Era stata una giornata afosa, e l'avvocato Verdinois' pensò bene di approfittare della brezza che era salita col calar del sole, tornando a casa a piedi, però non avendo in verità grande appetito, e volendo godere anche un poco della solitudine, intanto che chiudeva la porta dello studio e scendeva le scale, stava riflettendo ad un percorso alternativo per arrivare alla propria abitazione, correndo il minor rischio possibile di essere disturbato.
Non è che la geografia del paese in verità offrisse tutte queste alternative: o scendere dritto e passare per il corso, con la seccante probabilità di essere fermato ogni quattro passi da un conoscente impegnato in una benefica passeggiata dopocena, intenzionato a scambiare due parole oziose; o prendere la via più lunga, attraversando prima la piazza, passare dietro san Domenico, e dopo zigzagare tra i vicoletti, fino a spuntare dirimpetto a Sant'Agostino, per passarlo a destra e immettersi così nello stradone principale, per poi imboccare subito via San Tommaso fino alla traversa San Francesco dove finalmente l'avvocato abitava.
Intanto che stava ripassando mentalmente questo itinerario; in parte topografico in parte martiriologico, che per brevità di parole potremmo fondere in martigrafico, la piazza era bella che passata, senza troppi intoppi e dopo un inchino, un Pater Noster mentale, ed una preghiera a San Domenico, a cui era devoto, l'avvocato si era dileguato tra i vicoli cittadini che stretti e tortuosi erano stati lieti di inghiottirlo il più in fretta possibile.
Quella giornata Verdinois' aveva fatto tardi con le pratiche, ed infatti il sole aveva preso la strada che porta al tramonto già da un pezzo, e anche se un poco in ritardo per rispetto all'estate, anche la luce del giorno sembrava decisa a seguirlo, nonostante ciò, però i vicoletti brillavano di quel giallo della pietra di cui le case senza intonaco erano fatte, e che sembrava avessero rubato al sole il proprio colore, colore che dopo pochi istanti sarebbe stato esaltato ancor di più dai lampioni, che una volta accesi avrebbero emesso una luce della stessa intonazione. Per quanto il cielo stesse rinunciando all'azzurro per impreziosirsi di stqelle, il vento troppo cauto e gentile non riusciva a spuntarla sul caldo, e il caldo imperava esasperando i cristiani.
Però l'avvocato, solo, a fantasticare con se stesso; in quel preciso momento aveva i brividi, brividi suscitati dalla malinconia, che approfittando del fatto di averlo trovato senza pensieri pressanti in testa, a camminare per quelle stradine senza fretta, gli si era messa accanto a tenergli compagnia, ricordandogli di quando ancora monello, per quei vicoli scorrazzava insieme alla sua banda tirando scherzi agli ignari passanti.
"Quanto tempo era passato! Santo Iddio! i vecchi muri, le chiese, le case, ci appaiono sempre uguali, così noi ci illudiamo di essere come loro, eppure se guardiamo meglio, quella casa lì a destra, è stata rifatta da poco, e lo spiazzo a sinistra avrà al massimo dieci anni, "si certo! prima lì, ricordo benissimo, c'era la "sartoria Nicolazzi" con il negozio davanti e la parte posteriore sfruttata a magazzini, adesso l'hanno ristrutturata tutta, adibendo la struttura a stabile abitativo con un comodo posteggio per le auto davanti". Anche i luoghi cambiano, a volte invecchiano a volte si trasformano, altre volte muoiono addirittura, e per quel che riguarda noi; anche se fatichiamo ad ammetterlo; ci ritroviamo ogni anno con la testa un po' più bianca e la schiena un po' più curva".
Mentre era intento in questi pensieri, guidato dai ricordi che lo portavano a perdersi tra i vicoli, rinunciando cosi all'originale percorso "martigrafico" preferendo inseguire i fantasmi del tempo che fu', l'avvocato dovette brutalmente riscuotersi alla realtà a causa della visione di una sagoma, sagoma che identifico quasi subito con Giacomino, lo scemo del paese che teneva in mano qualcosa, forse un libro, ma da là, lontano si faticava a decidere con sicurezza. Li per li fu perfino seccato che quello scocciatore fastidioso anche se involontario, immettendosi nel suo medesimo tratto di strada interrompesse la catena del suo fantasticare, ma poi da attento osservatore delle cose umane quale era, fu attratto dalla reazione altrettanto scomposta dell'altro e dall'aria indispettita che non riusciva a celare, aria, e lui da avvocato poteva ben dirlo, di colpevole colto in flagrante.
