In realtà da quando sono sorte queste correnti di pensiero l'unica vera vittima offesa è la legge della genetica, lei sì non rappresentata correttamente. Infatti qui come in molti altri film usciti di questi tempi a Hollywood non è raro imbattersi in personaggi di etnia palesemente diversa da quella dei loro genitori, la madre della protagonista del film ad esempio, e frutto di un "casting inclusivo". Peccato che un operazione del genere, invece di suggerire inclusione, insinua nello spettatore più di un dubbio sulla morigeratezza di certe madri.
Ma gli americani, si sa, al rispetto delle altre culture ci tengono ( o forse più probabilmente conoscono i propri polli), quindi oltre a infischiarsene bellamente delle leggi di Mendel, cosa hanno fatto per esprimere questo rispetto? Semplice: hanno preso uno dei personaggi e lo hanno messo a parlare giapponese per tutto il film. Secondo me, una scelta simile è emblematica di come una certa america interpreta il rispetto per gli altri: "una fastidiosa rottura di scatole".
Pensare che gli Stati Uniti erano il paese di Neuromante e Blade Runner, chi, a parte questi fanatici, che considerano gli scambi culturali, non come qualcosa che arricchisce ma come un'appropriazione indebita, che impoverisce chi ne è vittima, avrebbe inteso l'opera se non che, come un omaggio all'originale nipponico, se oltre ai personaggi americani, il film fosse addirittura ambientato in una Los Angeles o una San Francisco futuristica?
Ma l'aver dimostrato che il trattare certi temi in maniera ipocrita e ideologica, sia un ottimo sistema per raggiungere esattamente l'effetto opposto di quanto prefissato, non è l'unica lezione su come sono fatti gli americani che possiamo portare a casa da questo film.
Altrettanto interessante mi pare osservare di come Hollywood in un operazione di adattamento culturale sia riuscita a trasformare un'opera piena d'introspezione e di riferimenti filosofici. In uno spettacolare polpettone individualista e materialista, condito dalla solita paranoia contro il governo (un aspetto che in verità, considerati i recenti sviluppi in occidente, non mi sento di biasimare troppo): se infatti nell'opera originale, soprattutto nell'anime che ne è stato tratto, i personaggi sono usati come pretesto, per riflettere in maniera universale e astratta sulla possibilità che la coscienza possa esistere indipendentemente da un supporto fisico e indaga il significato di "essere" in un mondo dominato dalla tecnologia, dove l'aspetto materiale è solo un punto di partenza per discutere temi più profondi e immateriali, l'identità viene vista come qualcosa che trascende il corpo, una costruzione dinamica che si evolve attraverso le connessioni e le esperienze.
Nel film, questa complessità è in gran parte sacrificata in favore di una narrazione più concreta e facilmente comprensibile, legata alle emozioni e alla vendetta personale, l'identità di Motoko è spesso legata al suo corpo fisico (il "guscio") e al suo passato umano tangibile. La trama si concentra su aspetti concreti, come il recupero della sua memoria e l'origine del suo corpo cibernetico, riducendo il peso delle riflessioni astratte sulla coscienza e sull'anima. Questa scelta lo rende più materialista, sia nei temi che nella rappresentazione, riducendo tutto a una banale storia di accettazione di sé e ricerca del proprio passato.
Naturalmente, prima di scrivere questo post ho fatto i compiti a casa, percio so che i produttori hanno giustificato la loro scelta di semplificare l'opera per poter raggiungere un pubblico più vasto possibile. Ma resta il fatto che i giapponesi, con tutti i distinguo che questo tipo di media ha nella loro cultura, in un anime non hanno sentito questa necessità, mentre gli statunitensi in un film si, e anche questo mi pare significativo.
Infine come già accennato, c'è la concezione negativa del governo e delle organizzazioni governative che il film lascia trasparire, un altro aspetto su cui mi pare interessante soffermarsi:
Nel Ghost in the Shell originale (sia nel film del 1995 che nell'anime), il governo è presente, e ci sono vari riferimenti a conflitti geopolitici e alle dinamiche di potere ma non ha lo stesso ruolo esplicito e centralizzato come nell'adattamento.
Nel film c'è una chiara enfasi sul governo e sulle sue manipolazioni, con una rappresentazione piuttosto negativa delle sue azioni, in particolare nel contesto della creazione del corpo cibernetico della protagonista, Motoko. La figura del governo è spesso associata a segreti, inganni e abusi di potere, con un forte accento sulla sorveglianza e il controllo.
Sebbene molti critici interpretino questo spostamento di focus, attribuendolo alle nuove problematiche che l'adozione delle recenti conquiste tecnologiche hanno portato con loro, a mio avviso ciò ha fatto sì, radicalizzare il fenomeno, ma questa differenza è dovuta a motivi più antichi e profondi, ovvero, dipende da come gli statunitensi interpretano lo stato a partire dagli stessi padri fondatori, cioè come un intralcio se non addirittura un nemico delle libertà personali, da contenere il più possibile. In sintesi una volta deciso che bisognava semplificare il film, hanno preferito affidarsi a temi più familiari e congeniali alla cultura americana.
A questo proposito, un'ultima riflessione: Se si comprende questa forma mentis, non c'è da stupirsi se gli americani vedono così di malocchio i governi dittatoriali: se già un governo democraticamente eletto ai loro occhi appare come una coterie di interessi personali, che persegue propri scopi a scapito degli interessi degli individui, figuratevi cosa possono pensare di un dittatore, l'idea che indipendentemente dalla forma di potere un governo possa perseguire anche gli interessi del proprio popolo è un concetto a loro totalmente estraneo.
Un pensiero che dovremmo tenere a mente noi europei, che fino a poco tempo fa criticavamo l’America e la sua pretesa di fare lo "sceriffo del mondo", e che oggi, invece, in troppi sarebbero disposti a ricoprire il ruolo di "vicesceriffo", aiutando così a "esportare la democrazia".
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