martedì 30 dicembre 2025

Ancora sulla famiglia nel bosco

Ritorno al caso della famiglia nel bosco, ma non per parlare di loro. Come già chiarito, essendomi interessato al caso in maniera superficiale, penso di aver scritto già tutto ciò che di interessante potevo dire sull'argomento. Al massimo potrei smorzare l'ottimismo con cui chiudevo quel post: scrissi infatti che probabilmente alla fine per la famiglia le cose si sarebbero aggiustate e si sarebbe trovato un compromesso. Ahimè, non avevo calcolato che l'intervento di Salvini avrebbe polarizzato lo scontro. Così adesso sono scese in campo le tifoserie, che purtroppo per la famigliola non stanno solo sui social a sputare sentenze su persone a loro perfettamente sconosciute. Gente cui massimo traguardo della vita è stato aprire una pagina Facebook, che però pretende di spiegare agli altri qual è il giusto modo di vivere. Ma sono annidati tra la magistratura, gli ordini professionali, gli assistenti sociali, eccetera, Insomma in tutti quei settori che hanno vero potere decisionale sui destini di quella gente.


Volevo parlare invece di un articolo di Open che conclude con questo pistolotto moraleggiante: "Naturalmente il pensiero che tutti gli scienziati che si occupano e si sono occupati di minori abbiano descritto pratiche di educazione dopo aver studiato per anni e le procedure dei tribunali siano affidate a professionisti non sfiora neppure chi parla di «diabolici disegni» dei quali, come succede spesso nelle narrazioni complottiste, non ci sono però mai i nomi e i cognomi di chi li avrebbe fatti. Un classico."  Qui l'articolo completo.


Bene, questa chiusa è il sunto perfetto della babberia che ci ha colpito e si è fatta palese ai tempi del COVID, ovvero l'idolatria dell'esperto. In realtà trattasi di un male antico, da sempre nella società esistono caste che pretendono di essere ascoltate e decidere perché detentori del sapere: gli scribi, i mandarini, i sacerdoti eccetera. Così come da sempre esistono gruppi che per interesse o ignoranza sono pronti a sostenere queste istanze. 



Il fatto è che l'occidente anche grazie a un personaggio per altri versi detestabile quale Lutero, dovrebbe essere vaccinato contro questo genere di cose. Invece no, non abbiamo fatto in tempo a liberarci dei preti -- che, anche se cattolico lo riconosco, troppo spesso inorgogliti dalla consapevolezza di possedere la verità ultima, hanno preteso di dire la propria anche su quelle penultime -- ed ecco che si fanno spazio gli scienziati.

Meglio ancora, presunti tali, perché, chiariamoci, il termine scienziato nella nostra lingua individuava una ben specifica categoria, mentre ultimamente si sta usando questo termine per definire un gruppo abbastanza ampio di studiosi. Ma a voler essere precisi il più delle volte ci troviamo davanti a studiosi di discipline che semplicemente utilizzano, o millantano di utilizzare il metodo scientifico.

Ma non è solo questo il punto, il punto è che questo genere di persone, che pretendono che tutti tacciano, quando parla la Scienza (rigorosamente in maiuscolo). Così come i loro antenati non avevano capito la religione, non hanno capito cos'è la scienza. Con la differenza che mentre quelli ubbidendo ai preti, magari potevano almeno sperare nel paradiso, questi qui rischiano solo di dare troppo potere a chi potrebbe farne un uso egoistico. Non serve scomodare il "complottismo" come ingenuamente fa il redattore di open, per giustificare tutto ciò, basta ricordare la naturale tendenza di ogni forma di potere a conservarsi e perpetuarsi.

Già, perché se parliamo di "scienziati" o genericamente di "esperti", stiamo comunque parlando di uomini, i quali sono sempre vittime di tentazioni, ideologie e pregiudizio. La tentazione è quella di agire in malafede per interesse personale. Le ideologie non sono solo di credo politico, ma anche e forse ancor di più di convinzione scientifica; la storia della scienza è piena di scienziati poco disposti ad abbandonare vecchi paradigmi (e fruttuose cattedre) per adottarne di nuovi. Per quanto riguarda l'esperienza personale, per restare al tema iniziale, facciamo un esempio di fantasia: provate ad immaginare l'esperto che deve decidere sul caso dei bimbi nel bosco, se magari da piccolo, durante le vacanze estive, fosse stato costretto dai genitori a lavorare controvoglia nella fattoria dei nonni. pensate che genere di opinione potrebbe avere di questa famiglia, che vorrebbe vivere insieme ai figli in un bosco per tutto l'anno! 

Ma al di là degli uomini. E la scienza stessa che non funziona così, nessuno scienziato serio pretende di essere portatore di verità universali, lo scienziato al massimo, ha modelli che funzionano, il suo regno è quello della probabilità e della statistica. Lui è simile ad un nuotatore, che ad ogni tuffo si immerge sempre più in profondità dentro l'abisso, ma con la consapevolezza che mai riuscirà a toccare il fondo.


Questo vuol dire che non esiste verità? un'opinione vale l'altra e il relativismo ha vinto? No, certamente no, lo scienziato, così come il mandarino (l'uomo di cultura), e lo stesso prete, nel loro ambito sono strumenti potenti e quasi sempre affidabili. Il problema è che nessuna di queste categorie, (così come di nessun'altra) possono arrogarsi il diritto di avere l'ultima parola, nella maniera nel contempo specifica e universale. Chiunque invita esplicitamente ad affidarsi a loro, a "lasciarli lavorare" acriticamente, in realtà, sta cercando solo di addormentare le coscienze, e questa è una strada diretta verso L'oscurantismo, non verso il progresso. 



In foto Egas Moniz, brillante medico premio Nobel 1949, per il perfezionamento della pratica medica della lobotomia.


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