Si, ma colpevole di cosa? Che Giacomino valeva poco, tutti potevano certamente affermarlo, ma con la stessa sicumera si poteva ben dire che non avrebbe fatto male ad una mosca. Forse a causa di questa curiosità, con una certa dose di irriverenza, alimentata dal sapersi appartenere ad un'altra classe sociale più elevata, cosa che spesso porta a far credere di essere immuni dalla maleducazione, quando si compie una scortesia verso gente che consideriamo di livello inferiore, l'avvocato decise di avvicinarsi a Giacomino per sincerarsi di cosa stringeva tra le mani. E incurante del viso sempre più contratto di Giacomino, anzi! Ancora più intrigato da ciò, con non curanza continuò ad avanzare, accellerando addirittura l'andatura.
Arrivato a pochi passi dall'intruso, salutò l'altro con disinvoltura e rivolse in maniera quasi scortese l'attenzione verso il voluminoso oggetto che il povero scemo teneva tra le mani e cercava a causa delle dimensioni, maldestramente di celare.
No! Non si era sbagliato si trattava proprio di un libro, per giunta di un grosso tomo di un autore Russo, la cui unica affinità che ad esser generosi si poteva sospettare con il proprietario delle mani che lo custodivano era nel titolo. Giacomino infatti, stava stringendo a se una copia "dell'Idiota"
"Salve Giacomino, bella serata non trovi?" Disse l'avvocato. "Bellissima davvero, peccato che si é fatto cosi tardi..." rispose Giacomino desideroso di troncare la conversazione. " Tardi? A quest'ora? Ragazzo mio tu vai proprio a letto con le galline! Tu che sei ancora giovane dovresti goderti un po' più la vita" disse l'avvocato in tono scherzoso. Giacomino lo guardò un po' sorpreso ma l'avvocato lo incalzò ancora e non gli diede tempo di ribattere, continuando con le sue domande: "Adesso ti sei dato alla letteratura, benedetto ragazzo, Attenzione ai mal di testa ..." "Egregio avvocato, ringraziando il buon Signore, per concedersi certi piaceri, e non incorrere a malanni, non occorre essere ricchi o importanti, e tanto meno sbandierarli al vento." rispose Giacomino un po' indispettito dal tono troppo canzonatorio dell'altro.
L'avvocato resosi conto dello scivolone, tentò di rimediare, tornando ad un tono serio e un po' per riparare alla scortesia, un po' forse perché benché non del tutto cosciente della cosa, la curiosità persisteva invitò Giacomo ad unirsi a lui. Quest'ultimo visto che aveva svoltato per quella direzione, per evitare a sua volta di esser tacciato di sgarbatezza, si sentì costretto ad accettare.
