Oggi complice la notizia che finalmente qualcuno a Roma si è deciso a ridare una
pavimentazione al Colosseo, ho iniziato un interessante conversazione con un mio cliente
architetto, sulla ristrutturazione integrativa ( recupero stilistico) e devo ammettere che mi
sono divertito nel vedere i suoi tratti contrarsi mentre gli prospettavo ricostruzioni e aggiunte
in varie glorie del nostro patrimonio architettonico. Naturalmente la mia era per lo più una
provocazione, ma senza arrivare agli eccessi transalpini del 1800, questo sentimento dell'italiano verso il passato è a suo modo emblematico della
nostra società: da un lato continuiamo a ripeterci di quanto siamo evoluti e colti rispetto ai
nostri antenati, dall'altro però non abbiamo il coraggio non dico di rifare ma nemmeno di
sistemare quello che quegli "zotici ed ignoranti" ci hanno lasciato. Questo come dicevo a
mio avviso è paradigmatico di una certa paura di fondo nelle nostre capacità, paura che
cerchiamo di mascherare ripetendoci allo sfinimento di quanto siamo moderni, ma che ogni
tanto salta fuori in questo nostro feticismo verso i ruderi, ruderi che anche rispettando le
nuove sensibilità ed esigenze filologiche potrebbero tornare facilmente a nuova vita, visto
che in molti di essi non solo spesso abbiamo documentazione certa, ma spesso anche i
materiali originali che semplicemente basterebbe allocare al loro posto. Invece li lasciamo
sull'erba per paura di "rovinare tutto" anche questo mi sembra un segno di quella "cultura
mortifera" cui accennavo ieri segno che scopre ancora il fianco se prendiamo ad esame
l'altro lato della medaglia le cosiddette meraviglie dell' architettura moderna. Per esempio
Milano che ha deciso di " investire nel futuro" e cosa fa? Una città due volte millenaria che si
mette a scimmiottare megalopoli senza storia, incapace di trasmettere alle nuove
generazioni una idea meneghina di urbe moderna, scopiazza agglomerati alla moda
piantumando poveri alberi in posizioni improbabili si vuol far passare per verde ed
ecosostenibile ignorando i costi di gestione . O la città dove abito, Cremona che fino a pochi anni fa era di una bellezza
unica e particolare merito della coerenza stilistica che nel corso dei secoli si era saputo
preservare. perfino i fascisti e tra questi il più fascista di tutti, Farinacci nel ridisegnare la
sua città aveva rispettato l'elemento che più di tutti la caratterizza; quel mattone rosso di cui
rifulge il suo monumento più caratteristico il torrazzo, e che già a pochi chilometri cambia
tono e non è piu lo stesso. Invece i "moderni" incapaci di vivificare uno stile che era marchio
e distinzione di una civiltà tutta, hanno dovuto scopiazzare "gli altri" riempiendo il bel centro
storico di case con improbabili finestre colorate o di affacciate in ferro già arrugginito, già morto, come appunto
dicevo.
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