando in noi un fastidioso senso di colpa.


Trovo ingiusto chi applica questi metodi,   Intanto perché questo consumo di energie rispetto al passato, più che fisico é  psichico e se  anche meno tangibile e forse più pernicioso per "l'animale uomo"  in seconda perché la causa maggiore di tutto questo sconquasso é da attribuire al forse troppo repentino cambio di paradigma, di cui e stata soggetta la nostra specie; nel merito io ad esempio, possiedo un cane nello specifico: un bastardino Chihuahua , a mia opinione sarebbe ridicolo ed ingiusto pretendere da esso prestazioni simili a quelle di un lupo dal quale però indubbiamente discente, nel contempo però a discapito delle facoltà perse ha acquisito la capacità di comprendere quasi perfettamente le mie intenzioni nonché gli stati d'animo, da segnali quasi impercettibili, cosa che forse e più utile sia a me che a lui nel nostro relazionarci quotidiano . Per adattarsi a tutto ciò il cane ha impiegato più di diecimila anni, per  noi questo sconquasso  si è realizzato  in poco più di un secolo, forse per questo quello che serve è un po più  di comprensione verso noi stessi e un po' di tolleranza verso i nostri limiti, superabili senz'altro, ma con meno ansia di prestazione e ritmi più consoni con la nostra dimensione.


mercoledì 7 luglio 2021

Il culto del cargo


Durante la seconda guerra mondiale gli Americani, stanziati nelle isolette del pacifico per contrastare i Giapponesi, si curavano di ingraziarsi gli indigeni offrendo a quest'ultimi  molti e svariati doni per tutta la durata della loro permanenza. Una volta finita la guerra, andati via gli estranei ci si accorse che anche i generosi Dèi che questi avevano portato, erano spariti con loro. Fu così che gli abitanti di quei luoghi tecnologicamente primitivi, per ingraziarsi le divinità a forma di "uccelli di ferro" che lanciavano tutte quelle cose agli stranieri, e convincerli a tornare,  iniziarono ad emulare le pratiche dei forestieri, perciò  costruirono;  torri di controllo in legno, piste di atterraggio, caschi trasmittenti finti, ecc. una volta allestita questa messinscena, si misero ad imitare sacralizandole tutte le operazioni che i soldati dell'esercito Usa mettevano in pratica per prepararsi al lancio delle provviste e dell'equipaggiamento che lo stato maggiore si premurava di inviare. Naturalmente i risultati tra le due pratiche non  erano esattamente equivalenti… ma i nativi non demordevano, anzi erano convinti che impratichendosi nei culti sarebbero riusciti prima o poi a tornare in quella effimera età dell'oro. Tutto ciò è ampiamente documentato ed in antropologia e conosciuto sotto il nome di: "culto del cargo".

Sto scrivendo questo post, perché io sono convinto che questo tipo di atteggiamento non sia proprio solo delle società primitive, che tentano così di spiegare portandoli nel mitico, fenomeni che non riescono a comprendere, ma insito nell'anima umana, un meccanismo forse di difesa, utile ad impedire, quando le reali condizioni di vita di una popolazione peggiorano in maniera troppo repentina,  di scoraggiarsi eccessivamente guardando in faccia la realtà.

Per dimostrare la mia tesi, prenderò in esame un caso in corso; nello specifico un paese moderno, ma in declino come L'Italia,  e cerchero di mostrare  come la popolazione che vi abita, é impegnata in tutta una serie di pratiche e credenze utili solo a impedire loro di accorgersi di stare regredendo sempre più.


