domenica 11 aprile 2021

conformismo e rincoglionimento mentale

Il pensare*, indipendentemente, che si stia cercando una soluzione ad un problema materiale, che si stia provando a capire e farsi un'opinione su un fatto accaduto, o si stia speculando della nostra posizione è ruolo nel creato e della correlazione tra tutte le cose, è un'attività sia faticosa che rischiosa. È faticosa perché il cervello consuma energia ed in un mondo dove l'energia scarseggia, tutta la nostra biologia ci spinge ad usare questa facoltà con la massima parsimonia. È rischiosa perché indipendentemente o quasi dal nostro livello d'intelligenza, il ragionare può condurci in strade sbagliate o pericolose  ed in ogni caso nessuno ci garantisce, che le nostre idee anche se giuste, trovino consenso nel nostro gruppo sociale e perciò della grande forza d'animo, detta anche onestà intellettuale o più semplicemente umiltà, che occorre se in errore, per riconoscere i propri sbagli e ravvedersi, o al contrario di quanta determinazione e coraggio sono  richiesti per difendere le proprie vedute, se ritenute corrette.


A mia opinione quello che ho illustrato spiega abbastanza bene come mai la maggioranza delle persone nella vita adotta un atteggiamento conformista, e tende a preferire  dove disponibili, soluzioni pronte. Inoltre chiarisce il motivo del perché siamo così propensi a farci affascinare da affabulatori è sofisti vari; la tentazione di seguire qualcun'altro che già gode di consenso e sa porsi da leaders ( politico, etico, religioso, lavorativo, culturale ecc.) è in noi troppo allettante  per resistergli. Questi tipi di comportamento sono insiti nella nostra specie, in quanto sociale e di conseguenza strutturata, che indirizzandoci verso condotte del genere, prende due piccioni con una fava; al singolo risparmia le energie del pensare  ed al gruppo evita tensioni gerarchiche e disgregazioni che sarebbero inevitabili, se ognuno avendo le proprie idee decidesse di non seguire i capi. 


Nelle società passate, così come nei suoi singoli membri però, la pluralità di idee e lo stimolo al pensiero autonomo era comunque garantita, perché Tutto ciò che ho esposto finora, veniva perfettamente mitigato, in quanto controbilanciato in modo naturale, dall'estrema frammentazione delle organizzazioni  umane e dalla lentezza, dovuta sia alle distanze, sia ai mezzi tecnologici con cui le idee si propagavano. Tali contingenze assicuravano sempre che tutte le popolazioni nel mondo, avessero  l'esigenza, di sviluppare un proprio sistema di idee, quella che comunemente chiamiamo cultura,  ed è costituita da un nocciolo duro di utili credenze, pratiche e modi di fare,  comuni al gruppo ed una lingua che via via, senza le (benefiche) influenze esterne, tenderebbe si  ad affinarsi, ma anche ad appiattirsi sempre più sulle proprie vedute culturali. I sopracitati limiti fisici, Permettevano inoltre che le periferie godessero di una relativa  autonomia e vivacità di pensiero, che propagandosi se valido verso il centro, dava vigore e freschezza alle idee dominanti ed in casi estremi e rari riusciva a sostituirsi in toto ad esse rivoluzionando  la cultura di un intero paese. Stesso discorso era applicabile naturalmente anche ai singoli individui, dove la lentezza e cattiva qualità delle comunicazioni, contrapposti all'esigenza di dare una risposta rapida alle situazioni affrontate, li obbligava ad elaborare e risolvere personalmente le informazioni e i problemi  che gli si paravano davanti e solo in un secondo tempo confrontare le proprie soluzioni ed opinioni con altre e nel caso adeguarsi, o appunto dare adito a quel movimento dalla periferia al centro di cui scrivevo prima.



