mercoledì 24 luglio 2024

Ascesa e declino delle grandi potenze

Questo è il libro che ci fa capire il perché l'URSS fu il nemico ideale degli Stati Uniti:  un mondo "altro" percepito come ostile , ma al contempo tecnologicamente e economicamente sempre un passo indietro all'avversario, se non, almeno apparentemente nel periodo dello Sputnik, che non a caso provocò un tremendo shock. In sostanza una specie di spauracchio, in concreto incapace di nuocere, ma al tempo stesso utilissimo a tenere assoggettati quei paesi che grazie alla loro crescita potevano diventare una vera sfida per l'egemone globale (vedi Giappone) e rendendoli di fatto dei fedeli e ubbidienti alleati utili a garantire quella strategia del "contenimento" prospettata da George Kennan.

Altresì volgendo lo sguardo ai tempi nostri e il motivo per cui gli Stati Uniti guardano alla Cina con terrore. Sospetto che sia anche uno dei motivi per cui hanno deciso verso la fine degli anni 80 di puntare ancora di più di quanto stessero già facendo sulla finanza e l'alta tecnologia, accelerando così, per una beffarda eterogenesi dei fini, il loro stesso declino. 

Il libro è un po' lungo, ma la tesi principale è tutta nella prima paginetta introduttiva: 

" Questo è un libro sulla potenza nazionale e internazionale nel periodo moderno, cioè post-rinascimentale. Si propone di descrivere e di spiegare come le varie grandi potenze sono emerse e cadute, una dopo l’altra, nei cinque secoli trascorsi dalla formazione delle «nuove monarchie» in Europa occidentale e dall’inizio del sistema di stati transoceanico globale. Inevitabilmente, si occupa molto di guerre, specialmente dei principali, prolungati conflitti tra coalizioni di grandi potenze che tanta influenza hanno avuto sull’ordine internazionale; tuttavia non è un libro di storia militare in senso stretto. Si occupa anche di tracciare i cambiamenti che sono avvenuti negli equilibri economici globali dal 1500; ma non è, almeno non direttamente, uno studio di storia economica. Si concentra infatti sull’interazione tra economia e strategia, mentre tutti gli stati dominanti all’interno del sistema internazionale cercavano di incrementare il loro benessere e la loro potenza, per diventare (o restare) ricchi e forti.
 I «conflitti militari» di cui al sottotitolo del libro sono quindi sempre esaminati nel contesto del «mutamento economico». In questo periodo, il trionfo di una grande potenza, o il crollo di un’altra, è stato di solito il risultato di una lunga guerra combattuta dalle sue forze armate; ma è stato anche la conseguenza di un’utilizzazione più o meno efficiente delle sue risorse economiche in tempo di guerra e, ancora più alle radici, del modo in cui l’economia di quello stato è migliorata o peggiorata, relativamente alle altre nazioni principali, durante gli anni che hanno preceduto il conflitto vero e proprio. Per tale ragione, nell’ambito di questo studio, come si evolva in tempo di pace la situazione di una grande potenza è importante tanto quanto il suo comportamento in guerra.
 La tesi che sto per avanzare verrà analizzata molto più in dettaglio nel testo stesso, ma può essere riassunta così: La forza relativa delle nazioni dominanti negli affari mondiali non è mai costante, principalmente a causa dell’ineguale tasso di crescita tra le diverse società e i progressi tecnologici e organizzativi che possono avvantaggiare una società piuttosto che un’altra."

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