mercoledì 10 luglio 2024

Post-democrazie



Non di rado leggo definire personaggi quali Vladimir Putin, Recep Erdogan o Viktor Orban, con l'etichetta di dittatori, a cui spesso segue l'appellativo di fascista; come se tutte le dittature fossero fasciste. 
Ma siamo sicuri che le cose stiano davvero così? Tali personaggi sono realmente dei moderni scimiottatori del Duce?

Beh iniziamo col dire che non sono fascisti, benché questi tre leader in particolare si richiamino ad ideali cari alla destra, adottino spesso metodi autoritari e nei loro discorsi facciano frequenti richiami di tipo nazionalistico; il loro operato si discosta ampiamente dall'ideologia fascista, e in questa puntualizzazione non c'è nulla di controverso o eccezionale: dopotutto anche se è vero che il fascismo ha usato la dittatura come forma di governo,  non tutte le dittature hanno adottato il fascismo quale ideologia politica. E ciò mi sembra abbastanza evidente, se non ne siete convinti, per maggiori dettagli o chiarimenti provate a chiedere a Napoleone Bonaparte o a Silla, personaggi storici che sono stati sicuramente dittatori, ma non certamente fascisti.

Secondo la mia interpretazione, che cercherò di illustrare nel presente testo, non stiamo parlando nemmeno di dittatori, perlomeno non parliamo di dittatori nel senso in cui questo termine era inteso fino a ieri, nelle società contemporanee non c'è spazio per i totalitarismi stile XX secolo e cose simili.

Infatti a differenza di un dittatore propriamente inteso, questi leader non hanno la minima intenzione di rinunciare ad alcuno dei principi' (con annessi vantaggi) che contraddistinguono i sistemi democratici; la libertà d'impresa, uno stato di diritto,  diverse libertà sociali o civili, eccetera. Ma nello stesso tempo adoperano strumenti autoritari nella loro gestione di governo.

Non a caso, molti osservatori politici quando si riferiscono ai regimi instaurati da personaggi simili, parlano di "regimi ibridi". Ma a mio parere il termine è scorretto: utilizzando questa definizione si dà l'idea che questi personaggi abbiano creato una qualche specie di accrocchio mischiando fra loro concetti già esistenti. In realtà però nel riferirsi a questi governi, si sta parlando di qualcosa di completamente nuovo: più  precisamente si sta parlando di post-democrazie; la post-democrazia è un concetto sviluppato dal sociologo inglese Colin Crouch all'inizio del secolo, che con questo termine vuol definire un sistema dove all'apparenza tutte le istituzioni e le prassi che identificano un sistema democratico vengono salvaguardate, ma in realtà sono svuotate del loro reale potere, a favore del controllo da parte di elite economiche e politiche sempre più ristrette.


Ecco! Questi leader sono espressioni adattate al contesto  locale del fenomeno che viene definito: post-democrazia.

Non sono cose vecchie e superate come qualcuno potrebbe immaginare, rigurgiti di un passato in via di superamento, in realtà sono il futuro e quel che è peggio e che non né costituiscono la parte più inquietante.

Infatti come ho tentato di spiegare io nel mio piccolo, ma soprattutto, come spiega ad esempio Carlo Galli, che forse più di chiunque altro illustra in numerosi suoi saggi di come questa trasformazione dei sistemi di governo in post-democrazie stia riguardando anche noi italiani ed europei. E ci riguarda forse in maniera ancora più insidiosa: perché se i paesi che sperimentano questo tipo di post- democrazia in stile Russo, vedono il potere concentrarsi sempre maggiormente nelle mani dei propri leader, e tale dinamica si deve principalmente al fatto che lì le forze economiche sono ancora deboli e poco organizzate, qui da noi assistiamo al fenomeno inverso: con capi e istituzioni sempre più svuotati delle proprie prerogative e sostanzialmente diventati degli esecutori di decisioni altrui, nel mentre il potere reale va concentrandosi sempre più nelle mani di organizzazioni lontane e fumose, come il Fondo Monetario Internazionale, l'Unione Europea e altre mille e mille organizzazioni sovranazionali ancora piu oscure, che impongono vincoli che regolarmente scavalcano i parlamenti nazionali regolarmente eletti. In un precedente post ho cercato di spiegare questo fenomeno attribuendone in prevalenza la colpa al declino Americano, che sentendosi sempre piu minacciato, per riuscire meglio a gestire le sfide che lo attendono,  stringe le briglie non solo a sé stesso, ma soprattutto attorno ai propri vassalli, sottraendo loro potere e risorse. Qui al massimo potrei aggiungere che gli avversari degli Stati Uniti stanno sfruttando lo stesso fenomeno per tentare di assicurarsi una certa stabilità.

Per quanto riguarda noi, visto che la trasformazione è ancora in pieno svolgimento, le nostre società risentono di un certo malessere per questi cambiamenti. Tale malessere viene espresso con il calo di fiducia verso le istituzioni e la bassa affluenza alle urne, ma simili pratiche non possono fare altro che accelerare il fenomeno in corso, che come giustamente prevede Galli comporterà una sempre maggiore erosione dei diritti sociali, una concentrazione del potere, e una sempre maggiore riduzione della politica al suo aspetto mediatico, con i suoi capi trasformati in delle specie di mascotte, dei personaggi telegenici e carismatici ma privi di ogni vero potere.


Non penso che la post-democrazia sia l'ultimo stadio del processo, ma solo un passaggio intermedio. Benché alcuni segnali ottimistici mi fanno credere che la strada non sia già tracciata, e per questa ragione ci sono ancora speranze che le nazioni avviatesi su questo percorso, possano tornare indietro sui propri passi, specialmente paesi come quelli dei leader menzionati all'inizio, in ascesa in questo momento storico. Tuttavia temo che per le nazioni che non riusciranno a invertire la marcia,  la destinazione finale di tali processi sarà l'avvento di quel " neofeudalesimo tecnologico" teorizato da molti pensatori. Un mondo dove i grandi agglomerati economici, soprattutto quelli legati alle nuove tecnologie, gestiranno tutto il potere e la ricchezza e dove assisteremo a differenze sociali e stili di vita così talmente diversi tra le classi, come mai siera visto prima nella storia umana.

E se davvero giungeremo in quello stadio, beh, allora non restera che la speranza di un nuovo Rinascimento. Perché alla fin, fine, nella storia di nuovo si inventa ben poco e si preferisce riciclare.

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