Non molti anni fa, il semiologo Umberto Eco in una sua famosa uscita rimasta celebre, avvertiva del rischio con l'esplosione dei nuovi mezzi di comunicazione, internet in particolare, di un relativismo del sapere cioè diceva; grazie all'estrema democratizzazione dei nuovi mezzi di comunicazione l'opinione dell'esperto, del premio nobel, si può ritrovare fianco a fianco ed avere lo stesso valore di quella di un perfetto imbecille, la cui parola fino ad ieri veniva ascoltata al massimo dagli avventori del bar del paese dopo l'ennesimo bicchiere di vino.
Con la crescente diffusione dei social network, le parole di Eco assunsero quasi a profezia, ed è così che sempre più spesso, ci ritroviamo che l'interpretazione corretta di un evento viene oscurata e non riesce a farsi strada, sommersa com'è dalle interpretazioni più fantasiose e bislacche, ciò ha dato l'avvio alla nascita di centinaia di movimenti complottisti, spesso in antitesi fra loro stessi.
Quello che forse Eco non aveva previsto e di sicuro non avrebbe voluto, è che grazie a questa sua arguta battuta, sarebbe diventato una specie di padre nobile, di chi con la scusa che uno non vale uno, e che l'opinione di un esperto su un dato argomento ha più autorevolezza di quella del primo imbecille che scrive la sua, vorrebbe limitare la libertà di parola e sotto sotto la democrazia tout-court.
È bene ricordare infatti che il principio di autorità o quello di popolarità di per sé, non sono garanzia di affidabilità, se su un dato argomento l'opinione dell'esperto è probabilmente la più verosimile alla realtà, può sempre capitare che per abitudine, conformismo, o addirittura malafede la soluzione proposta sia sbagliata. L'ipse dixit latino oggi viene ricordato come un ostacolo al progresso, non come un vantaggio.
Ad ogni modo, come dicevo prima, sempre più spesso vedo in giro persone che per zittire l'interlocutore si appellano ad "autorità superiori" concetto che ad una più attenta analisi si riduce al sentire comune, argomentazione che di per se è una fallacia logica il così detto; "argumentum ad judicium" nobilitato da rimandi e citazioni come quella del Eco per l'appunto. Trovo pericolosa questa tendenza che maschera il conformismo e lo spirito gregario, ad una sorta di superiorità culturale, utile più che ad affermare la verità a zittire lo spirito critico.
E sebbene il diritto alla parola dovrebbe essere preceduto dal dovere di informarsi sull'argomento di cui si vuole discutere, bisogna ricordarsi che c'è anche il diritto/dovere di fare una riflessione critica su quello che si apprende, specialmente in temi dove la verità per sua natura non può essere che relativa, non possiamo infatti ridurre il saggio consiglio di non parlare a vanvera, ad un invito a non parlare e basta.
All'umiltà da un lato, di ricordare sempre che chi ha speso la vita su un determinato tema, avrà una visione più chiara e competente sul tema stesso, va affiancata dall'altro lato la stessa umiltà a ritenere possibile che ci siano strade che a prima vista erano sfuggite o altre ragioni e problematiche, correlate all'argomento che rendono preferibili scelte magari non ottimali per l'argomento in sé, ma vantaggiose in un'ottica più ampia.
Per parafrasare le parole di uno che di democrazia qualcosina ne capiva; le libertà di parola e d'opinione sono cose pessime, che ci costringono spesso ad ascoltare una serie infinita di sciocchezze, purtroppo le alternative sono peggiori.
Per tornare a ragionare su argomenti più terra, terra, volevo dire qualcosina sull'affaire prima Cacciari poi Barbero, due intellettuali sino ad ieri alla moda, di colpo squalificati, perfetti esempi di questo nuovo sistema per zittire in maniera colta.
Premesso per onestà intellettuale che le mie idee sul green pass sono se non simili, addirittura peggiori di quelle espresse dai soggetti in questione, volevo far notare come su di loro sia caduta la mannaia dell'accusa di parlare a sproposito senza che nessuno sia entrato nel merito delle loro argomentazioni, infatti le accuse che gli si rivolgono vanno dal: "non possono gli umanisti parlare di scienza", ad "in mezzo ad un emergenza non si possono guardare certe sottigliezze". Unica critica che si discosta dalla mediocrità, forse quella di Boniolo all'articolo di Cacciari-Agamben disponibile a questo indirizzo: https://www.scienzainrete.it/articolo/agamben-e-cacciari-sul-green-pass-tu-chiamale-se-vuoi-argomentazioni/giovanni-boniolo/2021
Dove si accusa i due filosofi di avere commesso svariate fallacie argomentative a sostegno della loro tesi, peccato a mia opinione che si sofferma troppo su questioni di forma più che di sostanza, correndo il rischio di cadere esso stesso in una fallacia, cioè quella di non riconoscere la ragionevolezza di una conclusione a causa di argomentazioni scorrette, tralasciando poi che l'articolo si pone sul filo del rasoio, rischiando di finire esso stesso vittima di una serie di fallacie, ad esempio: di fallacia ad personam quando subito all'inizio si afretta a specificare che uno degli autori è poco conosciuto a livello internazionale continuando poi, se non fossimo gia abituati ai toni gradevolmente leggeri e canzonatori dell'autore, col sospetto che tutto l'articolo non sia altro che una fallacia a ridicolo. In ogni caso come precisa verso la fine l'autore stesso la morale dell'articolo non discosta molto dall'argomento evidenziato in questo post visto che il tutto si puo ridurre al celebre motto di Ludwig Wittgenstein: " di cio, di cui non si è in grado di parlare, bisognerebbe tacere", versione un po' piu colta, e certamente più travisata della frase di Eco da cui siamo partiti.
Comunque dicevo tralasciando Boniolo, per quanto riguarda il resto delle critiche mi sembrano assolutamente scadenti e nonostante certe loro vedute siano lontane varie distanze dalle mie, i due personaggi in questione tutto mi paiono tranne che due imbecilli avvinazzati, stenderei poi un velo pietoso sulle accuse di Hybris, cioè di avere in un eccesso di superbia superato il limite delle loro conoscenze e di aver parlato di argomenti a loro estranei, accuse a mio giudizio pretestuose, in quanto non hanno parlato del vaccino in sé, anzi hanno tenuto a specificare di essere vaccinati ( come me a scanso di equivoci) ma della metodologia usata da questo governo per incentivare la vaccinazione, cosa, comunque la si pensi legittima di discussione, non solo per gli esperti ma in un regime democratico da parte di tutti i cittadini. Leggere di giornali che invitano a boicottare i loro libri, sentirli tacciare come novax repressi ( qualsiasi cosa ciò voglia dire), spingersi al punto di ridicolizzarli come due beoni in preda all'alcol, mi sembra un indecoroso metodo per far morire la discussione sul nascere, cosa dopotutto non particolarmente grave se si pensa che non molti anni fa in un certo regime chi osava lamentarsi finiva internato in manicomio, in quanto il non rendersi conto di come la vita fosse serena e gioiosa sotto quel regime, era indice di infermità mentale, però nell'Europa del 2021 francamente speravo una realtà meno distopica.
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