Stavo rileggendo un vecchio articolo del giornalista Maurizio blondet; di quelli prima che prendesse la tangente.
In questo articolo concludeva che: "l'occidente può fare a meno di hemingway, ma non può
permettersi di fare a meno di dostoevskij".
Esprimendo in questo modo, le sue opinioni su quale dovesse essere la politica estera europea:
meno dipendente dagli stati Uniti e piú
inclusiva verso la Russia.
Al di là del affascinante metafora, questa frase e indicatore di un certo a mio modo di vedere "snobismo continentale", su cosa si deve intendere per "cultura" e su come gli Stati Uniti hanno contribuito al pensiero moderno.
I dostoevskij statunitensi si chiamano: edison, wright, Franklin e piú letterariamente Asimov, Dick,
brandbury, ecc.
Uomini come si vede non utili per un indagine introspettiva ma esatti! quasi manualistici, per capire ed agire nel mondo reale; ed in questo senso anche su noi stessi.
Gli Stati Uniti figli del pragmatismo inglese non sono il popolo del pensare ma del
azione; non è un caso che il loro romanzo di fondazione sia moby Dick, quasi un non
romanzo ma un "reportage" del viaggio del uomo verso l'ignoto e le sfide che esso gli
riserva.
C'è una famosa scena nel primo film di indiana Jones dove un indigeno, evidentemente con cattive intenzioni
da sfoggio della sua maestria con la spada; Jones dopo averlo studiato per qualche istante, senza scomporsi troppo estrae una pistola e lo abbatte.
In quella scena c'è tutto il sunto del america, la sua irriverenza verso l'autorità, il suo fastidio per i cerimoniali superflui,
una certa spacconeria ecc; a onor del vero, c'è anche il suo materialismo spinto e la sua visione poco spirituale del mondo, in quanto poco spendibile qui ed ora (ma questo non è l'argomento di
questo post).
L'Europa, complice i suoi trascorsi colonialisti ed i suoi tanti incontri/scontri con culture, dovrebbe aver appreso, che per giudicare una mentalità "altra" due, sono i parametri che si devono considerare:
Prima cosa: gli ideali e obbiettivi che la cultura stessa si pone e ulteriormente se idonea a tali aspirazioni.
In seconda: la sua efficacia nel far rimanere coesa e prospera la popolazione che la adotta nel suo contesto originario.
aggiungerei io, la sua capacità di integrare e far propri senza snaturarsi concetti e
applicazioni che gli giungono dal esterno ( esempio perfettamente riuscito di ciò era a mio avviso la cultura romana e nel mondo moderno la societa giapponese).
In questa ottica pur con o suoi difetti, Cui abbiamo accennato, come si e visto la cultura statunitense non si può
considerare " minore" rispetto alle sue sorelle europee; semmai è questa tourt-curt che deve smettere di considerare il fare sempre inferiore al riflettere.
D'altronde basta pensare alla
complessità tecnica e alta preparazione richiesta dal mondo moderno ( cui gli Stati Uniti hanno contribuito non poco), per comprendere come questa contrapposizione sia ormai sciocca e fuorviante.
Più interessante a mio avviso è semmai riflettere su come, nella cultura americana può essere osservato un complesso ambivalente, di sudditanza e di
prevaricazione; Motivato nel riconoscersi da una parte, come una cultura giovane e debitrice alla madre europea; contemporaneamente però, nel vedersi come campione di un modello occidentale da contrapporsi in un mondo per lo meno bipolare alla "sorella bastarda" come possiamo considerare la galassia sovietica in primis; secondariamente all affacciarsi delle esperienze orientali pregne di una storia millenaria dal altra.
In base a queste considerazioni sono
convinto che più che un inferiorità della cultura americana, si ravvisa un decadimento.
Decadimento che può essere fatto originare da un preciso momento storico: cioè all tempo della caduta del nemico atavico: l' URSS; l'erronea convinzione di aver sconfitto l'unione sovietica ( mentre la Russia nata dalle sue ceneri interpreta questo avvenimento come un cambio di paradigma interno a se; una libera scelta piuttosto che una decisione imposta dal esterno cosa che è bene
rimarcare per comprendere molte tribolazioni degli ultimo tempi) e per ciò di aver salvato per ben due volte l'Europa; unità al fatto di non veder al orizzonte avversari realmente alla sua portata,
ha indotto gli Stati Uniti a considerarsi affrancati da qualsiasi debito o lezione da
apprendere.
Tutto ciò si può riassumere nel celebre articolo è poi libro di Francis Fukuyama.
Purtroppo la disillusione di queste vedute in tempi recenti, ha portato il mondo statunitense da un lato, a radicalizarsi e chiudersi a riccio su se stessa, dal l'altro a sottostimarsi; come nella deriva del
politicamente corretto e tutte le tendenze che gli sono susseguite.
Fenomeni che a mio avviso si fanno più accentuati man mano che il declino americano si fa più evidente e
l'illusione di essere, " unica super potenza rimasta" si rivela per quel che è.
In conclusione, per tornare al esempio cinematografico precedente, un moderno indiana Jones in quella scena, oggi estrarrebe un mitra e farebbe una strage tra la folla.
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