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martedì 30 marzo 2021

l'altra metà del cielo: il femminismo

Un paio di mesi fa, ho fatto un post sull'androsfera, cercando di evidenziare sia quello che a mio avviso sono i limiti di questo movimento sia le tematiche condivisibili.


Da allora ha occupato dentro la mia testa sempre più spazio  il pensiero di scrivere del corrispettivo femminile; ovvero il femminismo. Ritengo che il femminismo  sia la controparte  femminile del androsfera perché anche questo movimento, nonostante porti dentro se alcune tematiche assolutamente legittime e sacrosante, affronta le questioni poste in maniera non meno ideologica, per giunta anch'esso  pretende di descrivere i rapporti uomo donna in chiave altrettanto semplicistica.


In questo caso, la loro visione, essendosi nel corso del tempo  avvicinata sempre più al pensiero marxista, reputa di poter ricondurre i rapporti tra uomo e donna ad una "lotta di genere", dove l'uomo ha organizzato consciamente la società  in modo  da poter relegare le donne in una posizione subalterna rispetto a se medesimo, al fine  di poterne disporre a proprio piacimento e sfruttarle a suo vantaggio.


Intanto e senza alcun dubbio vero, che la donna fino a pochi secoli fa era in condizioni assolutamente impari rispetto agli uomini. Ma se ci soffermiamo ad analizzare più attentamente il fenomeno, possiamo accorgerci, che dietro  questa condizione non vi sia la minima traccia di un  millantato complotto patriarcale, ma invece alcune condizioni materiali, indipendenti dalle volontà umane, che in seguito cercherò di spiegare meglio.



Queste condizioni, essendo presenti sin dall'origine della nostra  specie ( o per lo meno dalla sua entrata nella storia, se si vuol dare retta alle fascinazioni matriarcali,  non come archetipo ma come fatti reali, fatti che comunque non modificano di molto il nostro discorso, visto che in fin dei conti riguardano solamente l'elite della popolazione e poco modificano la vita giornaliera della tribu) e fino a non molto tempo fa impossibili da eliminare, affliggevano un reale svantaggio alla popolazione femminile, e sono finite  man mano ad essere considerate a livello culturale, come caratteristiche proprie  della donna in quanto non scindibili da essa.  Qui però  prima di proseguire credo  che sia opportuno  riconoscere,  come giustamente lamentano i gruppi femministi, di come purtroppo ancora oggi benché grazie al progresso tecnologico queste caratteristiche  siano state in gran parte eliminate, sul piano culturale i pregiudizi ad essi associati, non sono ancora completamente sradicati. D'altronde però mi sembra altrettanto giusto tenere in mente che: finché l'umanità a dovuto lottare contro la scarsità energetica e le malattie nemmeno le condizioni del maschio possono essere considerate idilliache.



I problemi materiali a cui mi riferivo all'inizio sono essenzialmente due: il primo è l'esigenza di mettere al mondo molti figli, in una società dove la mortalità infantile è  cosa comune ed altissima, non è esagerato affermare che; al solo obbiettivo  di mantenere quasi costante la popolazione, sia richiesto alle donne di generare una decina di figli a testa. Rubandole per questo scopo gli anni di maggiore forza sia fisica che intellettuale, quando non la vita stessa.  Risulta facile capire che  un handicap così pesante è  altamente discriminante, nel momento in cui si vuole  assurgere ad ambire a cariche importanti dove la presenza costante e la visione a lungo termine sono fondamentali, sia oggi che a maggior ragione in un mondo preindustriale.



Il secondo fattore determinante e la forza fisica.  Anche qui il problema è Abbastanza evidente  e c'è molto poco da dire; stiamo parlando di un tempo dove a parte la forza animale utile solo in poche operazioni ed il fuoco usato principalmente per la luce, il calore e poco d'altro, l'unica energia disponibile che garantiva una buona duttilità, era l'energia muscolare, e per farsi un idea di quanta forza fisica quel mondo richiedesse può essere interessante ad esempio; dare un occhiata a molti piatti tipici che provengono dal nostro passato, che se preparati senza la dovuta mediazione sono letteralmente immangiabili  a causa dell'eccessivo apporto energetico che forniscono, di conseguenza facendoli apparire ai nostri palati eccessivamente "pesanti". Per chiudere il discorso basta pensare che il fabbisogno calorico di appena un secolo fa, quindi in periodo già industriale, era se non sbaglio intorno alle 3000 chilocalorie, quando al giorno d'oggi  ne sono richieste circa 2000 per i lavori più impegnativi ( le cifre sono riferite al consumo medio di un soggetto maschile).


