Oggi discutevo con un amico sul ruolo degli esperti nelle nostre società e su come generalmente le masse tendono a snobbarli, per poi farsi gabbare facilmente da imbonitori vari, per cui a sua opinione sarebbe auspicabile una sorta di censura preventiva, per salvaguardare i più indifesi da questa genia di persone.
Al che gli ribatto che il suo proposito sarebbe auspicabile in un mondo ideale, ma nel mondo reale' dove anche l'esperto può mentire per dolo o interesse, una censura simile non sarebbe affatto una buona cosa; e per comprovare la mia tesi gli porto l'esempio del manifesto della razza, firmato nel '38 da pressoché l'unanimità degli "esperti" di allora, tranne dodici coraggiosi "eretici" , seguendo il suo ragionamento; gli sciocchi e sprovveduti non furono quelli che si abbandonarono a dottrine nefaste, ma chi non fidandosi dell'esperto di turno preferì dar retta al proprio naso e continuare a considerare il dirimpettaio ebreo una degnissima persona.
A questo punto, lui mi ribatte che cose del genere capitano solo in regimi autoritari ma in democrazia non sono concepibili.
Il punto sta che a mia opinione questo ragionamento è puro pensiero magico, come ho già scritto da qualche parte il compito di ogni sistema di potere è quello di influenzare la popolazione e di dirigerla verso gli scopi che ritiene più opportuni, ed in questo un sistema democratico non fa eccezione, se fossimo gesuiti, sperando nella buona fede di chi abbiamo scelto a governarci al massimo parleremmo di pie bugie.
In sintesi quello che voglio dire é che il nostro sistema democratico non è esente da difetti: male, molto male stiamo facendo a dismettere per estremo eccesso di fiducia o ingenuità quei meccanismi di controllo che per adesso ci hanno protetto dai suoi estremi, riponendo la nostra fiducia a tutela da sgradite derive, solo sulla sua robustezza e capacità di autoregolazione, dando in questo modo prova di credere in non dimostrate virtù, e scordandoci forse che la confidenza con un modello é proprio il fattore decisivo che ce lo fa preferire e ritenere migliore rispetto ad uno alternativo, esattamente come preferiamo la nostra cucina ad una estera.
E per riuscire a chiarire, spero meglio, quanto siano importanti il concetto di vigilanza interna del sistema, e quello di bontà relativa di qualsiasi sistema in base al punto di vista adottato nel criticarlo, vorrei ricordare per il primo punto la deriva ultraliberista intrapresa dalle nostre società dopo la fine del "katechon" comunista, senza che pressoche nessuno si sia eretto a difensore del modello precedente*, anzi con la piena adesione della nostra classe dirigente, che non ha posto la dovuta attenzione alle criticità che tale conversione implica, ma è invece convinta, spesso in buona fede che bastano libertà e democrazia per garantire un livello minimo di cose come la giustizia sociale, per tentare di chiarire il secondo punto invece, vorrei provare ad immaginare cosa risponderebbe un dirigente cinese a chi lo invitasse a conformarsi al nostro modello occidentale:
"Ma è meglio un regime dove il povero può criticare chi lo affama o un governo dove è vietato parlare della classe dirigente che lo ha affrancato dalla povertà?"
Vi lascio con questa domanda.
*A riprova di quanto su determinati argomenti, naturalmente a patto di non andare in palese contraddizione con la realtà in essere, conta molto di più: l'indottrinamento, l'abitudine, ed il credere collettivamente che quella cosa sia vera, piuttosto che dei fattori reali, riallacciandomi all'argomentazione del post, voglio evidenziare il caso dell'Italia; negli ultimi decenni é scivolata dall'essere quasi una socialdemocrazia al diventare una democrazia liberista, con un sensibile peggioramento delle condizioni di vita delle fasce più deboli ed un aumento delle disparita sociali, senza che la popolazione collettivamente prendesse coscienza della cosa, anzi la comunità nel suo insieme ha continuato ad essere certa di vivere nel migliore dei modi possibili, vivendo questa rivoluzione come una semplice evoluzione ed interpretando il peggioramento di vita cui accennavamo prima come situazioni dovute esclusivamente alle varie crisi; increspature del sistema che si appianeranno, non appena si supererà la difficile congiuntura attuale, non accorgendosi che anche grazie all'aiuto dei media ( che ci spiegano che i tempi sono cambiati, quasi fosse un demiurgo ad imporre i cambiamenti e non la società stessa) il supposto superamento è in realtà un abituarsi alla nuova situazione coadiuvato dall'aver grazie allo scorrere del tempo, solo un ricordo confuso di come si viveva prima.
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