lunedì 3 marzo 2025

Cosa vuole Putin?



Spesso i nostri opinionisti e intellettuali affermano che Vladimir Putin sia solo un sanguinario dittatore assetato di potere e della Russia fanno un ritratto come di un paese oppresso, paralizzato dal terrore.


È sciocco dare ai propri lettori una visione tanto semplicistica di un personaggio e di uno stato così complesso. Putin è sicuramente un uomo cinico e crudele che non ha esitato a fare sparire molte persone per consolidare il suo potere. Non accetta un'opposizione forte e ha limitato il dibattito democratico all'interno del suo paese. I suoi successi politici sono una minaccia per l'Europa, non solo in maniera diretta ma soprattutto perché stanno influenzando i regimi di alcuni Stati membri dell'unione verso forme di governo più autoritarie. Ma altrettanti episodi truci si potrebbero raccontare per molti altri personaggi politici, nonostante ciò a nessuno è mai saltato in mente di fermarsi al giudizio morale quando si discute di loro, da Napoleone a Obama.



Lo stesso metro di giudizio dovrebbe essere applicato anche quando si parla di Putin, perché dare solo un'interpretazione di questo tipo, cioè a senso unico non solo è un atto di disonestà intellettuale (Putin non è Hitler e la sua visione strategica non è folle come quella di un Pol Pot), ma soprattutto rischia di polarizzare l'opinione pubblica, e rischia di condurci a scelte sbagliate nelle decisioni, nei rapporti con lui e la sua nazione.


Intanto sfatiamo un mito, molti degli altri leader, compresi i nostri, non sono così diversi, può essere scioccante ammetterlo, ma spesso la differenza sta più nelle possibilità che nelle intenzioni, come ha ben detto l'ambasciatore Sergio romano: l'obiettivo principale di ogni uomo politico è restare al potere il più a lungo possibile. Se si guarda poi al passato della Russia si scoprirà addirittura che in confronto a certi suoi predecessori, Putin è un capo democratico. 

Quando analizziamo un paese straniero che non ha preso una strada di democrazia all'occidentale, noi altri facciamo lo sbaglio di pensare che quel paese sia solo indietro nello stesso cammino che noi abbiamo intrapreso. Facciamo fatica a concepire che un altro popolo per storia e tradizioni abbia scelto di percorrere strade diverse.  Consideriamo i capi di questi paesi dei feroci dittatori che opprimono il loro popolo e non vogliamo riconoscere che, salvo ingerenze straniere, sono espressione del popolo che guidano.

La Russia è un caso da manuale di questo modo di pensare, se guardiamo alla sua storia scopriremo che per molto tempo fu un paese arretrato, spesso preda di appetiti stranieri, a cui riuscì a sottrarsi solo a costo di sacrifici immani, riuscì a emanciparsi da istituzioni arcaiche come la servitù della gleba solo in ottocento inoltrato, quasi subito dopo fini' in mano ad uno dei regimi più tirannici e crudeli che la storia ricordi. Ma malgrado tutto questo noi occidentali pretendevamo che una volta caduto quel regime, la popolazione russa passasse a uno stile di governo adeguato ai nostri standard. Forse per ingenuità ci provarono; e fu un disastro a cui anche noi abbiamo contribuito.


C'è un secondo errore che altrettanto  frequentemente si commette quando si parla della figura del presidente russo:  posto che Putin sia un essere umano e, come tale, portatore delle stesse debolezze, molti commentatori giudicano l'autocrate di Mosca secondo la logica del materialismo economico di stampo occidentale, ovvero nel tracciarne un profilo si domandano: come mi comporterei io se fossi al posto suo? E così sbagliano.


Come già detto, Putin per quanto a suo modo eccezionale, e solamente un uomo con tutti i difetti che ciò comporta, perciò sarebbe ingenuo negare che uno dei suoi obbiettivi fosse anche arricchirsi e assicurare un certo benessere economico alla sua persona e a tutta la sua cerchia. Ma oggi, ciò che interessa Putin, non è il potere di cui già dispone in abbondanza, ma piuttosto assicurarsi un posto nella storia il più vicino possibile, se ci riesce ai vari; Ivan, Pietro, Caterina, eccetera. 


Per ottenerlo, non vuole ricostruire l'unione sovietica, ricorderete forse la sua famosa parafrasi: 'Chi vuole restaurare il comunismo è senza cervello. Chi non lo rimpiange senza cuore". come riconoscono anche i suoi avversari:  Putin conosce la storia, e sa che quello sarebbe non solo un progetto irrealizzabile considerate le attuali condizioni del paese, ma anche dannoso in toto, perché vorrebbe dire far ritrovare l'impero un'altra volta in condizione di sovraestensione.


Spesso i giornalisti occidentali epitetano il presidente russo con  il titolo di "zar", probabilmente non lo sanno, ma sono più vicini alla verità, più di molti blasonati analisti. 