D'altronde che il principale problema per una parità maschio/femmina fosse di ordine materiale, può essere facilmente dimostrato dal fatto che donne di valore eccezionale riuscivano ad emergere anche nel passato, tutti conoscono i nomi e le gesta di donne come; Cleopatra, Caterina sforza, Caterina de'medici Elisabetta prima ecc. Naturalmente nominare personaggi di questo livello, come esempi di donne che sono riuscite ad occupare un posto di primo piano nella storia, mentre dal lato maschile alcuni di quei posti sono occupati da perfetti idioti, può sembrare paradossale, ma qui quello che si vuole dimostrare e che se vi fosse stata qualche specie di congiura anche queste  donne eccezionali non avrebbero potuto emergere, non così in gran numero almeno.  In quanto il presunto ordine patriarcale, lo avrebbe impedito.


Per ultimo, a sostenere la mia tesi basta guardare alla storia stessa del emancipazione femminile, che guarda caso mosse i suoi primi passi con la rivoluzione industriale, che abbassò gli standard di forza fisica richiesta  al mondo del lavoro  e  quasi contemporaneamente il miglioramento delle condizioni sanitarie, che ridussero la mortalità infantile e delle madri. Proseguendo  poi  il cammino verso la parità, di pari passo con l'avanzare ed il perfezionamento delle tecniche mediche  e  contemporaneamente che l'energia diventava sempre più economica ed abbondante. in altre parole, potete riempire il terzo mondo di tutte le femministe che vi pare, ma senza energia e sanità adeguati allo scopo, la parità tra uomo e donna ve la sognate.




Come si può facilmente capire da quanto scritto finora, non attribuisco grandi meriti al femminismo storico, che a mio modo di vedere si è inserito in un processo materiale in corso, ed al massimo ha contribuito a portare la questione anche  sul piano culturale, ma sempre a mia opinione in maniera assolutamente insoddisfacente, e sempre più in modo antistorico col susseguirsi delle varie ondate che si sono avvicendate, con grave danno per il mondo femminile stesso. 



Provo a spiegarmi meglio cercando di aiutarmi con alcuni esempi; prendiamo per iniziare un cane e un gatto che vivono nel mondo occidentale.  Indubbiamente nella nostra cultura, entrambi questi animali godono di pari diritti, se un appassionato di cani fosse colto a maltrattare un gatto rischierebbe le stesse pene e subirebbe lo stesso biasimo sociale, di un appassionato di gatti che maltratta i cani. Stiamo in breve affermando che cani e gatti nella nostra società hanno raggiunto una condizione di parità, l'uno rispetto all'altro.  Però se io domani volessi prendere un gatto da guardia, o addestrarlo per cercare dispersi o ancora per aiutare i ciechi ad attraversare la strada, probabilmente la persona a cui mi rivolgerei per l'adozione,  penserebbe che sto sbagliando animale, perché queste cose vengono fatte dai cani, cioè cani e gatti non sono uguali, ed ammettere ciò non sta sminuendo gli animali in questione è semplicemente un dato di fatto.


Qualche anno addietro l'ex presidente :-) della Camera Laura Boldrini, in una delle sue crociate per l'uguaglianza di genere, accusò un noto pastificio di dare nelle sue pubblicità un'immagine degradante della donna. Questa immagine consisteva in breve, nel fatto che nelle varie incarnazioni dei propri spot, era sempre una donna a cucinare per tutta la famiglia ed il cucinare e visto come una mansione umiliante.


Peccato che proprio in quel periodo stava per esplodere in Italia  grazie ad un uomo, Gordon ramsay il fenomeno masterchef e proprio tutti armati di grembiule e ricettari, si ficcarono fieramente dietro i fornelli, a sfornare piatti su piatti. Ricordo ancora bene che in quel periodo,  pareva a momenti che se uno non fosse capace di preparare  perfette torte di rose e brasati, come se non avesse fatto altro tutta la vita, veniva reputato uno sfigato, indegno di qualsiasi relazione sociale meritevole di questo nome.


