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lunedì 7 giugno 2021

Crisi di democrazia o carenza di competenza?

Sempre più spesso ultimamente nei giornali, leggo di presunte crisi della democrazia, rispetto ad altre forme di governo più verticistiche ed autoritarie. 

Ritengo che i giornalisti che analizzano questo fenomeno siano in errore, errore dovuto alla malafede.


In errore perché a mia opinione più che di crisi della democrazia, io parlerei di scomparsa di competenza da parte di chi democraticamente eletto viene scelto a gestire la cosa pubblica. In malafede perché questa incompetenza è in gran parte  dovuta al modo in cui il sistema dei media, perciò anche chi denuncia il fenomeno,  presenta e pubblicizza  i vari candidati; cioè  privilegiando l'apparire all'essere. 


A validare la mia opinione basta prendere in esame due casi famosi, quello di Berlusconi e di Trump:


Iniziamo con Berlusconi; che da ottimo faccendiere ( a mio avviso non è mai stato un imprenditore, l'imprenditore era semmai Confalonieri, Berlusconi per sé si era ritagliato il ruolo di stringere rapporti, amicizie ed alleanze, il segreto del successo di Silvio Berlusconi sta tutto nell'essere stato capace nella vita, di saper valutare gli uomini e di circondarsi di quelli giusti ai suoi scopi ed evidentemente anche quello di sapersi serbare fedeli tali uomini, dandogli quello che richiedevano in cambio della loro fedeltà.) all'indomani di tangentopoli si improvvisa mediocre politico, ed a molti per giunta ha lasciato l'impressione che fosse più interessato a risolvere alcuni suoi fastidi personali, piuttosto che ritagliarsi un ruolo da statista. In ogni caso l'unica capacità accertata del soggetto e riconosciutagli unanimemente è quella di saper bucare lo schermo, oltre che fare gaffe internazionali, naturalmente. Ma nonostante questo scarso curriculum politico e le bordate dei giudici, riesce a dominare la scena italiana per vent'anni, facendo e disfacendo partiti suoi e d'altri, e solo ultimamente siamo riusciti a vederlo eclissarsi a causa dell'età, più che dagli avversari o dai successori, questi ultimi a dire il vero completamente inesistenti, come sembra suggerire il fatto che il suo partito appare destinato a scomparire con lui. Provate ad immaginare, adesso invece un Moro, un Andreotti o un Togliatti, quanto tempo ci avrebbero messo a sbarazzarsi di un rivale simile. 


Passiamo ora agli Stati Uniti d'America, dove il partito di Lincoln, di Teddy Roosevelt e di Eisenhower viene travolto e galvanizzato assieme a milioni di elettori da un parvenu volgare e poco capace (nel senso politico)  come Trump, ma in grado di tenere milioni di spettatori incollati allo schermo, come dimostra il successo del suo reality show. è il rivale storico, quel partito democratico già dell'altro Roosevelt, che non riesce  a trovare di meglio da contrapporre, di una signora in piena crisi di megalomania isterica prima, r di un anziano vicepresidente, portato in auge sulla scia del expresidente carismatico ( famoso a sua volta perché appunto carismatico e scuro) e dal fatto di  aver eccitato gli estremisti del perbenismo politicamente corretto scegliendo il vicepresidente(ssa) per il colore della pelle e per la specificità dei suoi organi riproduttivi, dopo. Praticamente si può affermare senza paura di smentita che il primo vero grande  promotore dei democratici sia stato il covid, ma tant'è. ad elezioni avvenute nonostante  l'indegno spettacolo di cui Trump si è ricoperto ( e che vi sia stato ficcato dentro o meno, poco importa, visto che la prima dote di un politico è "leggere il momento" ) cosa più unica che rara in quella democrazia, i repubblicani non riescono a scrollarselo di dosso e rimpiazzare lo scomodo leader, e  sfido i più vecchi a ricordare quando mai un candidato sconfitto di entrambi i due partiti americani,  finite le elezioni siano rimasti a guida della propria fazione, per fare un esempio; Al Gore che personalmente non mi piace  e considero mediocre, quando perse le elezioni con Bush i Democratici erano stati ancora capaci di sostituirlo, e lui allontanato  dalla politica è comunque riuscito a vincere un Nobel, tanto per dire.


Non voglio infierire  ancora ricordando come un Sarkozy, in una conferenza stampa prende in giro il primo ministro di un paese alleato. (ma non farà male però ricordare come certi paladini dell'intelligenza nostrana, invece che indignarsi e fare muro per il bene del paese, si genuflettono ossequiosi ad un personaggio simile, finito come tutti sappiamo.) O al suo successore che invece di badare agli affari di stato, scappava in scooter dal palazzo presidenziale per correre dall'amante, non dico l'integrità di un De Gaulle, ma almeno lo stile di un Mitterrand, per Bacco!


È inutile continuare con gli esempi, a questo punto non credo sia sbagliato affermare che la cosiddetta crisi della democrazia, come dicevo prima;  non sia dovuta ad una fallacia del sistema democratico in se stesso, ma piuttosto al sistema con cui si selezionano gli alfieri di questo metodo di governo negli ultimi decenni, che ci propone candidati a mio avviso, più adatti a rappresentare il ruolo che poi veramente rappresenteranno in un film hollywoodiano, ed in certi casi film comico, piuttosto che nella realtà. 


 

In un post precedente avevo scritto che i nostri politici non sono stupidi, e questa cosa la penso ancora, i nostri politici sono dei veri esperti dell'apparire; nell'età dell'immagine, del sempre connessi, questo è il requisito piu richiesto, però semplicemente non è il requisito appropiato per poi  gestire uno stato. Purtroppo però stando  così le cose vinceranno  sempre loro a discapito dei veri statisti. E questo è appunto secondo il mio parere colpa dei media, che rappresentano il fare politico in un ambito estetico ad un livello mai raggiunto prima e che totalizza la campagna elettorale a discapito di competenze e programmi concreti. E di questo non possono non essere consci, da qui la malafede.

 


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