L'italia moderna é profondamente impregnata dal culto del " bel vivere" mito che si fonda principalmente su quattro pilastri:

  • Il buon mangiare

  • Il bel abitare

  • Il life-style  

  • La socialità degli abitanti 

Vediamo queste credenze più da vicino:


Il mito del buon mangiare é forse il mito più radicato e universale del paese, a renderlo così vivido ha concorso anche un turismo di massa provinciale, che anche se posto nella condizione di potersi permettere  il soggiornare all'estero, é completamente disinteressato a documentarsi sulle usanze culinarie del posto, cosi nei ristoranti locali spesso scelti in base al prezzo, ordina piatti in maniera semi casuale per poi naturalmente restarne delusa,  e per saziare lo stomaco si ritrova costretta a ripiegare sulla piu famigliare cucina italiana, in genere pizza. Essendo quest'ultimo un prodotto estraneo alla cultura locale è  disponibile ad un prezzo esoso ed è inoltre realizzato in maniera approssimativa, cosa che basta a convincere del tutto i nostri giramondo che: " come si mangia da noi…".  

In realtà in italia è come minimo dagli inizi degli anni 80 che "il mangiare" almeno a livello casalingo ha via,via cominciato  a declinare , da principio  a causa dell'arrivo del benessere repentino,  che non concesse alla cucina di "tutti i giorni" di evolversi gradualmente causando in molti strati di popolazione la morte della dieta mediterranea dieta sana forse ma poco gustosa ( ed è bene ricordarlo alle origini prevedeva i piatti di cui ci vantiamo quali; lasagne, tortellini, ragù; cassate, paste al forno, cotechini ecc. solo per le feste comandate e solo se l'anno era stato abbastanza generoso)   e l'introduzione di un gran numero di prodotti alieni, usati in modo spesso improprio  ed eccessivo, (le penne alla vodka sono i portabandiera di quel periodo, ma rispetto a certe porcherie che si trovano sui ricettari dell'epoca possiamo considerarle "alta cucina", visto che a parte certi eccessi almeno erano mangiabili)  in seguito le cose peggiorarono ulteriormente col crescere delle nuove generazioni. Questo fatto é facile da capire, e logico associare col cambio di ruolo che interessò  chi materialmente si occupava del cibo, cioè le donne, man mano che la loro vita lavorativa diventava  stressante e piena come quella degli uomini, e trovando in questi ultimi una categoria che vedeva motivo di vanto il non saper cuocere un uovo, non disponendo più tutto quel tempo da dedicare al cibo hanno dovuto per forza di cose rivolgersi verso pietanze  veloci/già pronte.  Perciò  a parte una minoranza fortunata che ha trovato un compagno/a che considera il cucinare un hobby piacevole , il resto della popolazione col tempo si è dovuta accontentare di pranzi veloci, insalatine e roba confezionata, concedendosi il piacere del buon mangiare soltanto nelle uscite del fine settimana, siccome però al pari del saper leggere e del ascoltare buona musica anche il mangiare bene é un qualcosa che va coltivato e raffinato col tempo, sono abbastanza convinto che ormai a mangiare davvero bene sono solo pochi fortunati, il resto si accontenta facilmente di un piatto ben presentato esteticamente in un ristorante modaiolo. A prova di quanto scrivo la facile breccia che in questi anni hanno fatto i vari McDonald's, kfc, burger king Starbucks, ecc.  soprassedendo per pietà su quei rulli compressori che sono stati gli all you can eat cinesi.

Adesso io posso capire che in città di grosse dimensioni e cosmopolite fenomeni del genere trovino mercato,  ma la colonizzazione da noi  e stata così profonda e pervasiva nonche così ben accolta che delle due una: o in italia mediamente si mangiava di merda, e  l'apertura di grosse catene straniere che almeno rispettassero degli standard minimi è sembrato un progresso, oppure i paesi d'origine di queste multinazionali ci hanno minacciato militarmente di rinunciare al nostro buon cibo per farci ingozzare di hamburger,  pollo fritto e pesce crudo.



Il mito del Belpaese, questo mito  ha origini illustri, si deve infatti a Dante il conio di questo termine, termine effettivamente appropriato almeno sino agli anni 50 del secolo scorso, però, tralasciando che in questi trecentomila anni il resto dell'umanità  non si é limitato a vivere nelle caverne, girarsi i pollici ed invidiare i bei paesaggi e le architetture italiane, ma qualcosina  per fortuna si sono ingegnati a farla anche loro!