La cosa che mi fa riflettere molto di questo episodio e che il cucinare, finché è stato considerato una mansione femminile veniva visto come un compito poco appagante, anzi addirittura umiliante. Mentre appena gli uomini cominciarono a farsi  riprendere dietro i fornelli, La percezione della medesima attività cambiò radicalmente.


Questo a mio avviso è colpa  per ampia parte, del movimento femminista che guidato da una visione ideologica,  non ha rivendicato la parità nel rispetto delle proprie diversità, con gli uomini ma un eguaglianza secca, in barba a tutte le differenze fisiche e psichiche dei nostri sessi, e nel fare questo a relegato tutti i mestieri e le attitudini  tipicamente femminili, ad un ruolo di serie b in uno schema che inquadra tutte queste cose come mansioni umilianti imposte dal patriarcato alle donne. 


E così se ad una donna piace ricamare sta perdendo tempo in un attività deprimente e noiosa ( e devono arrivare gli stilisti uomini a sdoganare il settore), Il crescere figli diventa un modo escogitato dai maschi, per impedire alle donne di far carriera, si attribuisce  valenza positiva solo ad una vita sessuale promiscua a discapito di relazioni emotivamente più intense relegate a donne ancora non liberate e sessualmente represse, per non parlare della grande importanza  data nel mondo lavorativo alla carriera a sfavore di forme organizzative meno gerarchiche e più collaborative,  Ecc.

 


TUTTI I SETTORI, I METODI E LE MANSIONI CHE STORICAMENTE VENIVANO SVOLTE DA DONNE NELLA NOSTRA SOCIETÀ, PER COLPA DELLE FEMMINISTE SONO VISTE CON DISPREZZO E DI CONSEGUENZA ANCHE MAL RETRIBUITE. 

 

Però magicamente basta che un uomo vi entri perché si riesca a valorizzarli, non solo SOCIALMENTE ma anche da un punto di vista Economico.  da questo si può facilmente dedurre che non sono i lavori in se ad essere inferiori, ma il concetto che la società preindustriale ne aveva, in quanto mansioni svolte da donne, per ciò  carichi dei pregiudizi culturali, dovuti  alle difficoltà di queste ultime, a seguito delle dinamiche che abbiamo evidenziato prima. Concetto che le femministe per convenienza ideologica, invece di contribuire ad abbattere, hanno fatto proprio, in modo da poterlo adottare come prova di una certa imposizione patriarcale, per poi pretendere che le donne per conseguire una piena parità diventassero UGUALI agli uomini, in questo modo reprimendo  parte di loro stesse. 


Insomma per tornare all'esempio di prima e un po' come se  da domani spiegassimo  ai nostri gatti, che per conseguire una piena parità con i cani, devono fare da guardia alla casa e imparare a portare gli invalidi in giro ed in compenso i cani dal canto loro, faranno la loro parte nel cacciare i topi.


Onestamente credo che sarebbe meglio rinunciare ad idiozie del genere, la società moderna grazie anche alle nuove tecnologie ha reso molti lavori adatti ad entrambi i sessi. E benché non dubito, che alcune donne grazie alla maggiore libertà che godono nel mondo moderno,  sentendosi più portate a svolgere ruoli tradizionalmente maschili, decidano spontaneamente di percorrere con soddisfazione quella strada ( ed è vero pure il contrario,  io  ad esempio, faccio un lavoro generalmente considerato femminile), è  urgente però smetterla di considerare le donne che scelgono per loro stesse di restare in ruoli che sentono maggiormente propri, come delle represse non ancora libere dal giogo patriarcale. 


Sono cioè  convinto che  la battaglia urgente di oggi,  non è che l'avvocato donna si faccia chiamare avvocata; bensì che la  si smetta di chiamare la sarta, sartina. E magari  visto che ci siamo, proporrei anche, una piccola modifica   dentro i nostri musei,  cioè che si dia un po più di spazio a tutte quelle arti chiamate ingiustamente minori, del quale per concludere con un gioco, vi invito ad indovinare  in prevalenza  a quale sesso  appartengono, queste artiste..., ops considerate a torto, inferiori.  






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