sabato 8 settembre 2012
Mario Monti: il peggio è alle spalle
martedì 10 aprile 2012
mercoledì 18 gennaio 2012
Le ragioni del declino parte prima
Ed eccoci infine giunti al fatidico 2012 l’anno della fine del mon. ehm della recessione. Recessione che i politici ogni giorno ci ricordano con una litania quasi monastica, interrotta solo raramente da capitani coraggiosi e da navi che affondano(sarà forse un presagio?), non é colpa nostra ma della difficile situazione internazionale. Cosa verissima.. nulla da obbiettare, però a far un po’ di autocritica, qualche peccatuccio negli ultimi 60 anni lo abbiamo commesso. Proviamo a vedere quali
Primo peccato
“il pezzo di carta”
l’unica vera liberalizzazione che in Italia avrebbe un senso sarebbe quella di liberare il paese dal valore legale del titolo di studio; la frase tipo che lo studente italiano sente pronunciare dai genitori suona più o meno cosi “figliolo cerca di prendere un pezzo di carta cosi fai un concorso e ti sistemi”.cosa che era verissima per i loro tempi, ma oggi non più. Cosa che capirebbero benissimo anche loro se invece di prendere un pezzo di carta avrebbero cercato di apprendere quello che la scuola cercava di insegnare. Vediamo di spiegare un poco cos’ è successo e del perché in Italia un titolo di studio fino a pochi anni fa valeva effettivamente cosi tanto:
Fine della guerra. L’Italia è una società contadina a bassa scolarizzazione, devastata da una guerra tra le più feroci e distruttive che la storia ricordi e per di più con un territorio scarso di risorse, un destino segnato, nessuna possibilità di ripresa, addio sogni di gloria e grandezza. Invece un particolare incrocio storico (la guerra fredda), una non piccola dose di culo e un pizzico di ingegno che all’ italico popolo non manca mai e soprattutto il trio Einaudi-Degasperi-Mattei (da ora in poi la trinità) e ci ritroviamo catapultati nel boom, il paese diventa una potenza industriale; cosa assolutamente non prevista e incalcolabile tanto che negli anni a seguire quel periodo verrà ricordato come “gli anni del miracolo”. Miracolo per l’appunto ma ai santi non piace lavorare con le mani è per far andare avanti la baracca di mani ne servivano e pure molte ma non di certo le mani di contadini analfabeti, buonissime per la terra certo, ma inadatte a lavorare su macchinari già a quei tempi di un discreto livello tecnologico o men che meno su una scrivania . Quindi comincio una vera e propria caccia, da parte delle aziende di tutto il personale con un minimo di scolarizzazione, il materiale umano quello era e di quello ci si doveva accontentare del resto quei contadini erano gente dura abituata a sgobbare, quello che non avevano appreso sui banchi di scuola lo avrebbero imparato direttamente sul posto di lavoro, magari durante il riposo cosi eccoci tutti ad inseguire un titolo di studio preso con l’unico scopo dichiarato di trovare un impiego. Purtroppo pero i miracoli finiscono e per essere davvero tali sono anche irripetibili e quindi una volta superata diciamo cosi l’emergenza di mano d’opera qualificata, le aziende iniziarono a far una selezione del personale più accurata ( diciamo dalla seconda generazione in poi) che diventava (e continua a essere) sempre più restrittiva mano a mano che la competizione globale continua a crescere, ma un contadino rimane sempre un contadino una volta arricchito non ti chiederà più varietà, ma più quantità di conseguenza se la licenza media prima e il diploma poi non erano più sufficienti non chiederanno una formazione più accurata e più in linea con le nuove esigenze del mercato ma un pezzo di carta più grosso ed eccoci quindi arrivati ai giorni nostri con una miriade di laureati che si ritrovano disoccupati. ed in occupabili oltre tutto, perche il nostro contadino visto quel che è, non solo ha preteso di potersi vantare di un titolo di studio maggiore, ma ha anche preteso che questo venisse messo alla sua portata facilitando man mano il corso degli studi e cosi ci ritroviamo con dei sedicenti avvocati e neotop manager che in realtà farebbero fatica a gestire ed amministrare purè un branco di pecore.