Purtroppo, questo mio slancio non sempre mi porta ai risultati sperati, generalmente i confronti avuti finora, sia che si tratti di incontri reali che virtuali, si possono raggruppare in due macro categorie:
La prima, la più numerosa e composta da una genia di persone solitamente abbastanza terra-terra, che al solo sentire opinioni diverse rispetto a quelle condivise dal gruppo, hanno reazioni violente, o di derisione, in ogni modo di chiusura.
La seconda categoria è formata da persone più progredite intellettualmente, per ciò più aperte al dialogo, ma comunque convinte di avere ragione, e di conseguenza di trovarsi davanti qualcuno da redimere o al limite un cretino.
Le persone disposte ad accettare un rapporto intellettuale di parità con chi ha opinioni divergenti, sono veramente delle mosche bianche.
Personalmente poi, come ben sa chi ha il coraggio di leggermi, grazie alle mie peculiarità di scrittura dietro a un monitor, parto particolarmente svantagiato. E neanche dal vivo, per altri motivi, mi và tanto meglio. Insomma nella mia ricerca di un qualche confronto intellettuale sono un concentrato di sfortune che nemmeno Paolino Paperino!
C'è un divertente film, risalente agli anni ottanta, dal titolo, Ho perso la testa per un cervello, dove uno scienziato simpatico e pasticcione, dopo essere convolato a nozze con una donna in realtà odiosa, si innamora di un "cervello" mantenuto in vita in qualche modo, con il quale scopre di essere in un rapporto di particolarissima sintonia.
Nel 2025, La tecnologia non è progredita così tanto, che io sappia nessuno è ancora riuscito a mantenere in Vita i cervelli delle persone decedute, quindi La realtà non ha quel tocco macabro del film, ma qualcosa del genere sta succedendo davvero, proprio qui, sotto i nostri occhi.
Come ammesso all'inizio, ho difficoltà a relazionarmi con altre persone per mettere a confronto le diverse opinioni, il dover ogni volta dimostrare quel poco o molto che valgo, richiede un dispendio di tempo e energie, che non posso e non voglio permettermi, perciò confesso che sono rimasto entusiasta all'uscita delle intelligenze artificiali, questi strumenti infatti, se ne ho voglia mi permettono di revisionare, perlomeno da un punto di vista formale, quanto scritto e pensato facilitandomi cosi la fase successiva.
Come probabilmente avete già capito il fatto è che tali sistemi si stanno evolvendo sempre più, già oggi, non sono più buone soltanto a individuare refusi e sgrammaticature, ma volendo, a patto di capire a priori i bias imposti loro dai programmatori, possono fornire opinioni prive di pregiudizi, giudizi morali o presunzioni di superiorità. Lo dico chiaramente: è vero, non appena gli sottoponiamo un testo, le IA insistono per una rielaborazione che trasformerebbe quanto scritto in un incubo politicamente corretto, degno di un ufficio di pubbliche relazioni di qualche multinazionale Americana.
Ma a parte che da quanto c'è Trump questa cosa si è attenuata, superato questo primo scoglio, continuando il confronto con l'intelligenza artificiale, non potremo fare altro che ammettere che è bello potersi confrontare con qualcuno capace di restare fermo sul punto, dove il confronto non evolverà in una guerra, ma resterà scambio proficuo in grado d'apportare reali contributi alle tematiche di cui si discute.
Oltre a queste qualità, perlomeno in teoria, condivise con l'essere umano, ci sono poi una serie di caratteristiche intrinseche della macchina altrettanto apprezzabili. Una intelligenza artificiale infatti, allucinazioni a parte, permette di allargare le proprie prospettive come mai prima nella storia: perché ci consente di confrontarci con uno specialista che in maniera istantanea mette a nostra disposizione tutta la letteratura esistente su un dato argomento, in pratica mano a mano che questi trumenti migliorano, non ci confronteremo solamente con un ente informato sull'argomento in essere, ma con una vera e propria autorità in materia.
In molti hanno fatto notare che l'intelligenza artificiale altro non è se non l'ennesima riproposizione del vecchio mito del oracolo , già è così. Pochi però hanno riflettuto sul fatto che questo oracolo funziona davvero.
E tutto ciò mi fa paura per due motivi:
il primo motivo e l'accorgermi che nell'essere umano, l'abitudine al dibattito invece che aumentare, sta diminuendo. È il ruolo dell'istruzione di massa, in tale processo, sembra influire molto meno di quanto ci si potesse aspettare. Più le informazioni sono alla nostra portata, più mi pare si allarghi la nostra bocca e si restringono le nostre orecchie.
Il secondo motivo e che temo che tale cosa ci renderà ancora più chiusi e autoreferenziali.
Non molto tempo fa scrissi un post dove denunciavo il pericolo che le intelligenze artificiali, a causa dei loro bias, potessero spingerci a mutare la nostra opinione in maniera subdola, oggi non solo sono convinto che possano davvero farlo, ma temo inoltre che siano in grado di riuscirci in una maniera per noi, altamente gratificante.