Comunque  In ogni caso  L'italiano nell'ultimo cinquantennio si è impegnato a sfregiare il territorio in modo sistematico,  lasciando  all'incuria, all'abusivismo, ed alla mancanza del benché minimo gusto estetico, la facoltà di operare impunemente. Degli architetti,  che avendo la fortuna di abitare nel paese dei mille campanili  tutti diversi qual' è il nostro, che invece di provare a rinnovare una tradizione estetica millenaria creando qualcosa di unico, da provinciali quali sono hanno preferito scopiazzare lo stile internazionale, senza la minima mediazione culturale ed in completo spregio di quello che li circondava, ho già scritto. Degli abusi edilizi che deturpano il centro sud sono piene  le cronache, abusivismo fin troppo ben tollerato e approvato dai locali in nome "dell'arte di arrangiarsi". Confesso che da meridionale quale sono ho sempre trovato disarmante il bispensiero dei miei conterranei,  che magari intanto che ti invitano ad ammirare le bellezze locali, contribuiscono ad offenderle buttando immondizia  per terra.

 Per similitudine è come se un venditore di tappeti intanto che ti mostra la sua merce, si pulisce su di essa le scarpe sporche di melma, ma tant'è, da quelle parti la bellezza é data per così scontata, come cosa dovuta e di poco valore, che pochissimi si curano di preservarla, e così le strade di ogni ordine e grado sono talmente ricolme di rifiuti che l'intero meridione va assomigliando sempre più ad una pittoresca discarica a cielo aperto. 

Per quel che riguarda il nord la situazione e solo apparentemente migliore, riempito  di parallelepipedi grigi i quali unici standard da rispettare sono economicita e... basta! Da quattro mura prefabbricate messe li cos'altro potete pretendere, bisogna sbrigarsi e quel che conta è lavorare, lavorare e basta. pensare che cent'anni fa in questi stessi luoghi si sapeva costruire siti industriali, capaci di diventare patrimonio unesco, Nelle campagne c'erano case coloniche costruite da ignoranti(?) contadini che sapevano cosi integrarsi col paesaggio sia d'estate che d'inverno da sembrare formazioni naturali, generate all'alba dei tempi, tanto si intonavano con tutto ciò che gli stava intorno,  Adesso molte di quelle casette sono state sostituite dai denarosi figli di quei contadini da graziate e spigolose villette, dai colori sgargianti che stonano come una macchia su un candido vestito, e se si ha l'ardire di far notare la cosa gli arguti proprietari si comportano come quei giovanottoni che compratosi a caro prezzo vestiti sgualciti, pretendono di essere eleganti esibendo lo scontrino fiscale che prova quanto cari abbiano pagato quegli stracci.  Per non parlare dell' inquinamento spesso doloso…  che da nord a sud appesta l'ambiente. 


Il lifestyle, già che per esprimere questo concetto ci dobbiamo rivolgere a termini stranieri dovrebbe far sentire puzza di bruciato, riappropriandoci della nostra lingua e chiamandolo con  lo stile  di vita italiano che "il mondo ci invidia". Questo mito si divide in due tronconi:  lo stile di vita vero e proprio e il "made in italy" ( altro termine significativamente straniero), vediamo di descrivere i due tronconi singolarmente:

Il made in italy è quello strano fenomeno, per cui mettiamo per esempio un frutto che è nato e si è evoluto in sudamerica, per centinaia di migliaia di anni, come ad esempio il pomodoro, se importato, e fatto crescere in italia si viene a scoprire che tutta la sua storia evolutiva ed i suoi adattamenti non valgono niente e in realtà l'italico stivale é  il suo vero ambiente ottimale, dove grazie ad una minima variazione  si riescono a sfornare prodotti unici ed irripetibili, per i quali una civiltà,  come ad esempio quella cinese, capace di produrre lo stato dell'arte della tecnologia, nonché  terra natia di bestie quali il maiale ed il pollo, vegetali come i limoni le albicocche, le mele, ecc.  è  disposta a lavorare a salari da fame, in modo da  fornire a noi  il meglio che la tecnologia umana ha saputo produrre, in cambio dei suddetti pomodori. Sul serio!, almeno i piu furbi si sono buttati  su prodotti come gli  insaccati, e  sui derivati del latte dove almeno  c'è un lavoro di concetto, una filiera dietro, ma sul pomodoro… immagino che se i romani avessero scoperto il san marzano, il mondo non avrebbe dovuto rinunciare cosi presto  a quelle belle crocifissioni pubbliche. 