Questo stato di cose, a causa soprattutto delle nuove tecnologie ( ma non del tutto trascurabile  è  anche il fatto di aver compreso bene come sfruttare certe dinamiche psicologiche) non è più valido ed al giorno d'oggi  un opinion leader abbastanza capace può raggiungere ed influenzare praticamente ogni angolo della terra. Questo pone alle società umane almeno due pressanti problemi:


Il primo è il rischio che sorga; "un pensiero unico dominante", onnipresente e almeno in linea teorica in grado di soffocare sul nascere qualsiasi idea indipendente, infatti grazie alle capacità fornite dai nuovi mezzi, non che dalla diffusa e standardizzata scolarizzazione che livella ed uniforma  le prospettive culturali dei ragazzi e tende a dare dei preconcetti  già confezionati a cui ispirarsi,  uno o più  ipotetici centri direzionali anche concorrenti, ad esempio, al verificarsi di un evento  potrebbero  proporre la loro "versione dei fatti"  istantaneamente a qualsiasi persona, non dandogli il tempo di elaborare una propria opinione, è grazie a strumenti come  l'intelligenza artificiale, riuscire a  smussare gli aspetti più controversi per il soggetto specifico, ed in questo modo adattarsi ad ogni individuo per fare accettare così, la parte fondamentale  nell'interpretazione dell'evento che si vuole imporre, così come un vestito si adatta ad ogni soggetto,  cambiando semplicemente taglia; potremmo definirla non scorrettamente, l'era del pensiero Prêt-à-porter. 


Badate bene che qui non stiamo facendo ipotesi astruse e remote, qualcosa di simile, se considerata con la dovuta scala e in base ai mezzi disponibili, sta già capitando col predominio culturale anglosassone, ed è già capitato, a grandi linee in Europa  é particolarmente in Italia con la cosiddetta egemonia culturale gramsciana; quando sul finire della guerra i poteri vennero suddivisi tra le forze vincitrici per tacito accordo nel modo che segue: le forze di centro,si assegnarono il potere politico ed le sinistre,si presero quello culturale, ciò in cinquant'anni ha comportato che alcuni principi spiccatamente di sinistra, indipendentemente dalla loro presunta o meno, universalità, siano diventati patrimonio condiviso di tutti i cittadini, in modo così profondamente che nemmeno le destre più ortodosse, osano mettere in discussione tali assiomi di fatto. Sono diventati così parte di noi che valutiamo i paesi in cui questa mentalità non è in vigore come arretrati, nonostante su molti aspetti anche materiali siano inconfutabilmente più progrediti o comunque al nostro livello, basterà come esempio citare gli stati uniti cui cittadini, l'italiano attribuisce lo stereotipo di una certa ingenua  faciloneria  di fondo,  tesa a giustificare l'accettazione acritica  di certe   peculiarità  di quel paese che da lui vengono viste come" storture" propagatori di disuguaglianza.


Il secondo grave problema cui stiamo andando incontro e  un generale impigrimento mentale, cioè il fatto che persone sempre meno propense a ragionare in maniera autonoma, grazie alla facilità e immediatezza nel trovare soluzioni e spiegazioni ai problemi sia materiali che intellettuali che si trovano davanti, col tempo e l'abitudine, tenderanno ad accordare le loro preferenze ad idee man mano più semplici e meno dispendiose, tipico esempio di questo fenomeno a mio avviso, si può intravedere già ora dal nascere di nuove teologie molto rozze e basilari, o  ancora dai vari gruppi complottisti; cui punta di diamante in questo senso ritengo i terrapiattisti, persone cosi talmente disabituate a pensare, che ormai come unico metro di giudizio e verifica del mondo adottano i propri sensi.



