IL BROGLIACCIO
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sabato 8 marzo 2025
Ossa
giovedì 6 marzo 2025
Sulla dietrologia
Negli scorsi giorni è stato scoperto il corpo senza vita del famoso attore statunitense Gene Hackman, alla bella età di 95 anni. La cosa strana, però, è che nella casa, assieme a lui, ma in stanze diverse, hanno trovato morta anche la moglie e uno dei suoi tre cani. I tre erano deceduti già da qualche tempo. Probabilmente una coincidenza: magari la donna ha accusato un malore e lui, vista l’età, nel tentativo di prestarle soccorso è stremato. Su un social, però, in una pagina che parla di cinema e cultura pop, uno dei gestori ha fatto un post un po’ complottista, mettendo in relazione la morte di Hackman, la scomparsa negli ultimi tempi di un numero insolitamente alto di altri personaggi famosi in circostanze poco chiare e la dichiarazione di Trump di rendere pubblica la lista degli invitati ai festini del celebre miliardario pedofilo Epstein. Considerando l’età dell’interessato, ammetto che la teoria appare un po’ debole, però non c’è nulla da scandalizzarsi: questo genere di cose sono quasi fisiologiche quando personaggi noti scompaiono in circostanze particolari. D’altronde, è anche vero che, da quando Trump ha fatto quella dichiarazione, il numero di morti legati a “quella” Hollywood è insolitamente alto.
Quello che mi interessava fare notare in questa storia è la reazione dei commentatori. Escludendo chi, non seguendo la cronaca, non capiva le allusioni e chiedeva chiarimenti, erano tutti molto polemici, al limite dell’insulto, verso l’autore del post. Come ho già scritto, sono un appassionato di leggende metropolitane e di storie simili: ne esistono a bizzeffe. La più famosa, penso, sia quella sul “club dei 27”. Confesso, però, che non ho mai assistito a reazioni tanto violente, quando si parla di argomenti di questo tipo.
L’impressione che ho avuto è stata quella di trovarmi davanti a scettici “a priori”. Nessuno ha argomentato la sua posizione, molti non avevano colto a pieno nemmeno a cosa veramente il post alludeva, e il tono dei commenti variava dall’insulto gratuito alle giustificazioni inconsistenti, come ad esempio il rispetto dei morti. Comunque, tutti, tutti, davano per assodato che la spiegazione della morte dovesse essere razionale e chiara, senza nessun retroscena, a disposizione, una volta concluse le indagini, di chiunque volesse informarsi. Questa reazione riflette perfettamente la mentalità odierna.
Nel caso di Hackman, ci troviamo davanti agli effetti dell’educazione a considerare come qualcosa di paranoico e da ignoranti ogni ipotesi che richiami alla dietrologia, e di conseguenza la repulsione verso chi ci vuole trascinare in discorsi simili. Quando parlo di educazione, non credo di esagerare: a quanto sostiene Marcello Foa, il termine “complottista” e lo stigma che comporta fu inventato proprio per screditare chi, al tempo, insinuava ipotesi alternative sulla morte di Kennedy, e da allora si è continuato ad usare questo stratagemma.
Ma, nel complesso, a mio avviso, questo tipo di condizionamento si mischia a un cambiamento di tipo più profondo, dovuto in generale alla sovrabbondanza di informazioni a cui gli ultimi decenni ci hanno abituato e, in particolare, alla rete e alla sensazione di onniscienza che trasmette. Ci stiamo pericolosamente convincendo che ogni cosa che desideriamo conoscere sia alla nostra portata. Il fatto di avere tutto questo sapere a nostra disposizione ci sta rendendo refrattari davanti all’evidenza che esistono cose che non possiamo conoscere.
Questa repulsione verso quello che non si può spiegare, non possiamo vedere, mi pare integrarsi bene con il dilagare dell’ateismo e dell’atteggiamento materialista. Max Weber parlava di “disincanto del mondo” già nel 1919. Con questa espressione, il sociologo tedesco prefigurava la sostituzione delle spiegazioni magico/religiose del mondo con quelle scientifiche razionali. Oggi potremmo parlare di “ultra-disincanto”: non solo rimozione del sacro, ma rifiuto attivo di qualsiasi opacità ontologica.
Weber vedeva il disincanto come qualcosa di neutrale, un passaggio inevitabile dalla magia alla scienza; oggi, l’ultra-disincanto non si accontenta di spiegare il mondo, ma pretende di illuminare ogni angolo, ostracizando chi lascia spazio al buio.