venerdì 5 settembre 2025

sulla cina ovvero genesi di un nemico

Sono nato negli anni ottanta, un periodo fortunato che mi ha dato la possibilità di assistere in prima persona a molti eventi significativi. Nello specifico oggi vorrei parlare di come e con quanta facilità è cambiata la percezione della Cina da parte della popolazione occidentale, con un focus particolare sull'Italia.


Già perché come dicevo prima sono nato proprio verso l'inizio degli anni ottanta, e a quel tempo, ancora si percepiva il bisogno di fare accettare alla gente la svolta di Nixon, dove la Cina, adesso nostra alleata, era passata da essere rappresentata come l'ultimo stadio di una civiltà decaduta, con milioni di disperati, che spinti dallo sconforto si erano lasciati irretire dal comunismo che li stava letteralmente sterminando a forza di carestie. Ad essere descritta come una delle culle della civiltà, formata da gente capacissima e simpatica. Dalla polvere da sparo, alla carta, passando per la seta e gli aquiloni. Giuro, in quegli anni non si faceva altro che ricordare quante belle cose avevano inventato i cinesi e, complice la fama dei "cugini" giapponesi, quante altre ancora ne avrebbero inventate adesso che erano diventati nostri amici.

Tale narrativa durò all'incirca fino a tutta la prima metà degli anni '90, dove con l'ingresso della Cina nel WTO e la macelleria industriale che ci si stava preparando a fare qui da noi, non parve più il caso di presentare i cinesi come dei geniali inventori, ma, per non allarmare chi da un giorno all'altro si sarebbe trovato a competere letteralmente con miliardi di concorrenti, si valutò più opportuno farli passare come realizzatori di oggetti di scarsa qualità, buoni solo a copiare, beninteso, male, idee altrui.  Intanto, il Presidente della Repubblica in visita di stato esortava gli imprenditori ad essere più coraggiosi e andare ad investire lì, in Cina 


E benché un passettino per volta, i cinesi si stavano mangiando tutta la nostra industria, Finché non passarono dai capannoni agli uffici la narrativa restò la medesima. Ma non appena varcarono la soglia dell'area direzionale, ecco che all'improvviso i nipoti di Mao si rivelarono per quello che sono: dei finti comunisti, in realtà capitalisti feroci che "ci stanno rubando il lavoro" sfruttando i poveri operai. Quando dai piani bassi grazie alla crisi del 2008 sono arrivati addirittura ai consigli di amministrazione il panico divampò.

E così arriviamo ai giorni nostri, dove oltre ad aver scoperto che se si paga il giusto, i cinesi sanno produrre merci di ottima qualità, abbiamo imparato anche che cinquemila anni di Storia gli hanno lasciato in eredità qualche competenza politica. Apriti cielo! Il panico adesso è veramente generale. A fare cadere le ultime ipocrisie ci ha pensato Trump nel 2016, dopo di lui si può dire liberamente che i cinesi sono un popolo di formiche, al servizio di feroci dittatori desiderosi di null'altro se non venire a distruggere le nostre belle democrazie.

E mentre dalle nostre parti, tra un green pass, le banche che ti bloccano i pagamenti con la carta di credito, perché quello che compri lede la loro reputazione, e un'accusa di complottismo, si campa sempre un po' meno bene. Noi si parla di credito sociale e di tutte le altre brutte cose che ci sono in Cina.

Già perche queste propagande, noi ce le siamo bevute acriticamente tutte, riducendo la complessità di una nazione-mondo a pochi stereotipi. Ed è probabile che continueremo su questa strada, ritrovandoci, così come con la Russia, in guerra con la Cina senza nemmeno sapere perché. ma no! Il perché lo sapremmo benissimo i vari Rampini ce lo dicono già: guidati dal saggio presidente Trump dovremmo frenare l'espansionismo Cinese. Il fatto che sono fermi dove sono da cinquemila anni è tutta una tattica, ma noi, noi mica ci caschiamo.

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