Infatti è proprio quello il modello a cui ambisce: ma ciò non va inteso riferito alla sua persona,  altrimenti si starebbe parlando di un volgare dittatorello con manie di grandezza. Qui stiamo parlando  dell'inquadratura strategica della Russia. Il gruppo dirigente che ruota attorno a Putin, ha ritenuto che il periodo storico in cui il paese ha raggiunto il miglior compromesso tra stabilità interna e prestigio internazionale sia stato quello instauratosi all'indomani della restaurazione, e per il futuro auspicano di tornare a una situazione paragonabile. la Russia è sempre stata una potenza conservatrice* e passate le follie sovietiche è li che vorrebbe ritornare.




In sintesi: Putin non vuole conquistare l'Europa ma riportare la sua condizione politica all'indomani di Waterloo, che egli auspichi ad una nuova Yalta, o meglio ad un nuovo congresso di Vienna, con tutti i distinguo del caso naturalmente, lo prova anche la sua disponibilità al dialogo sia prima che durante la guerra in Ucraina, con le varie aperture della Russia verso un negoziato .


Prima di continuare, permettetemi di riepilogare a grandi linee la situazione europea all'indomani della caduta di napoleone: il continente era diviso in un pulviscolo di medie potenze, ma capaci di influenzare l'ago della bilancia se coalizate, e Con due grandi imperi agli estremi  a garantire lo status quo, ai tempi  le due grandi potenze in questione erano la gran Bretagna e appunto la Russia. 


Se si prova ad attualizzare questo disegno con attori moderni, sostituendo la gran Bretagna con gli Stati Uniti, e l'unione europea al posto di Austriaci e Francesi, si vedrà che una disponibilità russa in tal senso c'è sempre stata, ciò che veramente è mancato per attuare questo piano è un Metternich in Europa ed uno Stewart in america, ovvero dei Leaders pragmatici, disposti a trattare senza demonizzare l'avversario. Ma tuttavia se si prova a cercare una Ratio, al comportamento della Russia si vedra che ha operato verso quella direzione.

Benché questa guerra  ha mostrato il fianco alle debolezze russe, sarebbe folle pensare che la loro propensione a tenere sempre aperta la porta delle trattative, sia da imputare solo alle difficoltà patite nel sottomettere un nano politico come l'Ucraina, i russi nel giocare questa partita non auspicano solo la riconquista di uno stato che considerano un loro satellite, ma un nuovo riequilibrio della situazione europea; l'Ucraina è un tassello importante, ma non il fine ultimo, quello di Putin è un calcolo che guarda oltre Kiev.


Quello russo è un progetto ambizioso e non manca di contraddizioni: la Russia di oggi non è più quella degli zar, il gap con i paesi occidentali specie con gli Stati uniti è aumentato, nonostante punti di eccellenza Il paese è arretrato, e la guerra non aiuta, anche se sta andando bene, drena risorse che potrebbero essere investiti negli ammodernamenti. il suo tradizionale vantaggio strategico: un numero di abitanti schiacciante rispetto ad altre nazioni,  non è più valido, la Russia risulta addirittura spopolata se rapportiamo il numero di abitanti alla sua vastità o lo paragoniamo ai nuovi attori internazionali come l'india e la Cina. non ha torto chi sostiene che la sua economia è  un capitalismo oligarchico il 35% della ricchezza Russa attuale e detenuta da meno di cento persone, il regime soffre di corruzione con sospetti su Putin stesso, il 60% del budget russo dipende dal gas e dal petrolio. Ma la visione occidentale sulla Russia a quanto pare è quella di farne un buco sulla carta geografica, e ciò  non appare un'alternativa più lungimirante, nemmeno per noi. 


La dirigenza russa non è stata la sola ad auspicare un riequilibrio del potere che vada in questa direzione, anche il vecchio  Kissinger aveva capito che questa è l'unica via per permettere all'occidente di conservare una certa egemonia sul mondo, rimase inascoltato ed adesso è morto.