*In questo post, come si può facilmente capire leggendolo, faccio poca distinzione tra il ragionare per trovare una soluzione per risolvere un problema pratico, il filosofare sul origine e destino dell'uomo e dell'universo, o il capire e collocare  correttamente un evento che accade  dentro la propria società, come ad esempio; capire gli interessi che spingono ad una guerra, ho il tentativo di una fazione di prendere il potere, questo essenzialmente per due motivi: 


il primo naturalmente e perché chi nella vita risolve problemi anche banali, ha il cervello più "allenato" di chi invece non ha nessuno svago creativo e svolge qualche lavoro ripetitivo, possiamo prendere a modello  il contadino dotato a suo modo di una certa comprensione del mondo e il bracciante agricolo che prestava la sua opera avendo spesso solo a spanne, l'idea di cosa stesse facendo egli stesso.


Il secondo motivo e perché ritengo sia abbastanza evidente  con i dovuti "se" è "ma", che rapportata  in epoche storiche  la differenza di intelligenza utile a capire questi fenomeni sia più quantitativa che qualitativa, e tralasciando le spiccate  facoltà intellettive e di pensiero critico di alcuni individui, quello che ce li fa sembrare di un valore qualitativo diversi e il grado di organizzazione e complessità che la società ha raggiunto; prendiamo ancora il contadino di prima, e facciamo un esempio ipotetico: se zappando il suo orticello, nota che l'attrezzo non è adatto al tipo di terreno e questo rende il lavoro più faticoso, magari studiandoci su un po' per risolvere il problema inventa la vanga, tutti loderemmo l'ingegno ma credo che nessuno griderebbe al miracolo, in fondo il contadino e fornito di un certo tipo di background, conosce a priori quale risultato deve ottenere, possiede già una zappa ed è riuscito a farsi un idea di che tipo di terreno era adatto a quello strumento. Anche nella costruzione della vanga avrà probabilmente preso la zappa come base e consultando un libro di metallurgia su come lavorare i metalli grazie all'ausilio di un martello ha apportato le modifiche necessarie, quando non si è  addirittura  rivolto direttamente ad un fabbro, limitandosi a fornire il progetto su carta. Tutto ciò è vero ma si e potuto verificare, grazie al fatto che l'intelligenza è  distribuita nel ambiente attorno al contadino, accumulata dagli uomini che lo hanno preceduto e resa disponibile dalla società moderna e lui personale  ha dovuto fare solo un piccolo passo utile ad adattare quello che c'era già alle sue esigenze. Però provate ora a pensare ad un contadino di diecimila anni fa, non aveva niente, aveva solo visto alcuni semi gettati a terra germogliare e da questa intuizione si inventò l'agricoltura. Sono convinto che se i cacciatori raccoglitori fossero stati un Po' più riflessivi nel vedere quel loro simile che con i primi successi si godeva  la raccolta delle mèsse,  sarebbe apparso loro tale e quale appare a noi un ingegnere della nasa, e forse ancora più determinante, se mi si concede la licenza poetica, visto che dalle sue scelte su quale cereale specializzarsi si basa il destino delle sue terre se essere Cina con il riso o Mesopotamia col grano.  Per non parlare della politica, se oggi un politicante deve ingegnarsi per ingannare gli elettori, difficilmente gabbera i colleghi, edotti ( si spera) dalla storia dei millenni passati, ma immaginate gli scontri tra Cesare e Pompeo… per non parlare delle gesta di Sargon, il primo imperatore dalle nostre parti, i salti mortali che deve aver fatto per concepire e gestire un impero, unificando quello che prima al massimo a cui si era riusciti a raggiungere  erano;  sulla carta varie città-stato, in pratica un mucchio di villaggi di contadini e pecorai, culturalmente troppo miopi per riuscire a concepire la propria insignificanza. 


Per concludere con una breve sintesi, sono convinto che; quello che oggi ci appare come banale e semplice e solo perché non ci soffermiamo ad analizzare la complessità che gli sono di contorno, dove non usiamo personalmente la nostra intelligenza e solo perché in un modo o nell'altro stiamo adoperando quella di qualcun'altro, ed in certe situazioni ed in altre epoche risolvere certi problemi, per noi banali, doveva essere un'impresa titanica.


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