lunedì 21 giugno 2021

La libertà d'opinione, ai tempi dei social media


Come avevo previsto, con la scusa  di Trump, i grandi  dell'alta tecnologia statunitense  stanno rivedendo le loro politiche inasprendo a poco a poco,  la censura per quanto riguarda  determinati temi.


Premesso che se non fossi cosciente del fanatismo e spirito di crociata che sta imperversando in occidente in questi tempi,  nutrirei più che qualche vago dubbio, sul fatto che dei giganti simili, conscio oltretutto dei milioni di dollari che spendono in immagine, siano così imbecilli da non capire che stanno inasprendo lo scontro, creando in questo modo antipatia verso gli argomenti su cui dicono di voler stimolare l'opinione pubblica,  e che in conseguenza a questo vago dubbio,  nutro un tenue sospetto che questi concentrati di potere, da interessati al controllo totale quali in effetti penso siano, abbiano il vero intento di schifare a tal punto i moderati da indirizzarli verso quei gruppi intransigenti e antidemocratici che all'apparenza dicono di contrastare, facendoli apparire in questo modo; come dei Davide che lottano per la libertà, contro i cattivi Golia,  ma in realtà con questo metodo avvantaggiandoli,  reputando forse questi partiti  più propensi a scendere a compromessi su certe questioni. 



Comunque, seguendo il principio di Occam ed accontentandoci dei fatti alla luce del sole, prendendo tutto per cosi com' è,  accantonando i sospetti sulle reali motivazioni di politiche simili (senza però  per questo far finta che non esistano), a mio parere ci stiamo per imbattere in un altro problema legato a questi fenomeni, abbastanza grave e dagli effetti perniciosi di cui volevo parlare in questo articolo. 


Provo a spiegarmi:  in questi ultimi anni ho visto il mondo della cultura in senso lato, spaccarsi letteralmente in due: da una parte la "cultura alta" riservata alle classi dirigenti  o comunque alle classi abbienti che a parte pochi timidi tentativi usa per propagarsi i mezzi classici ed ad ogni modo  linguaggi elitari.  Dall'altra il nascere di centinaia di "divulgatori"  che svolgono il loro lavoro anche con un discreto successo  e indubbie capacità, sui canali social.


Questi ultimi sono un fenomeno abbastanza interessante; in primo perché dimostrano che una fame di cultura proposta in maniera congrua é presente in tutti i livelli di popolazione, e un certo decadimento culturale  è più millantato e magari auspicato, da chi sta in alto che reale,  in seconda perché come diretta conseguenza di quanto detto prima in questo ultimo periodo stanno esplodendo diventando un fenomeno di vasta proporzione.



Però proprio qui sta il pericolo, nonostante l'altissimo seguito che queste persone hanno  e di conseguenza  la loro grande possibilità di influenzare l'opinione pubblica, a parte pochi veri grossi nomi che comunque devono sottostare a certe logiche , tutta la loro fortuna e reddito dipende dai social sui quali lavorano. Per questo motivo non potranno mai veramente trattare argomenti contrari alle politiche di quei social,  se non in un certo modo, pena il rischio  di essere bannati e dover dire addio alla loro posizione. 


Questo come facilmente si puo intuire ci porta che qualsiasi questione verrà irrimediabilmente affrontata "dall'interno"  cioè per essere banali: "in un social che sponsorizza gelati alla panna, potremmo al massimo disquisire se vogliamo più o meno zucchero  tra gli ingredienti, ma dire che ci piace di più il gusto fragola e consigliare marche che lo commerciano rischia di metterci fuori da quel social . 


Ciò non sta portando come si potrebbe pensare ad un conformismo di opinioni, ma semmai ad una radicalizzazione morbida  delle opinioni, dove le opposte fazioni eleggono le loro piattaforme di riferimento  e dentro di esse mimano quello che è un vero dibattito condannando irrimediabilmente chi ha opinioni diverse e discutendo fra loro di differenze minime. Impedendo così qualsiasi forma di discussione e rafforzando l'idea che il sistema appoggiato sia giusto, e se il fruitore non si ritrovi in nessuna delle posizioni espresse  ma  nutre dubbi e da ascolto a "quelli la'" è perche nell'inconscio probabilmente  coltiva pregiudizi sbagliati.


Ho chiamato questo tipo di radicalizzazione, morbida, perché come scritto nel precedente post, non credo che dietro i fini che spingono queste organizzazioni che sono sopratutto economiche, vi siano motivi ideali,  ma solamente la ricerca di un profitto.  Perciò gli alti ideali di cui si rivestono sono suscettibili di rimodellamento nel caso il mercato lo richieda. Al giorno d'oggi pensano che per meglio smerciare i loro prodotti sia utile una popolazione il quanto più uniforme possibile, se da domani gli esperti del marketing suggeriranno loro l'odio razziale come politica aziendale,  se il danno di immagine immediato non gli apparirà troppo alto, cambieranno  subito bandiera.  Cioè il pensiero non é piu soggetto a vincoli di discussione logica ma unicamente ai vincoli di mercato. 


Piccola prova di questo sono i simpatici loghi arcobaleno che più o meno  tutte le grandi firme hanno adottato dalle nostre parti, in cocomitanza con questo periodo dedicato all'orgoglio gay, ma rigidamente in colori tradizionali e monocromatici in lidi diciamo cosi: più omofobi, in modo da non irritare i pur sempre denarosi consumatori di quelle parti del globo.



Nel nostro paese, sopra tutte le altre nazioni abbiamo in piccolo già vissuto e stiamo vivendo una situazione simile: con la cosiddetta "egemonia culturale", dove per definizione un argomentazione per essere ritenuta intelligente doveva provenire da sinistra ed al massimo c'era da decidere quanto a sinistra l'argomentazione stessa si collocava. Mentre tutto ciò che sorgeva da destra veniva etichettato a priori come retrogrado quando non fascista, chiudendo così il discorso dentro ghetti culturali,  prima che raggiungesse la popolazione.  



Al giorno d'oggi, forse  in questo modello da me descritto,  possiamo vantare un poco più di pluralità dove magari un algoritmo sapientemente impostato, ci saprà indirizzare su posizioni a noi affini.  ma scordatevi un confronto vero e proprio.   Perciò se siete curiosi su quale sarà il modello culturale egemone nel prossimo futuro, in questo stato di cose sono abbastanza convinto, che questo dipenderà quasi del tutto dalla potenza di fuoco del social che propugna questa  o quell'altra tesi, più che dalla validità delle tesi in se, ritrovandoci così con uno strato " alto" di popolazione che educata alla discussione da altre fonti, potrà dibattere dei piu svariati concetti più o meno come quel tipo di classi ha sempre fatto (in proposito ricordo che Galileo ha suscitato tutto il polverone che ha suscitato soprattutto perché ha scritto in volgare), e gli strati più bassi influenzati dalle esigenze del mercato ed al massimo radicalizzati in fazioni più o meno ampie a secondo di quanto questo o quell'altro leader, sarà disposto a pagare per averli. 








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