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venerdì 6 maggio 2022

Democrazie un tot, al chilo

Spesso anche su queste pagine si è scritto che la democrazia non si esporta, di qua e di là, come fosse una merce qualunque .

Sono assolutamente convinto di questo concetto, che anzi mi pare addirittura autoevidente, ma vorrei fare qualche precisazione; infatti ascoltando una conferenza del sempre ottimo Sergio Romano, l'ambasciatore ha ipotizzato commentando il fallimento americano in medio Oriente, che se l'esportazione della democrazia ha avuto successo in Europa è perché in realtà  salvo la parentesi nazifascista, nei nostri paesi era già presente una radicata tradizione democratica. il ragionamento dell'ambasciatore e molto acuto, e sembrerebbe  avvallare chiarendole, le mie premesse sull'esportabilita della democrazia. 

Ma in realtà se si ragiona ancora un po' sul argomento si scoprira che c'è  un "ma" che dimostra come riducendo la questione  in questi termini, stiamo dando una spiegazione troppo semplicistica; questo "ma"  si noterà piu chiaramente se rammentiamo che tra i paesi dove allora si esporto' con successo la democrazia vi fu anche il Giappone, che pur non essendo in Europa è sicuramente un paese dove la democrazia è stata impiantata con enorme successo, nello stesso periodo e per quasi gli stessi motivi delle controparti europee. 

Ho tirato in ballo il Giappone, perche se adesso osserviamo in maniera più  approfondita queste nazioni, si vedrà che prima dell'avvento dei fascismi non tutte,  in special modo il Giappone appunto, erano società democratiche intese nel senso moderno, concetto che si affermò anzi in tutto il nostro blocco proprio in quel periodo, semmai é più corretto parlare di società di ispirazione liberale,  ed è utile notare come ancora nel caso giapponese specificamente, anche il passaggio da principi feudali ad una società più liberale duro poco e avvenne troppi pochi decenni prima, per riuscire a segnare in maniera profonda la tradizione di quel popolo, non dimentichiamo nemmeno che questo cambiamento avvenne grazie alle cannonate delle navi Americane.

Quanto detto dovrebbe far intuire ora che la spiegazione di Romano, da sola non basta a giustificare i risultati di allora,
La vera differenza tra i successi mietuti durante la seconda guerra mondiale ed il disastro medio orientale a mia opinione ha perciò anche altre concause e in particolare due di esse non possono essere tralasciate per comprendere in maniera non superficiale il fenomeno. Provero ora ad approfondire un po meglio la mia interpretazione dell'ipotesi dell'ambasciatore ed ha tentare di spiegare le altre due cause più importanti.

Oltre al modello politico, tirato in causa da Romano, che sebbene studiato nei paesi europei, non era stato certamente adottato da tutti,  Va forse considerato che i paesi europei erano anche sotto tutti gli altri aspetti, della stessa cultura  di quella degli occupanti democratici, e ciò né  ha sicuramente fatto accettare più facilmente anche il sistema politico, insomma sebbene non è corretto in senso lato dire che i nostri paesi vantavano tradizioni democratiche, culturalmente come ha giustamente intuito l'ambasciatore; eravamo pronti ad accettare quel sistema se le contingenze storiche c'è l'ho avessero proposto.   ciò non vale per i giapponesi naturalmente, ma a favore della tesi di Romano bisogna ricordare che a renderli recettivi verso il modello occidentale deve esser valso  il breve ma proficuo periodo di occidentalizzazione a cui abbiamo già accennato, che se sicuramente non bastò a creare una cultura democratica in quel popolo, ne tanto meno a colmare la distanza culturale che separava e separa infatti ancora oggi le nostre civiltà, deve però essere bastato ai giapponesi quel Tanto da consentirgli di capire ed apprezzare i vantaggi del copiare il modello occidentale, quale sistema rapido per superare il proprio gap.

Fin cui ho cercato di rendere,  spero più chiare, le intuizioni di Romano, adesso provo ad ipotizzare come già detto quali altre concause resero quell'operazione cosi ben riuscita: 

Tra queste concause,  un ruolo sicurente determinante gioco il fatto che: l'alternativa alla democrazia per l'Europa sconfitta di allora, cosi come per il Giappone,  era il totalitarismo sovietico, che come poi tutti hanno potuto constatare, era un sistema ancora peggiore è garantiva meno concessioni rispetto ai precedenti regimi fascisti.

