Dopo l'ufficializzazione del suo ampliamento, con sei nuovi membri, che si aggiungono ai cinque storici, sui brics leggo tanti commenti entusiasti da parte di molti, diciamo "analisti antagonisti", che leggono in questo avvenimento un chiaro segno del inizio di un mondo multipolare, basato su un sistema più equo e giusto.
Prima di tutto un piccolo avvertimento: attenzione signori il fatto di non essere rimasti vittime della nostra propaganda, non vi esclude dal rischiare di finire preda di quella degli altri.
Detto questo, ritenendo la maggioranza di chi parla di queste cose, in buona fede, non escludo che in questo atteggiamento ci sia una certa dose di "romanticismo": " gli ex popoli oppressi, che finalmente trovano la via del riscatto e come un tutt'uno, guideranno con l'autorevolezza derivata dalla competenza, il mondo in un nuovo futuro di giustizia ed eguaglianza". Tutto ciò è molto bello se non fosse che a me in realtà chi si culla in convinzioni simili, l'ho detto, magari in maniera inconscia, mi sembra coprire il vizio tutto italico di confidare nell'arrivo dello straniero per risolvere i propri problemi.
No, mi dispiace anche questa volta chi spera in una soluzione simile resterà deluso. I brics non sono nati per salvare noi, semmai per salvarsi Da noi. l'Italia è ormai da più di settant'anni che fa parte del cosiddetto occidente, che per parlare chiaro, altro non è che la porzione di mondo a controllo statunitense, come ci ricorda Carlo Galli. Se da questa posizione non riusciamo più a trarre vantaggi, la tal cosa va a demerito della nostra classe dirigente, non certo a migliorare la nostra immagine, agli occhi del resto del mondo.
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