Innanzitutto per le persone morte. Non che uno che sceglie di fare un determinato mestiere certe evenienze non le metta in conto. Ma se un militare deve proprio rendere l'anima prima del tempo, spera magari di farlo da eroe, non certo per sfrattare tre individui semi deficienti, per conto di non so quale banca.
È proprio qui che sta l'altra cosa che proprio non mi va giù; davvero servivano una ventina di persone tra militari e forze di sicurezza, per buttare fuori dalla loro casa tre vecchi al limite della semplicità mentale? Si, avevano precedenti, avevano anche minacciato gesti inconsulti. Infatti l'operazione dove si è verificata la strage serviva per bonificare il casolare da eventuali pericoli. Ma ciò non invalida quanto voglio dire. Anzi lo rinforza. Tanto è vero che l'assedio alla casa dei Ramponi, invece di evitarla, ha concretizzato la minaccia paventata dai fratelli. Non sono un esperto di queste cose, e per giunta parlo col senno del poi, quindi magari questa è la procedura standard e non si poteva procedere altrimenti. Ma a pelle mandare una mezza brigata, per perquisire la casa di tre individui, con fragilità conclamate, mi pare una scelta poco lungimirante. Forse un azione meno appariscente sarebbe potuta essere più efficace, e in questo senso non penso vi fossero problemi di costi. Visto che comunque mandare venti uomini, alcuni appartenenti a reparti speciali, non deve essere stato proprio economico.
Che i tre stragisti non fossero delle volpi, non ci piove. Lo dimostrano i fatti; se così non fosse, avrebbero lasciato volentieri quella stamberga alle banche, invece di rovinarsi definitivamente, rovinando altre vite, potevano occupare qualche abitazione più moderna e confortevole, lasciata incustodita da qualche altro disgraziato come loro. Sicuro, avessero scelto questa strada si sarebbero sistemati rischiando molto meno.
Ma no! Lasciamo da parte sfoghi e polemiche. Questo non è il caso. Il fatto e che un certo buonismo impedisce di chiamare le cose con il loro nome. Ma allora come si fa a ragionarci attorno!
Intanto, i tre, se li si chiama deficienti, non è per insultarli, ma per sottolineare la mancanza del minimo senso pratico e della misura. Non stiamo parlando di gente cattiva ma di persone perse! Basta guardarli per dimostrarlo; vivevano in un ambiente culturalmente arcaico, probabilmente al confine dell'analfabetismo, anche per questa loro ignoranza, si sono lanciati in investimenti imprudenti, per poi indebitarsi con le banche. O forse sono stati proprio i guai con le banche a ridurli così; sempre in tenzione come animali braccati, apatici a tutto il resto. Attenzione, per tale esito, non voglio colpevolizzare le banche, non è che adesso il funzionario che concede i prestiti, può fare anche da psicologo e misurare il quoziente intellettivo, di ogni ipotetico cliente.
Però, invece sarebbe doveroso che la società consideri queste situazioni e in qualche modo le tuteli. Perche se è insensato e ingiusto che tre carabinieri finiscano uccisi con altri quindici all'ospedale, nell'espletamento del loro dovere. E altrettanto insensato che tre vecchi, alla loro età e condizione siano costretti ad abbandonare la loro casupola e il loro fazzoletto di terra, a causa di un mondo che pur potendoselo permettere non conosce pietà.
La questione non è facile, personalmente mi considero moderatamente libertario, mi parrebbe altrettanto orribile l'idea di uno stato che vieti a determinate persone la possibilità di fare ciò che gli pare con i propri risparmi. Ma con una povertà in aumento costante, casi di vecchietti che perdono la casa e si suicidano buttandosi dalla finestra, come quello di settimana scorsa. O di altri che invece fanno una strage come questo di cui stiamo parlando. Non possono essere fatti passare, come pur si sta tentando di fare, come episodi isolati.
Ne tantomeno, seppur anche questo si sta cercando di fare, si può indirizzare tutto il biasimo verso gli esecutori materiali di quelle azioni. Per restare al caso specifico: si, loro hanno piazzato e innescato le bombole, ma sono l'ultimo anello di una catena che ci riguarda tutti.
Ammettere che la nostra società soffre di queste fragilità, e raccontarle per quello che realmente sono, probabilmente non risolverà il problema, semmai situazioni come queste possano essere risolte. Ma resta comunque un passo nella direzione giusta. E ciò è importante, quantomeno per rispetto verso tutte le vite travolte da simili episodi.
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