Per quanto riguarda lo stile di vita propriamente detto, l'italiano in realta è sempre di corsa, sempre in ritardo, é sempre incazzato, ha sempre cose serie e importantissime da fare,  però il locale culto del cargo impone di dire che la vita in italia non è frenetica,  anzi!, Quindi a difesa di ciò, qualsiasi indigeno scelto a caso é  pronto a giurare che la sua vita sarebbe bellissima  molto calma e rilassata, se solo il resto del mondo non fosse popolato da imbecilli di cui lui deve rimediare i disastri  per garantire il funzionamento di praticamente qualsiasi cosa, in pratica l'italiano medio si considera a causa delle mancanze degli altri, meno sostituibile di un chirurgo da campo subito dopo una violenta battaglia. Una mitologia del genere che tende a scaricare le colpe  di una vita infame sugli altri, naturalmente porta a provare rancore verso tutti indistintamente, perciò di conseguenza lo scopo principale di ogni italiano é cercare di restituire un po' dell' infelicità che lui crede che i cosidetti "altri" gli buttino addosso. Se in italia alla domanda "come va?"  Si risponde: "bene" possiamo stare quasi certi di esserci creato un nemico. Oltre  ciò é inutile girarci intorno il paese si sta impoverendo, la ricchezza é sempre più concentrata in poche mani, però cinquant'anni di machismo, con miti come quello:  "dell' uomo che non deve chiedere mai"  grazie anche all'ausilio  del rincoglionimento televisivo, ha convinto tutta la nazione che l'essere poveri  non é  un motivo per cui incazzarsi e mettersi a tagliare qualche testa, ma qualcosa di cui vergognarsi, da nascondere addirittura,  un punto debole di cui gli altri potrebbero approfittare.  Ed é cosi che si salta la cena per non  farsi vedere rinunciare all'Apericena.


La socialità, è inutile negarlo molti altri paesi che come noi si definiscono occidentali, sono più rigidi e restii ai rapporti umani,  infatti tutti gli stranieri di quelle latitudini rimangono estremamente stupiti dalla socialità manifestata dal popolo italiano, il guaio e che gli stranieri finite le vacanze vanno via e non hanno tempo di vedere che in generale, gli italiani come sono veloci a dare la propria amicizia, sono altrettanto rapidi nel toglierla, l'amicizia vera in italia è qualcosa di raro, che forse l'italiano proprio a causa di questa sua ipersocialità che lo accomua ai popoli mediteraneei, ricerca spasmodicamente per poi restarne deluso (o deludere). La verità è che gli italiani hanno pochissimi amici e sono pieni di conoscenti e colleghi, gente cui prima di fare un favore c'è da pensarci cento volte se si riesce a ricavare qualcosa indietro, prima che tentino di pugnalarci alla schiena.  Se non  credete a quanto ho scritto provate a fare un giro sui profili di persone a caso, iscritte in un social abbastanza grosso come Facebook scoprirete che la loro bacheca é piena di memi rancorosi dove si inveisce contro conoscenti e falsi amici che: giudicano gli altri, non si fanno i fatti propri, sparlano alle spalle, peccano di irriconoscenza ecc. 

Naturalmente come tutti i miti, come bene sa chi studia queste cose anche questi non sono propriamente campati in aria, anzi! Semplicemente descrivono una realtà passata, mitizzando tutto questo e ritualizzandolo; chi pratica questi culti spera in qualche modo  grazie a questo rituale magico di riportarlo  in vita. Al pari dei culti del cargo, temo però che non ci sia da aspettarsi grandi risultati.