"Allora Giacomino come vanno le cose, come mai gironzoli da queste parti?" "Caro avvocato non posso lamentarmi, non ho debiti e nemmeno debitori, ascolto tanto e parlo poco, di quello che ascolto se posso imparo, altrimenti dimentico". L'Avvocato restò un po' sorpreso dalla risposta, ma da uomo consumato non lo diede a vedere e continuò; "É molto tempo che ti dedichi alle letture, o é una passione sorta di recente?" Giacomo aspetto` qualche attimo a rispondere e si guardò in giro quasi a voler scongiurare un agguato, poi un po' con aria rassegnata replicò; "No, non è una cosa di quest'ultimi tempi, ho sempre letto, e mi è sempre piaciuto farlo, in casa possiedo una discreta biblioteca personale, per ciò fino ad oggi non ho mai avuto bisogno per soddisfare questo mio piacere di ricorrere all'aiuto del prestito, ne pubblico, ne privato…" dette queste parole si fece pensieroso, poi scoppiò in un risolino strano. L'avvocato lo guardò in maniera interrogativa, poi fece per aprire bocca ma giacomo lo interruppe: "Perdonatemi avvocato, dovete pensare che io sia un personaggio quanto meno strambo a mettermi a ridere così, ma vedete, nel giustificare i motivi che mi hanno portato in questo vicolo con questo libro in mano, perché ammettetelo purè é questa la curiosita che vi ha spinto ad intavolare questa discussione con me, si é accostata nella mia testa la figura di un altro tipo umano che certamente nella vostra vita professionale dovete incontrare spesso; quella dell'assassino. Io mi immagino il soggetto: si é trovato sul luogo del delitto chissà quante migliaia di volte, e mai un'anima in vista, un rumore che indicasse la presenza di un'altro essere umano, che dico! Di un altro essere vivente, che frequentasse il luogo. Poi succede l'imponderabile ed il vicolo, l'androne, la scala, quel che il destino ha scelto come luogo del crimine, si riempie di vita: l'uomo che porta a passeggio il cane, l'ubriaco in vena di chiacchiere, i giovani innamorati che si scambiano le ultime effusioni prima di separarsi, ed è così che il nostro assassino si ritrova perduto. Vede avvocato il destino mi ha messo in condizioni simili, e questo mi ha fatto riflettere sul criminale che magari ha escogitato il suo piano per mesi quando non anni e poi si ritrova beffato dalla casualità, così come il mascalzone improvvisato." L'avvocato lo scruto sospettoso, giacomo colse lo sguardo e si affrettò a chiarire le parole di prima: "Per carità! Avvocato, non mi guardi così! Io non ho certo ucciso nessuno, vede: quasi tutte le sere pressappoco verso quest'orario, mi piace vagabondare per questi vicoletti senza una precisa direzione, se non quella che garba in quel momento alle mie gambe, per meditare e godermi un po' la città in solitaria, ed infatti in tutto questo tempo, davvero mai mi é capitato di incontrare un conoscente e che questi volesse intrattenersi a parlare con me più che al massimo un cenno di saluto frettoloso. Queste, in genere sono strade, specie a quest'ora che si percorrono per uno scopo preciso. Come le ho già accennato disponendo di un eccellente biblioteca privata, di solito coltivo la lettura come piacere solitario, purtroppo, leggendo il titolo che ho qui in mano, giunto alla fine ho scoperto con grosso dispetto che mancavano le pagine conclusive, forse strappate addirittura da me bambino, per chissà quale ragione, forse per monelleria, una delle tante che si commettono in quel periodo della vita, ad ogni modo, per questo motivo proprio stasera sono andato a casa di un amico fidato a chiedere che mi prestasse una copia del medesimo libro, per rimediare al fastidio, dopo di che nel tornare a casa non ho voluto rinunciare al mio solito giro, forte delle esperienze passate, che mi rassicuravano che difficilmente sarei incappato nell'interesse di qualcuno, invece proprio stasera il caso ha deciso che dovessi incontrare voi e destare la vostra curiosità. Come vede niente di delittuoso, una sciocchezzuola che dentro la mia testa ne ha richiamata un'altra e così via.. "
Intanto che le gambe dei due uomini guadagnavano strada, anche la frescura dell'aria notturna sembrava quasi per spirito di emulazione, prendere spazio alla calura del giorno, e a loro volta le membra dei due viandanti rinvigorite dalle temperature più sopportabili, sembravano rilassarsi rendendo i pensieri più sciolti e la lingua meglio disposta alla chiacchiera.
"Capisco la coincidenza tra le due situazioni" disse l'avvocato, "Ma la lettura non é certo un vizio da nascondere, anzi!" " Qui si sbaglia" rispose giacomo, " la lettura é un vizio pericoloso, tra i peggiori di tutti, peggio del bere che scioglie la lingua e ci induce a dire di noi quello che non vorremmo, infatti da quello che legge, si può capire il tipo d'uomo che ci si para davanti o almeno farsene un'idea affidabile. E si dà il caso che magari a qualcuno può dare fastidio il farsi leggere, perdoni il gioco di parole, così profondamente dentro".
"Le sue obiezioni, benché argute mi sembrano un po esagerate".
"Lei pensa avvocato?"
" Si giacomo, lo penso, un uomo come lei non dovrebbe celare certe qualità".
