venerdì 22 ottobre 2021

Barbero e i barbari

Premettendo che trovo stimolante e legittimo ribattere con argomentazioni ad una tesi non condivisa. Ed al contrario trovo  quanto di piu vigliacco, autoritario e stupido ci sia, nel voler sindacare il diritto di una persona ad esprimerla, quando non addirittura attaccare la persona stessa per il solo fatto di averla esposta. Considerò questo tipo di attegiamento espressione della fragilita ideologica su cui si appoggiano certe idee e chi le sostiene, idee che rischiano di infrangersi al solo porsi domande non in linea con l'ideologia, indipendentemente dalla bontà o meno delle domande stesse.

Ho letto del nuovo attacco mediatico che sta subendo il povero professor Barbero, stavolta colpevole di aver osato domandare se fra maschi e femmine non vi sia qualche sorta di diversità (magari perche uno produce piu testosterone e l'altra più estrogeni o  ancora perche per forza di cose "lei"  essendo a piu stretto contatto con dei batuffolini pacioccosi, il cui unico scopo sembra trovare nuovi ingegnosi metodi per farsi del male, ha sviluppato  altre peculiarità  caratteriali, aggiungerei io), cosa che ha fatto andare su tutte le furie  il baraccone "radicale" al gran completo e in special modo le femministe moderne, categoria a cui spetta il solo merito di aver fatto percepire nel sentire comune, tutti i mestieri e ruoli generalmente svolti dalle donne come attivita di serie "b"  prive di vera dignità, le quali subito hanno identificato l'incauto professore,  come un agente del patriarcato, organizazione frutto di teorie complottistiche non debuggate a dovere e ormai impossibili da contestare, perche rapresentano un punto centrale di tutto il femminismo radicale, una specie di Emmanuel Goldstein,  a cui dare la colpa di tutti gli insuccessi di quei movimenti,  in modo d'evitare  una seria autocritica, che rimetterebbe in discussione i loro dogmi.

Peccato! Perche con onesta intelletuale poteva nascerne fuori un bel dibattito, ad esempio; qualcuno avrebbe  anche potuto chiedersi se non fosse il caso di cambiare le regole di un gioco fatto e strutturato dai maschi per i maschi, in modo d'adattarlo alle "nuove giocatrici"  ed alle loro specificità, in modo di valorizzarle a beneficio sia loro che della societa tutta, invece che offrire "premi di consolazione" come quote rosa e simili.

Però, visto il forte fanatismo ideologico (molto conveniente in maniera gattopardesca per la classe egemone) che c'è nell'aria meglio accondiscendere; se la natura notoriamente spendacciona, si è presa la briga di differenziare le specie in due sessi e se adesso questo modo di riproduzione escludendo i batteri è  lo standard de facto è solo per la perfidia del patriarcato che ha imposto la divisione solo per vessazione verso le donne. 

Temo che fra non molto nei nuovi manuali di psicologia verra inserita una nuova classe di disturbo: la perversione etero;  cioe la mania  di alcune persone di provare attrazione solo per il sesso opposto, insistendo che questo possieda differenze fisiche e psichiche che solo loro vedono.

Tornando seri, penso che il problema dipenda dal fatto che le persone, forse per un  incoscio senso di inadeguatezza a cui gli "ismi" di cui prima si scriveva non pongono rimedio, al giorno d'oggi dove si parla di diversita  vede subito anche una classificazione in migliori e peggiori,  da qui il bisogno di omologare tutto in standard conformi,  sfugge ai più  che si puo essere differenti  senza essere inferiori o superiori, in fin dei conti la diversita è  il segreto della vita su questo pianeta e non mi sembra,  al contrario del pensiero ideologico, che abbia prodotto cattivi risultati.

Ps per completezza riporto la risposta incriminata apparsa sulla "stampa" ( www.lastampa.it ): “Premesso che io sono uno storico e che quindi il mio compito è quello di indagare il passato e non il presente o futuro, posso rispondere da cittadino che si interroga sul tema. Di fronte all'enorme cambiamento  di costume degli ultimi cinquant’anni, viene da chiedersi come mai non si sia più avanti in questa direzione. Ci sono donne chirurgo, altre ingegnere e via citando, ma a livello generale, siamo lontani da un’effettiva parità in campo professionale. Rischio di dire una cosa impopolare, lo so, ma vale la pena di chiedersi se ci siano differenze strutturali fra uomo e donna che rendono a quest’ultima più difficile avere successo in certi campi. E’ possibile che in media, le donne manchino di quella aggressività, spavalderia e sicurezza di sé che servono ad affermarsi? Credo sia interessante rispondere a questa domanda”.

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