venerdì 26 settembre 2025

Economia terminale

Qualche tempo fa, scrissi un post parlando di assicurazioni, denunciando come nel tempo questi contratti si fossero trasformati per i meno accorti in sistemi "spenna polli". 

Purtroppo quel post è stato preso solo come uno sfogo personale, un modo come un'altro per scaricare la frustrazione. Non era questo lo scopo. So benissimo che le assicurazioni sono polizze create con l'obiettivo di garantire i contraenti da rischi fortuiti e accidentali, non una specie di scudo che li proteggerà da ogni evenienza. Quello che raccontando le mie vicissitudini speravo emergesse è il fatto che il concetto di fortuito e accidentale, rispetto a soli vent'anni fa si è ristretto un pochino. 

Una volta, per il cliente era più facile farsi rimborsare se una pianta ti cadeva sulla macchina, senza per forza dover esibire una sfilza di perizie che dimostrino in primo luogo, che l'albero non esibiva segni di cedimento.  In secondo luogo che si, in fondo, un po' rincoglioniti noi lo siamo davvero.

Il succo di quel che con quel post volevo dire, è che il capitalismo si è trasformato, l'unico suo scopo adesso è fare profitto. Come è sempre stato, a ragione qualcuno dirà. Vero; ma la differenza sta nel fatto che adesso quel profitto, lo vuole a breve, brevissimo tempo, e poco importa se per raggiungere questo fine si rischia di tagliare i ponti col futuro.

Non ci credete?

Lasciamo perdere le assicurazioni.
Parliamo allora di tecnologia. Prendete aziende come Intel e IBM, due giganti del settore, un tempo bastava il solo nominarle, per trasmettere l'idea di innovazione. Bene, oggi IBM è quello che si definisce un'azienda zombi, cioè un'azienda troppo grossa per fallire, ma ormai irrimediabilmente fuori dal giro delle imprese che producono vera innovazione, resta solo un baraccone che si trascina per inerzia, da cui non aspettarsi chissà quali rivoluzioni. E Intel? Provate a leggere le ultime cronache, pare proprio avviata sulla stessa strada. Sapete perché? Per lo stesso identico motivo: per garantirsi ritorni più immediati, invece di concentrarsi sull'innovazione hanno preferito puntare sulla finanziarizzazione, in particolare sulla pratica del buyback ovvero investire sull'acquisto delle proprie stesse azioni, per mantenerne il prezzo alto. IBM addirittura aveva ceduto il proprio settore consumer, il più competitivo (e perciò più ricco di innovazioni) ad un'azienda cinese, la Lenovo.


Se dalla tecnologia ci spostiamo all'intrattenimento il discorso non cambia. Credo che dire che il mondo di Hollywood si sia inaridito sia un affermazione pacifica. Le idee originali si contano ormai su una sola mano, mentre siamo sempre più sommersi da film di supereroi, di sequel e di reboot .


Anche per i videogiochi il discorso è uguale. Ormai anche lì le cifre si sono fatte importanti e gli appassionati sono stati sostituiti da manager. E anche lì da tempo, siamo sopraffatti da grigi sequel che garantiscono pochi rischi e ritorni immediati.

Il discorso si può ampliare praticamente a qualsiasi settore dell'economia, comprese le specifiche, poco cambia. Giusto ieri parlavo con mia moglie (e se ne parlo è perché so che in molti vi si riconosceranno) di come il marchio non sia più sinonimo di affidabilità e qualità; devo davvero spiegare cosa sia l'obsolescenza programmata? Ma non è solo questo, anche comprare certi marchi alimentari oggigiorno non è più indice di garanzia, e che dire degli altri settori.

Un caso paradigmatico di quanto dico mi pare quello della Mercedes. Fino a non molto tempo fa industria simbolo della proverbiale affidabilità tedesca. Bene, proprio la Mercedes una decina d'anni fa nell'apice della sua popolarità ha dovuto fare una scelta: perseguire nella sua strada con motori e componenti sovradimenzionati che ne garantivano affidabilità e durata. Oppure abbassare un po' gli standard per rientrare in una fascia di prezzo che gli garantisse una clientela più ampia...

Naturalmente ha scelto la seconda possibilità. Seguita a onor del vero da tutte le altre grandi case tedesche.

Ma un sistema così, mi chiedo, può davvero funzionare? 
Senza dei parametri fissi, se non la legge che tutti vogliono ottenere il massimo offrendo in cambio il minimo. Ci può essere robustezza sufficiente a reggere un sistema economico complesso come il nostro? Guardate non è una domanda banale. Perché magari ancora riusciamo a capire se la bistecca che ci vendono al ristorante valga il suo prezzo o meno. Ma dubito che in molti riescano a fare la stessa cosa con il microprocessore che devono infilare dentro il proprio computer. E allora, allora senza fiducia vale la legge della giungla, e se la legge della giungla fosse sufficiente a creare civiltà. Ci avrebbero pensato già le scimmie.

Con buona pace di tutti i manager e gli studenti di economia, che mentre scavano la fossa, continuano a propagare il morbo da cui sono afflitti. 




Post scriptum 

Quanto detto può sembrare assurdo, addirittura contrario all'evidenza, se si pensa a quanti soldi spendano al giorno d'oggi le aziende per difendere la loro reputazione. 
Si questo è vero, ma il tipo di reputazione su cui le aziende sembrano concentrarsi oggigiorno è una reputazione di tipo etico-morale. Cioè alle aziende non interessa più di tanto farci vedere come sono bravi a costruire i prodotti che vendono. Ma piuttosto gli sta a cuore farci sapere quanto sono buone e rispettose; dell'ambiente, della diversità, eccetera. Insomma, pare quasi che alla industrie non importa poi molto dare l'impressione di essere costituite da gente che sa fare il proprio mestiere. Ma piuttosto di essere formate da gente con cui passereste volentieri una serata in compagnia.

Tutto ciò in linea col nuovo paradigma economico che si sta cercando di imporre per rivitalizzare l'economia dei paesi occidentali: ovvero le politiche green e la trasformazione dei beni materiali posseduti, in servizi. Paradossalmente anche la scarsa qualità di ciò che si compra potrebbe essere finalizzato a spingere i clienti verso questo nuovo modo di pensare. Se non fosse che queste cattive pratiche ormai sono troppo generalizzate, e tutto si riduce, come dicevamo all'inizio ad una questione di tempo. Quello che conta sono solo i risultati trimestrali. 

Per me è evidente: la colpa di tutto ciò è dovuta alla scomparsa degli imprenditori puri e la loro sostituzione con i manager, più abituati a analizzare dati, piuttosto che capire ciò che producono. Mi pare che anche di questo ho già scritto: il sistema si sta iper-specializzando nel realizzare profitti. È i sistemi iper-specializzati sono destinati a perdere di senso e implodere su se stessi, una legge da cui non si scappa.


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