"Vede avvocato, io sin da bambino mi sono fatto convinto che ogni essere umano indipendentemente dal suo ruolo e dalla sua posizione avesse un grande valore, e quella cosa che gli da valore é l'anima. L'anima non é come crede certa gente un altro pezzo del nostro essere che so' un braccio o una gamba, l'anima, é quella cosa che ci costruiamo vivendo, possiamo paragonarla ad una valigia vuota che noi riempiamo di esperienze, di ricordi, di sensazioni e di tutto quello che volenti o nolenti ci capita nella vita. Avvocato, onestamente che questa valigia sia qualcosa di eterno o di effimero per me poco importa per farmici attribuire un grande valore, così come quel valore é indipendente dal che esista un Dio, e in confidenza io credo che esista, o ci si considera i figli di una natura matrigna e indifferente, io credo che tutta la libertà che ci è concessa o ci possiamo prendere in questo mondo sta nell'attribuire, o meno valore all'anima, come un qualcosa di unico, come un fiocco di neve, che benché destinato a durare solo pochi attimi deve la sua grandezza al fatto di essere unico in mezzo a miliardi di altri fiocchi di neve, irripetibili a loro volta, e non serve nessuna discussione per capire ciò".
"Certo che capisco il vostro pensiero, e lo trovo sublime direi, però perdonatemi, ancora non riesco a capire in che modo possa implicare con il fatto che tenete a serbare che siete un uomo che coltiva certe qualità"
"Per spiegarvi questo, se mi permette adesso prenderò proprio questa nostra discussione come esempio, ascoltatemi bene dunque: prima di scoprire questo mio vizio o qualità che dir si voglia, lei mi ha dato sempre del tu, adesso invece che ha scoperto questa mia chiamiamola inclinazione, ha iniziato a darmi del lei, cosa strana visto che per certo, sicuramente converrà con me che mi conosce meglio di prima. Adesso se io mi devo comportare come il tipo d'uomo che legge questo genere di libri e fa questo tipo di discussioni, dovrei offendermi. Perché il tu che fino a dieci minuti prima mi dava, non era un tu di amicizia, ma il tipo di tu che si dà alle persone che si considerano poca cosa, come prova il fatto che adesso che in me ha scoperto qualcosa che fino a mezz'ora fa non conosceva, é passato a darmi del lei, perché mi sta studiando e vuole capire come collocarmi. Adesso si da il caso che io la stimo e la rispetto, in primo come uomo, perché il signore Dio in cui come le ho detto credo, ci ha insegnato così, in secondo come lei personalmente, perché la conosco e so che è una persona onesta e coscienziosa. Per ciò vede, io personalmente preferisco non far sapere che sono un lettore assiduo ed altre cose del genere, in modo che quando vedo l'avvocato Verdinois`, ed altra bella e brava gente di uguale valore, possa sorridere ed esser lieto che mi onorano della loro amicizia al punto di darmi del tu, invece che offendermi, ed andarmene via rancoroso, perché conscio che quel tu in verità, magari senza una volontaria malizia, è il segno della mancanza di vicinanza umana verso chi ritengono distante da loro e poco utile ai loro scopi personali. In breve avvocato io mi voglio porre al di fuori di chi sceglie di mettere la propria anima un gradino sopra le altre, senza per questo però, visto che non mi attribuisco virtù da santo, mortificare la mia, e negli anni ho capito che il miglior modo è di non capire proprio tutto e soprattutto non suscitare negli altri il sospetto che si possa aver capito. Per questo caro avvocato visto che siamo arrivati davanti al mio portone prima di salutarla, per quanto detto ed un'altra serie di validissimi motivi con i quali non voglio annoiarla, la prego di una cortesia: torni a darmi del tu e si dimentichi dei particolari di questa nostra chiacchierata, la servi tra le suggestioni che il passeggiare in questi vecchi vicoli suggeriscono allo spirito sensibile e niente più di questo, detto ciò, buona serata, avvocato".
Dicendo così si infilò nel portone. Intanto, l'avvocato che stava per rispondere stupito com'era dandogli ancora del lei, a dar prova della sua abilità nel mestiere che praticava, si corresse prima che il fiato lo tradisse, e così pronunciò un più adatto: "Ciao, buona serata a te giacomino" e si allontanò in fretta.
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