Adesso che il giorno della memoria è passato da un po' di tempo, volevo ribadire un pensiero senza cadere nello stucchevole, o peggio ancora nel ipocrita. Anche perché una società che si infiamma per i morti passati, ma se ne frega bellamente di quelli presenti, è peggio ancora crea le premesse per nuovi orrori. Di ipocrisia non è carente già di per sé.
Una cosa dell'olocausto mi ha sempre colpito, al di là dei numeri, che come bene ci ha insegnato il compagno Joseph Vissarionovich Stalin, superata una certa soglia ci lasciano indifferenti, rientrando nella statistica più che nel dramma; troppo enormi per essere analizzati dal nostro cervello che in fondo era stato progettato per cose più banali.
Non mi riferisco nemmeno alle torture indicibili che le vittime di quella immane tragedia hanno subito', il nazismo in una scala della follia è uno scolaretto fra tanti e nemmeno troppo ligio.
Quello che davvero mi scuote sono i TATUAGGI, il vedere gente marchiata come bestie, lo scorgere la logica, la razionalità, dietro l'orrore.
Come ci ricorda terenzio, siamo tutti esseri umani, e nulla di umano ci è estraneo. Ecco per me quel tatuaggio sulla pelle, mi fa davvero capire cosa pensassero i nazzisti delle loro vittime, me lo fa capire più di mille parole.
Se provi odio verso una categoria per qualsiasi motivo i tuoi freni inibitori cadono, vuoi massacrarli e basta, se poi il nemico è inerme tanto meglio " la pietà l'è morta". l'olocausto armeno, a torto o ragione(?) fu pieno di odio, la resistenza partigiana aveva un capitale d'odio. Anche le foibe friulane furono uno sfogo d'odio. Gli stessi pogrom che fin allora si erano succeduti erano motivati dall'odio e dalla diffidenza verso il giudeo "strozzino e deicida".
Per I nazzisti e diverso. Non provavano odio verso le proprie vittime. Se un odio c'era stato, adesso erano giunti, ad un livello oltre. Non avevano più davanti PERSONE, ma COSE, cose da smaltire nel migliore dei modi possibili. i forni crematori erano ai loro occhi degli efficienti inceneritori dove eliminare scarti in modo asettico.
Un effetto deleterio nel voler assolutizzare il male nazista è a mio avviso Il difetto di non far capire le ragioni del perché è successo ciò; raccontata così, si ha quasi l'impressione che i gerarchi siano stati degli stregoni della mente ed abbiano studiatamente condotto la popolazione germanica a non riconoscere il simile, grazie ad una serie di mosse preparate a tavolino inclusi nei piani per la "soluzione finale".
IL fatto su cui voglio attirare l'attenzione e il particolare che in tutto ciò non vi fu
premeditazione la disumanizzazione delle vittime fu una cosa del tutto naturale, spontanea.
ecco e questo che mi turba, in fondo siamo legati ad una parte zoologica, la violenza fa parte di noi anche il crimine più efferato se spinto dall'odio caldo dal "sottosuolo dostoevskiano", può trovare attenuanti. È la capacità di spersonalizzare, la freddezza nel ridurre a numero l'altro, nel non riconoscere il simile, che mi inquieta. La banalità del male, che ci aspetta dietro l'angolo.
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