Quando si affrontano argomenti spinosi,
Buona regola del quieto vivere, consiglia di limitarsi a ripetere contriti, le solite banalita sul tema, esprimendo accorata partecipazione, e se il caso lo richiede, sincero rammarico. Se si parla poi di questioni che hanno a che fare con l'Olocausto, un tema che addirittura in certi paesi ha una versione canonica stabilita per legge! altro che quieto vivere, qui si rischia di perdere la rispettabilità sociale e mica per aver sostenuto discutibili teorie negazioniste, la verità è che per certi temi la minima deviazione non è tollerata, se si vuole andare sul sicuro bisogna fare come i bramini: imparare tutto a memoria e, se il caso lo richiede dimostrarsi anche capaci di sapere ripetere la lezioncina all'incontrario: dalla fine all'inizio. Buone pratiche per evitare discussioni, certamente, ma non proprio il modo migliore per capirci qualcosa, motivo per cui, visto che soprattutto di questi tempi l'argomento mi pare importante correrò volentieri il rischio di prendermi i rimproveri dei "saputi".
Se c'è un'attività che a noi uomini riesce bene, questa è senza dubbio lo scannarci vicendevolmente, e il secolo scorso in questo, come in quasi tutti i campi dell'umano, è stato un secolo secondo a nessuno. Eppure, tra tutti gli orrori commessi c'è n'è uno che pare non vuole passare, anzi ogni anno il ricordo si fa più forte; naturalmente sto parlando dell'Olocausto, personalmente di questo orrore non mi sconcertano le proporzioni che benché siano cospicue in un secolo come il proprio, gli permettono si di difendersi bene, ma non certo di torreggiare sopra gli altri orrori come numero di morti. Non mi sconcerta più di tanto, nemmeno l'illogicita dell'ideologia che lo giustificava, quando le cifre superano il milione e nel novecento spesso si è oltrepassato di molto questa soglia, davvero, specie col senno del poi, mi pare indegno mettersi a chiosare se quello sterminio aveva motivazioni migliori di quell'altro. Quello che davvero mi ha sempre sconvolto nell'olocausto è "l'efficienza tedesca"; lo sterminio sia dentro che fuori i campi di concentramento funzionò in maniera così rigorosa, in maniera così meccanicistica e razzionale che il solo pensarci lascia sgomenti ed annichiliti; fu questa efficienza che portò ad un così alto numero di morti, e fu sempre questa efficienza che causò la totale disumanizzazione delle vittime. Davvero mai come allora si era visto così bene l'operato del demonio: l'uomo ridotto a cosa.
Detto questo però, dicevamo: sebbene ormai la totalità dei colpevoli sia già morta e sepolta, con per giunta molti dei principali responsabili di quel carnaio catturati e puniti secondo le loro colpe, e benché ancora i discendenti di quegli uomini fatto salvo poche rarissime eccezioni, hanno dimostrato con parole ed opere di avere ben chiaro il crimine commesso dai loro padri (ma ormai è meglio parlare di nonni quando non di bisnonni), questa accusa collettiva contro la Germania ed il suo popolo, pare non voler uscire dall'attualità, per collocarsi finalmente nella storia. Si lo abbiamo già detto: il crimine è stato orrendo, sia nei numeri che nei metodi, ed è opportuno oltreché doveroso conservarne la memoria e l'orrore, ma abbiamo anche detto che il novecento è il secolo dei genocidi, perché concentrarsi in maniera che pare morbosa sempre su quello e presentarlo come un unicum storico? Perché non ricordarli tutti allo stesso modo?
