Tempo fa, il noto Blogger Uriel Fanelli parlando di mafia, e del perché essa prospera nelle culture meridionali, scrisse una frase in cui accennava alla lettura del romanzo "i beati Paoli" che mi colpì molto; in questo momento non ricordo le testuali parole, ma il senso della frase faceva ben comprendere che, la lettura dei beati Paoli gli era bastata, per capire sulla mafia tutto ciò che c'è da capire.
Da siciliano, dicevo, mi colpì molto che un romagnolo avesse compreso così bene questo aspetto della cultura meridionale, da essere riuscito ad esplicitare il tutto con una semplice frase allusiva; uno Sciascia che apprezzo, o un Saviano, che invece disistimo, ad esempio, sono lontanissimi, nei loro scritti ( almeno nei molti che ho letto) dal far intendere di aver capito così bene, il perché della mafia, o almeno questa è l'impressione che lasciano al lettore più smaliziato su certi temi. Questo nonostante anche le loro opere siano pregne del tipo di legittimità che la mafia gode nella società in cui prospera, il sentire mafioso, a cui alludevo prima.
Naturalmente i beati Paoli non sono un unicum e come già accennato ed in parte vedremo, un po' tutta la letteratura meridionale e partecipe di questa legittimità implicita. Però in un certo qual modo ne sono l'emblema: per qualità e temi sono il romanzo di fondazione della sicilianità e contemporaneamente un manifesto del perché in questa forma mentis trova tolleranza e spazio il fenomeno mafioso; in un certo modo se la cultura che ha generato i beati Paoli, non avesse una certa disposizione alla mafia il libro non sarebbe nato, o sarebbe diverso, i beati Paoli sono il frutto nobile dello stesso albero.
spesso si è detto che la mafia sia simile ad un cancro; il paragone e a mio avviso abbastanza azzeccato, però occorre tener conto che sia il cancro che la mafia, fanno parte di una sovracategoria che possiamo chiamare: sistemi parassitari, cioè entrambi sono organismi, sociali o biologici poco conta, che per sopravvivere e prosperare hanno bisogno di sfruttare un organismo terzo. Perciò prima di procedere e bene aver chiaro; che la mafia non intende sostituirsi alle istituzioni ufficiali.
Detto questo, cercherò di spiegare quali sono le cause che permettono al parassita di attaccarsi al ospite per sfruttarlo: se nelle bestiole propriamente dette, i fattori di rischio sono la frequentazione di luoghi malsani ed in generale la scarsa igiene, così come nel cancro a favorirne la nascita e lo sviluppo, sono per lo più, stili di vita eccessivi ed/o esposizioni a sostanze pericolose, per il nascere e prosperare dei sistemi malavitosi; quale causa scatenante si è di volta in volta parlato del sistema omertoso, come della povertà endemica, così come della corruzione e malcostume dello stato. In realtà queste sono semplicemente le condizioni che il parassita una volta impiantato si impegna a rendere vigenti, allo stesso modo in cui un cancro una volta sviluppato provvede a creare una sufficiente rete arteriosa attua a nutrirlo. La causa reale del nascere e proliferare del fenomeno mafioso a mia opinione si può osservare: quando si fa largo ed acquista legittimità, tra la popolazione la convinzione che in determinate circostanze occorra una giustizia, più in alto e piú esemplare della giustizia stessa.
Per cercare di rendere chiaro cosa intendo con questa affermazione e mostrare in che modo la mafia trova posto e gode di una certa approvazione dentro la cultura meridionale, mi rifarò ora ad un'autore popolare e conosciuto come Andrea Camilleri:
C'è un romanzo dal titolo "il casellante", dove la moglie del protagonista viene abusata da un malvivente, il marito, per svariati motivi, invece che rivolgersi alle autorità, col implicito beneplacito del autore, preferisce rivolgersi all'aiuto di un terzo, per farsi giustizia da solo, ritenendo che lo stato non sia capace o sufficiente, a soddisfare il senso di giustizia di cui soffre la carenza. In camilleri questo senso di inadeguatezza in determinate circostanze, da parte dello stato, lo si può riscontrare in tantissime altre opere, perfino nel suo personaggio più famoso: il commissario Montalbano, che nonostante sia un Funzionario di polizia, non esiterà a farsi giustizia da sé, quando riterrà che l'eventuale pena inflitta dallo stato sia dubbia, o perlomeno non sufficiente.
Possiamo ritrovare questa convinzione mentale, in molti autori meridionali; in Tomasi di Lampedusa, così come in Sciascia appunto; dove il senso di inadeguatezza che l'autore nutre per lo stato, viene mascherato dall'inefficienza che Sciascia gli addossa, ma è implicito che anche se lo stato riuscisse a punire i malvagi, la punizione sarebbe inadeguata alle malefatte di questi ultimi, o comunque chi si oppone ad essi lo fa per interessi propri, più che per un vero senso di giustizia; i cosiddetti "professionisti dell'antimafia", ed allora tanto vale pensarci da soli ( né con lo stato né con le br, ricordate?).
Questa impressione di non voler o di non esser in grado di fare abbastanza, che la giustizia legittima suscita, non deve essere reale, per permettere la nascita di società di tipo mafioso, ma è quello che la popolazione deve sentire culturalmente.
Infatti Spostandoci oltre atlantico, lo stesso discorso, può essere fatto per un paese non certo inefficiente ( o per lo meno non a livello di inefficienza di cui si accusa lo stato italiano); gli Stati Uniti d'America, dove nonostante il sistema giudiziario contempli pene anche feroci, possiamo trovare, tra la popolazione italomericana cioè tra gli appartenenti a una sottocultura che già all'origine Nutriva forti pregiudizi sul efficienza dello stato nel sistemare determinate facende, il nascere e svilupparsi di cosa nostra; la più potente e ricca forma di crimine organizzato che la storia conosce. Come controparte letteraria, sono presenti romanzi come il padrino, scritto appunto da un italomericano, dove la narrazione e ricca di personaggi vittimizzate, che non riuscendo ad ottenere, da parte dello stato, una giustizia equa al torto subito, si rivolgono a Don Vito.
Detto questo mi sembra abbastanza ragionevole poter affermare che; tutte le volte che un cospicuo numero di persone, riterrà che lo stato legittimo in un particolare caso: per concussione, troppa indulgenza o impotenza, non sia il soggetto più adatto a fare giustizia, e per ciò saranno disposte ad accettare, che in quel caso particolare sia meglio ricorrere ad una giustizia privata, stiamo assistendo alla formazione embrionale di un fenomeno di tipo mafioso, tutto il resto si genererà di conseguenza, a seconda che le condizioni lo rendano opportuno.
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