giovedì 28 agosto 2025

Pensiero critico

Si sente spesso affermare che ciò di cui difettano le persone al giorno d'oggi, sia la capacità di spirito critico. Di solito chi parla di queste cose, al solo  pronunciare le parole; "spirito critico", assume un'aura sacerdotale. Quasi questo spirito critico, fosse una sorta di crisma da trasmettere da iniziato a novizio.


In realtà questo tipo di competenza, almeno nelle sue applicazioni negli ambiti più comuni, è cosa assai banale. Per rendersene conto, sono convinto che  il miglior modo, sia quello di cominciare fornendone una definizione facile e pratica. Perciò, proprio da lì voglio partire:  il cosiddetto spirito critico, non è altro che la capacità di analizzare un fatto e relazionarlo sia col proprio bagaglio di esperienze e conoscenze, sia con una serie di conoscenze esterne quando disponibili,  cioè dobbiamo confrontare il fenomeno con casi simili, e vedere cosa dicono i modelli teorici generali su quella tipologia di fenomeni, per valutarne la plausibilità e ricavare altre informazioni utili ad agire in relazione ad esso. Ovvero, se qualcuno ci vuole vendere un sasso che se lanciato in vece che cadere vola, oltre a verificare l'affidabilità del venditore, dovremmo verificare se abbiamo mai visto, o letto di sassi simili e cosa dicono a riguardo le teorie sulla gravitazione.



Tutto ciò avviene mediante l'applicazione del ragionamento logico: deduttivo, induttivo, eccetera, ciò che davvero dovrebbe insegnare la scuola sin dall'inizio, ma che per una serie di motivi che non approfondiremo si guarda bene dal fare. La stessa matematica e la filosofia, che del ragionamento fanno lo strumento primario del loro progredire, nelle fasi meno avanzate, si sono ridotte per quanto riguarda la matematica ad una serie di procedure per risolvere gli esercizi. E per quel che riguarda la filosofia, allo studio della sua storia. 



Il risultato di tutto ciò è sotto gli occhi di tutti, la perdita del pensiero critico. 

Un esempio concreto di quanto voglio dire lo possiamo trovare, se osserviamo le conoscenze storiche delle persone e la loro capacità di relazionare queste conoscenze con il mondo moderno. 

Al contrario di quanto certi luoghi comuni sostengono, gli italiani abitando in un paese di forte tradizione umanistica, hanno una discreta conoscenza della storia. Per questa ragione, se provate a spiegare a chiunque con un minimo di istruzione, che il problema principale che gli studiosi hanno con le fonti storiche, quanto meno dall'ultimo millennio in poi, non è tanto la loro rarità, ma il riuscire a interpretarli scremandole da giudizi di parte, omissioni e talvolta vere e proprie mistificazioni, Capiranno subito ciò che intendete dire.

Anzi, probabilmente se l'intervistato ha qualche reminescenza scolastica, rincarerà la dose portando esempi di molto anteriori all'anno mille. Come la famosa battaglia di Qadesh, dove nonostante Ramsete II e i suoi generali non riuscirono davvero a conseguire una vittoria contro gli ittiti, agli occhi della nazione la presentarono come tale, costruendo monumenti e templi in onore del grande evento.


Tutto ciò è pacifico, le persone, le istituzioni, gli stati stessi, nel corso della storia hanno sempre avuto interesse a manipolare i fatti, vuoi per tornaconto personale, vuoi per ragion di stato, così come per altri mille motivi. Potete gridare questa verità anche da sopra un tetto e nessuno vi darà del pazzo, Eppure...


Eppure, se adesso, davanti a quelle stesse persone che fino a un momento fa parlando di storia non avevano nulla da obiettare, provate ad applicare lo stesso concetto ai giorni nostri, ai nostri governi e alle nostre organizzazioni, sicuro come l'oro vi prenderete del complottista. Non è questione di appoggiare teorie strampalate o chissà cos'altro, sarà sufficiente mettere in dubbio la dichiarazione dell'esperto o il comunicato ufficiale, per diplomarsi complottista e meritarsi il biasimo delle persone che ragionano.


Questo vuol dire, appunto, mancanza di pensiero critico.




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