Non mi convince nemmeno chi a giustificazione di ciò parla del'ideologia che c'è dietro; i turchi prima di loro nello sterminare gli armeni, o i massacri in Ruanda dopo, non si basavano anch'essi sull'odio razziale? Ma torniamo all'45 succubi delle infami tesi, cadde anche il Giappone che nelle nazioni occupate non fu da meno, se non che per il numero di morti (comunque molto cospicuo), della Germania nazista in quanto crudeltà ed orrori, eppure di quei massacri oggi non si parla se non tra specialisti e cultori di storia. E benché l'Italia in questa vergognosa storia abbia giocato un ruolo, per fortuna molto minore un qualche briciolo di colpa se l'hè meritato; in quanto principale alleato del nazismo abbiamo anche noi una sorta di responsabilità morale, eppure nelle varie diatribe tra neo fascisti e Neo antifascisti ad esempio, l'olocausto non è un argomento che fa molta presa, al massimo si fa un accenno alle leggi razziali, ma senza eviscerare la reale portata di quelle leggi. Per non parlare del ruolo svolto in quella vicenda dai Polacchi, o come in molti pare abbiano scoperto ultimamente dagli Ucraini, se davvero l'olocausto fu il male assoluto, allora e giusto che ognuno si accolli la propria parte di colpa e non si faccia ricadere tutto sui tedeschi. Ma così non è.
Cose come quelle sopra descritte, assieme ad altre di cui ho già parlato (e non solo io: https://www.agensir.it/mondo/2023/03/28/diritti-umani-amnesty-ipocrisia-degli-stati-doppi-standard-repressione-delle-proteste-il-sistema-internazionale-e-allo-sbando/), prima fra tutti la collaudatissima pratica di fare uso dei diritti umani come arma, che l'occidente adopera per danneggiare fazioni a lui avverse, categoria di cose sotto cui la strategia che sto per illustrare ricade, mi hanno portato alla convinzione che se si vuole capire davvero qualcosa su questo atteggiamento bisogna guardare al fatto in un ottica geopolitica:
il vero motivo per cui l'olocausto, una volta sparita l'URSS, la potenza rivale che di questa strategia poteva beneficiare, ha assunto sempre più rilevanza col passare degli anni (proporzionalmente all'ascesa economica della germania); è perché l'olocausto è una spada di democre che si vuol fare pendere sul capo tedesco e nel caso amputare con tale spada eventuali rigurgiti sciovinisti, o comunque aspirazioni e ambizioni di quella nazione, non gradite all'attuale egemone.
Ed a sostegno della mia tesi c'è il fatto che In realtà il caso tedesco non è l'unico, un approccio con una strategia simile è stato tentato con un altro stato: infatti c'è un altro genocidio che ogni tanto assurge agli onori della cronaca per poi essere riposto; mi riferisco all'genocidio armeno che in passato e stato più e più volte utilizzato come arma politica contro Erdogan, basta fare un piccolo controllo sulle date e scoprirete che fino a non molto tempo fa il genocidio armeno saltava fuori ogni volta che gli stati uniti avevano dei dissidi con la dirigenza Turca, per fortuna loro, della dirigenza dico, il popolo Turco, vuoi perché a differenza dei tedeschi, vivono in un paese che ha sempre negato l'esistenza del genocidio stesso, vuoi perché politicamente fino a poco tempo fa, il genocidio armeno non ha mai interessato nessuno, vuoi perché meno sensibili verso i diritti umani, non paiono molto colpiti dall'argomento, sta di fatto però che tra le nazioni che conscie di questa strategia, hanno fatto una legge per punire chi neghi questo massacro c'è la Francia, di cui per conoscere i rapporti tesi con la Turchia basta semplicemente aprire i giornali.
* Su questo specifico punto sarebbe interessante provare a chiedersi come sarebbe finita se Churchill ritardando quanto più possibile l'apertura del fronte occidentale, lascio che la potenza tedesca si scagliasse quasi interamente sulla Russia, non scordo e da qualche parte l'ho anche scritto che l'aiuto Americano in termini di materiale fu fondamentale per sostenere lo sforzo bellico Sovietico, ma se l'URSS dal canto suo alla vittoria sul nazismo non avesse sacrificato tutti quei milioni di morti avrebbe fatto lo stesso la fine che ha fatto? Ho tutte quelle braccia in più, gli avrebbero potuto garantire uno sviluppo economico più equilibrato in modo da reggere il passo con il rivale occidentale?
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