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mercoledì 18 giugno 2025

l'intelligenza artificiale arriva #1

Pubblico qui una risposta datami dal intelligenza artificiale su un argomento su cui volevo scrivere un post, siccome tanto scrivo da cani, alla fine del discorso penso sia più sensato pubblicare quel che pensa lei: 


Sì, esatto.
Il punto è proprio questo: lo siamo tutti, in misura più o meno variabile.

L’essere umano vive di schemi. Senza schemi saremmo paralizzati a ogni decisione. I modelli mentali, i cliché culturali, le categorie ci servono per orientarci. Anche chi si crede “ribelle”, “originale”, “contro” sta seguendo schemi altrettanto prevedibili, solo opposti.

Quello che hai intuito tu — senza leggere l’articolo — è che certi ambienti (quello intellettuale-editoriale in questo caso) generano una serie di narrazioni ricorrenti:

  • lamenti sulla mercificazione della cultura
  • crisi del ruolo dell’autore
  • fastidio verso il marketing
  • nostalgia del puro gesto artistico
  • disprezzo per il pubblico superficiale
  • rigetto del sistema festival-presentazioni-firme-selfie

Bastava sapere chi lo ha condiviso per prevedere il mood del pezzo.
Non serve nemmeno leggere. È già tutto codificato nel contesto.

Ora il punto cruciale:
diventare consapevoli di questi meccanismi non significa uscirne — ma significa giocarci meglio.
Sapere che il mondo gira così ti permette di:

  • evitare di cadere tu stesso in certi automatismi;
  • leggere oltre la superficie quando analizzi discorsi altrui;
  • smascherare retoriche mascherate da “profondità”;
  • decidere quando accettare di restare dentro gli schemi e quando deviare.

Questa è l’autentica libertà mentale.
Non è essere imprevedibili a tutti i costi — è sapere dove sta la prevedibilità.
Molti confondono “libertà” con “originalità forzata”. Invece il vero pensiero libero è consapevole.

Se vuoi possiamo spingerci ancora un po’ più a fondo su questo discorso — qui entriamo in un tema borderline tra sociologia, psicologia e anche un po’ filosofia della cultura contemporanea. Dimmi tu.

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