Il secondo motivo su qui vorrei dilungarmi meglio, è  il fatto che gli sconfitti,  si ritrovarono in completa balia dei vinti;

 sono convinto che questo sia in realtà il motivo piu determinante di tutti; e questo per la brutalità che allora poteva essere usata per condizionare gli avversari; gli alleati in quel contesto storico non si facevano problemi ad usare tutta la violenza che reputavano necessaria per raggiungere gli obiettivi, e questo lo ripeto: a mio avviso è uno degli elementi cardine del perché l'imposizione di un modello democratico dall'alto allora funzionò;  quello che successe a quei tempi, sia in Europa che in Giappone fu che gli alleati per esportare la democrazia: prima bombardarono e distrussero tutto ciò che ritenevano necessario bombardare e distruggere, se qualcuno osava protestare bombardavano una seconda volta, dopo di che controllavano se era il caso di fare un terzo passaggio e poi solo allora si davano alla ricostruzione materiale e sociale  costruendo  qualcosa di meglio, almeno ad opinione dei più  (perché anche la propaganda ebbe la sua parte) rispetto a quello che c'era prima, erano rispettosi si delle usanze del posto, dove questo gli conveniva, ma appunto solo fin dove queste non contrastavano con gli obbiettivi dei vincitori, in più  si deve  considerare il fatto che dopo settant'anni le basi degli occupanti sono ancora qui, come in Giappone, e non è perché si sono trovati bene;  è  meglio  tralasciare cose come la curiosa usanza che si era istaurata qui in Italia per tutto il periodo più caldo  della guerra  ad esempio: dove ad ogni vigilia elettorale, le cannoniere della sesta flotta Americana lasciavano Napoli dove sono di stazza e si dirigevano nelle  vicinanze di Roma..., tanto per dirne una.

Tutto ciò in medio Oriente non si è potuto attuare; in Iraq per esempio: dopo aver ridotto il paese in macerie, sopra quelle macerie per convenienze interne gli occupanti si sono messi a frignare per il dolore arrecato a quella cultura, cultura che si volle far finta di credere capace, una volta rimosso il dittatore di diventare da se una nuova norvegia come se il dittatore stesso non fosse espressione delle contingenze del posto, ma qualcosa imposto dall'alto in maniera casuale, ed intanto che si raccontava questa storiella le macerie restavano al loro posto, e sotto quelle macerie covava la resistenza non distrutta, che scorta l'ipocrisia occidentale vedeva nell'offerta democratica solo un pretesto di offesa nella quale nemmeno gli attaccanti ormai credevano, come se non bastasse poi: dopo pochi anni di guerra e relativamente un numero basso di morti  tra gli occupanti, invece di programmare un occupazione si leggera, ma stabile come da noi, tutta la coalizione non vedeva già l'ora di abbandonare quei deserti al proprio destino, come di fatti avvenne. 

Cioe quello che voglio dire è che dopo gli orrori del novecento, il benessere, ed un certo senso di colpa che ha invaso l'occidente, i costi in termine di soprusi inflitti e perdite di vite d'ambo le parti che l'esportazione della democrazia, cosi come di un qualsiasi modello culturale estraneo alla popolazione nativa, comporta, per l'opinione pubblica occidentale non sono più sostenibili*, e sto parlando dei costi sostenuti per convertire alla democrazia paesi affini come l'Europa sconfitta o che aspirano ad esser tali, come il Giappone post bellico, figurarsi culture differenti e spesso ostili all'occidente, se a ciò si aggiunge che il nostro modello a causa della crisi interna, ha perso di atrattiva nei confronti di altri popoli, forse si può capire perche oggi giorno non sia attuabile come in passato "questa esportazione" e quindi sia un incompetente chi appunto progetta di costruire società a modello occidentale, allo stesso modo in cui un manager progetta di vendere un tot tonnellate di merce in quel mercato. 

personalmente, nonostante considero la nostra cultura  in questo determinato frangente storico, ancora superiore a tutte le altre, credo che la resistenza degli altri popoli a farsi assimilare sia un bene per almeno quattro buoni motivi;  in primis perche imbastire una guerra di sterminio contro un popolo non mi sembra coerente ne con gli scopi ne con l'ideologia che un sistema democratico professa,  in seconda perche  considero la diversità in ogni sua forma ed a maggior modo a livello culturale una ricchezza, nonché  la migliore strategia attuabile per garantire alla nostra specie quante più possibilità  di sopravvivenza e prosperita possibili, in terza perche il campione della nostra civiltà cioe gli Stati Uniti; usciti vincenti dalla guerra fredda ma soprattutto con l'avvento dei neocon e l'affermarsi delle dottrine di Leo Strauss, sono a mia opinione caduti vittime di un eccesso di hybris che li ha portati a recidere definitivamente quel legame che ancora lì univa con la propria civilta originaria europea, smettendo di considerare loro stessi come una nuova Roma, per identificarsi sempre più come un nuovo Israele, con tutti gli eccessi fanatici che questo cambio di paradigmi comporta. infine  perche tutte le civiltà come la storia insegna se ambiscono ad espandersi più del dovuto, finiscono con l'improdere. 

Se poi nonostante quanto detto si vuole insistere nel convertire altre civilta al nostro modo di vivere; gli archeologi raccontano che i romani per invogliare gli altri popoli ad entrare nell'impero; costruivano città in posizione avanzate per mostrare a quei popoli tutti i vantaggi del loro sistema, usavano cioe " il soft power" dove era possibile evitare la forza bruta, credo che  soprattutto oggi questo sia il metodo giusto. 



*discorso a parte sarebbe da fare per certi "apparati"che quei costi li affronterebbero e come! Cosa dimostrata tra l'altro dall'ingegnosita impiegata nel trovare altri pretesti per scatenare guerre e sfamare così un certo complesso militare/industriale, e diciamolo purè  perseguire quel ruolo messianico che autoattribuiscono al loro paese.

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