Lucio Caracciolo durante una conferenza, ha riproposto una bella definizione della parola "egemonia":
"L'egemonia e la capacità del paese che la detiene di fare sì che i propri interessi convergano con quelli del resto del mondo (o almeno una parte significativa di esso)". Mi trovo molto in sintonia con questa definizione data da Caracciolo, però se i fatti stanno così, appare evidente che la perdita di egemonia e il conseguente, declino americano non è cosa di questi ultimi decenni, come già da tempo sostengo, esso in realtà iniziò il giorno dopo la caduta dell'URSS, quando gli Stati Uniti, in un eccesso di hybris, credettero di poter agire come meglio ritenevano, senza tenere conto delle sensibilità e dei leggittimi interessi degli altri popoli. Credendo erroneamente che per perseguire una strategia simile gli bastasse fare perno sulla loro spaventosa superiorità militare.
È inutile girarci attorno; l'America ha raggiunto il suo acme durante gli anni ottanta, quando l'amministrazione Regan ha speso tutto quanto accumulato fin ad allora in un unico gigantesco falò in nome del liberismo, falò di cui al giorno d'oggi non rimane che la brace. Per quanto ci si provi, e speri, quegli anni non ritorneranno.
Personalmente ritengo che la strategia giusta, se gli Stati Uniti volevano conservare una certa egemonia mondiale, sarebbe stata quella di imitare ciò che hanno fatto gli inglesi nei confronti dell'America stessa; cioè permettere all'Europa di emanciparsi in una potenza amica, purtroppo invece hanno scelto l'opzione veneziana; cioè fiduciosi delle proprie capacità, tentare di gestire il declino, nella vana speranza che un rovescio di condizioni, gli permetta di riuscire a tornare ai fasti precedenti. I veneziani sono andati avanti per molti secoli in questo modo, ma Venezia, tra l'affermazione ottomana e la scoperta dell'America, nel frattempo si era vista ridimensionata e di conseguenza poco appetibile, rispetto allo scenario mondiale, al giorno d'oggi in un mondo oramai "finito", non penso che gli Stati Uniti potranno godere di un "vantaggio" simile, ed a ogni modo, per quanto riguarda Venezia, tutti sappiamo alla fine quale sorte gli è toccata. Gli Stati Uniti dal canto loro, come ho già scritto, godono ancora di enormi vantaggi rispetto gli avversari, al punto che questo declino ha le caratteristiche più di un eutanasia, che d'altro tipo di morte, ma ciò lo si dice per tutte le civiltà... Ad ogni modo, mi pare evidente che rientra ancora nelle loro facoltà il poter optare se fare la fine di una novella Bisanzio e spegnersi lentamente negli agi, oppure optare per la scelta di Sansone e trascinare il mondo in un incubo di distruzione.
In questo contesto, Vlvedo tanta gente gioire alla prospettiva di questo declino, è normale gli imperi come i grandi uomini sono fatti per essere odiati in vita e rimpianti da morti. Non si illudano però, così come non torneremo indietro di qualche decennio, non torneremo nemmeno ai secoli scorsi, la storia va avanti e non sempre in senso migliorativo, come ci ha insegnato Darwin: vince il più adatto non il più progredito, e col senno del poi, almeno alle nostri latitudini gli Statunitensi non sono stati dei cattivi padroni.
C'è una scena nel film "Brian di Nazareth" dove i congiurati del Fronte Popolare di Giudea preparano un "comunicato stampa" per condannare l'imperialismo Romano, ma nel mentre lo scrivono, tuttavia sono costretti a riconoscere i notevoli progressi portati dai conquistatori, la scena e davvero gustosa, come tutto il resto del film d'altronde. Non mi stupirei se fra qualche secolo uno sceneggiatore riproponesse una scenetta simile, sostituendo gli Stati Uniti a Roma.
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