In tutto questo non abbiamo ancora parlato dell'incognita Cina. Fino alla rottura del 2014 avrei giurato che l'aderenza a questa visione era quasi totale e non avrei avuto dubbi ad affermare che la Russia sarebbe stata ben disposta ad un gioco a due con gli Stati Uniti, più l'Europa per tenere il gigante asiatico sotto controllo, aderendo in maniera fedele al modello sopra descritto, adesso non credo. A mia opinione la Russia non Abbandonerà mai più del tutto la Cina, questo perché ha smesso di fidarsi dell'occidente. Se fino ai primi mesi di guerra nel 2022 una ricucitura forse era ancora possibile e si poteva tentare di ottenere un accordo tra le tre teste d'Occidente per confrontarsi insieme con il resto del mondo, facendo morire sul nascere ogni tentativo multipolare, adesso come dimostrano le recenti mosse di Putin, un mondo  multipolare e perfettamente integrato nella sua nuova visione strategica, ovvero il discorso che abbiamo fatto fin ora va aggiornato e rivisto tenendo conto degli attori extra-occidentali. I nostri analisti condannano questa scelta; perché dicono che così facendo Putin ha fatto della Russia un partner minore rispetto alla Cina, ma davvero gli stati uniti gli avrebbero concesso un ruolo paritario? Mi pare che tutto ciò è successo perché il ruolo che gli americani riservavano alla Russia era addirittura peggiore. A sua volta mi sembra abbastanza scontato che la Cina non lascerà affondare la Russia perché consapevole che una volta sconfitta, sarebbe lei la prossima, credo che gli investimenti di questi ultimi anni, come il "Power of siberia" sono abbastanza eloquenti in tal senso.  Il resto è incognita 


l'America, l'America ha commesso l'ennesimo errore che può permettersi, perche ha i mezzi per rimediare (come stanno scoprendo proprio in questi giorni sia gli europei che zelensky, e a quanto pare a tentare di  rimediare sarà Trump che nonostante le critiche, pare aver capito che la Russia è sempre stata più un nemico ideale che un nemico reale per La potenza statunitense: abbastanza grande da fare paura ai paesi europei (che proprio perciò, chiedendone protezione, garantiscono l'egemonia americana) ma sprovvisto di quelle caratteristiche che gli permetterebbero  di costituire una vera minaccia. Tutto ciò naturalmente  se sì evita  che si leghi troppo saldamente alla Cina, altrimenti potrebbe essere una variabile altrettanto valida all'incubo di Mackinder. 


l'Europa come al solito non pervenuta. Sono consapevole di star ripetendo un cliché, ma l'ultimo Leaders che mostro di avere una visione strategica indipendente dagli Stati Uniti fu Berlusconi, adesso i nostri governanti parlano di difesa europea, ma l'impressione e che parlino più per paura e fare pressione agli Stati Uniti, piuttosto che perché dotati di una vera visione strategica, cosa vogliono fare?  Se il piano è comprare armi a destra e a manca che poi vorrebbe dire comprare armi statunitensi, per ottenere un effetto dissuasore a presunti  appetiti russi, non stiamo parlando di strategia ma a scelte impulsive dovute al momento di panico. Le conseguenze di tale politiche non sarebbero altro che arricchire l'industria delle armi americana e militarizzare il continente, per aspettare un nemico che non si sa se, come e quando colpirà, ma che a sua volta sarà costretto ad aumentare la propria capacità bellica per riequilibrare il piatto. Se il piano è quello di finanziare la nostra industria aumentando le spese in ricerca e sviluppo, dando garanzie ad alleati e non,  che i nostri scopi sono puramente difensivi, tornando al linguaggio della diplomazia e mettendo da parte una volta per tutte slogan e minacce, potrebbe avere senso. ma gli Stati Uniti ci concederanno davvero tanta indipendenza strategica?


Resta ancora un mistero quale destino Putin ha prefigurato per se, lui è  un buon conoscitore della storia e sa benissimo che presentarsi come uno zar illuminato sarebbe anacronistico, credo piuttosto che da buon politico sa come manipolare simboli storici per leggitimare il suo potere, ma tutto ciò non vuol dire che non sia realmente attaccato alla sua patria. Anche con la religione il rapporto è ambivalente, la crisi Ucraina ha messo sotto gli occhi di tutti di quanto sia solido il rapporto tra la chiesa russa e il regime Ma anche in questo caso, non siamo davanti solo a freddo calcolo: raccontava Massimo D'Alema che in occasione di una visita ufficiale, non ricordo per quale occasione lui ed altri funzionari accompagnarono il leader russo ad una visita privata alla tomba di san Nicola, arrivati sul luogo dove riposa il santo, rimasero stupiti nel vedere il russo sdraiarsi sul sepolcro in segno di devozione. Le ambizioni dell'uomo sono smisurate, come le sue contraddizioni ma se davvero vuole entrare nella storia, dovrà dimostrare di saper compiere anche la scelta più difficile: ovvero farsi da parte quando i tempi lo richiederanno e assicurarsi una successione che non badi solo a interessi di tipo familistico.



*Si potrebbe obbiettare che anche zar come Pietro o Nicola II furono figure estremamente riformatrici, ma se si pensa ciò si sta sottovalutando una caratteristica della geografia russa, il paese infatti è enorme e posto alla periferia del continente europeo, questo fa sì che rimanga indietro, figure come queste non sono rivoluzionari, ma dei modernizzatori che tentano di riportare il paese al passo degli altri Stati, anche Putin lo sta facendo, ma se escludiamo il periodo sovietico, la Russia non ha mai preteso di essere avanguardia.

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