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venerdì 29 gennaio 2021

Tra dostoevskij e hemingway

Stavo rileggendo un vecchio articolo del giornalista  Maurizio blondet; di quelli prima che prendesse la tangente.  

In questo articolo concludeva che: "l'occidente può fare a meno di hemingway, ma non può  

permettersi di fare a meno di dostoevskij".

Esprimendo in questo modo, le sue opinioni su quale dovesse essere la politica estera europea: 

meno dipendente dagli stati Uniti e piú  

inclusiva verso la Russia.  


Al di là del affascinante metafora, questa frase e indicatore di un certo a mio modo di vedere "snobismo continentale", su cosa si deve intendere per "cultura" e su come gli Stati Uniti hanno contribuito al pensiero moderno.  

I dostoevskij statunitensi  si chiamano: edison, wright, Franklin e  piú letterariamente Asimov, Dick, 

brandbury,  ecc.  

Uomini come si vede non utili per un indagine introspettiva ma esatti!  quasi manualistici, per capire ed agire nel mondo reale;  ed in questo senso anche su noi stessi. 


Gli Stati Uniti figli del pragmatismo inglese non sono il popolo del pensare ma del  

azione; non è un caso che il loro romanzo di fondazione sia moby Dick, quasi un non 

romanzo ma un "reportage" del viaggio del uomo verso l'ignoto e le sfide che esso gli 

riserva. 


 C'è una famosa scena nel primo film di indiana Jones dove un indigeno, evidentemente con cattive intenzioni  

da sfoggio della sua maestria con la spada; Jones dopo averlo studiato per qualche istante, senza scomporsi troppo estrae una pistola e lo abbatte.  

In quella scena c'è tutto il sunto del america, la sua irriverenza verso l'autorità,  il suo fastidio per i cerimoniali superflui,  

una certa spacconeria ecc; a onor del vero, c'è anche il suo materialismo spinto e  la sua visione poco  spirituale del mondo, in quanto  poco spendibile qui ed ora (ma questo non è l'argomento di 

questo post). 


L'Europa, complice i suoi trascorsi colonialisti ed  i suoi tanti incontri/scontri con culture, dovrebbe aver appreso, che per giudicare una mentalità "altra" due, sono i parametri che si devono considerare:  

Prima cosa:  gli ideali e obbiettivi che la cultura stessa si pone e ulteriormente se idonea a tali aspirazioni.  

In seconda: la sua efficacia nel far rimanere coesa e prospera la popolazione che la adotta nel suo contesto originario.  

aggiungerei io, la sua capacità di integrare e far propri senza snaturarsi concetti e  

applicazioni che gli giungono dal esterno ( esempio perfettamente riuscito di ciò era a mio avviso la cultura romana e nel mondo moderno la societa giapponese).  

In questa ottica pur con o suoi difetti, Cui abbiamo accennato, come si e visto la cultura statunitense non si può  

considerare " minore" rispetto alle sue sorelle europee; semmai è questa tourt-curt che deve  smettere di considerare il fare sempre inferiore al riflettere. 

D'altronde basta pensare alla 

complessità tecnica e alta preparazione richiesta dal mondo moderno ( cui gli Stati Uniti hanno contribuito non poco), per comprendere come  questa  contrapposizione sia ormai sciocca e fuorviante. 


Più interessante a mio avviso è  semmai  riflettere su  come,  nella cultura americana può essere osservato un complesso ambivalente, di sudditanza e di 

prevaricazione;  Motivato nel riconoscersi da una parte, come una cultura giovane e debitrice alla madre  europea; contemporaneamente però, nel vedersi come campione di un modello occidentale da contrapporsi in un mondo per lo meno bipolare alla "sorella bastarda" come possiamo considerare la galassia sovietica in primis;  secondariamente all affacciarsi delle esperienze orientali pregne di una storia millenaria dal altra. 


In base a queste considerazioni sono 

convinto che più che un inferiorità della cultura americana, si  ravvisa un decadimento. 

Decadimento che può essere fatto originare da un preciso momento storico: cioè  all tempo della caduta del nemico atavico: l' URSS;  l'erronea convinzione  di aver sconfitto l'unione sovietica ( mentre la Russia  nata dalle sue ceneri interpreta questo avvenimento come un cambio di paradigma interno a se; una libera scelta piuttosto che una decisione imposta dal  esterno cosa che è bene 

rimarcare per comprendere molte tribolazioni degli ultimo tempi) e per ciò di aver salvato per ben due volte l'Europa; unità al fatto di non veder al orizzonte avversari realmente alla sua portata,

ha indotto gli Stati Uniti a considerarsi affrancati da qualsiasi debito o lezione da  

apprendere. 

Tutto ciò si può riassumere nel celebre articolo è poi libro di Francis Fukuyama.  

Purtroppo la disillusione di queste vedute in tempi recenti, ha portato il mondo statunitense da un lato, a radicalizarsi e chiudersi a riccio su se stessa,  dal l'altro a sottostimarsi; come nella deriva del  

politicamente corretto e tutte le tendenze che gli sono susseguite. 

Fenomeni che a mio avviso si fanno più accentuati man mano che il declino americano si fa più evidente e 

l'illusione di essere, " unica super potenza rimasta"  si rivela per quel che è. 


In conclusione, per tornare al esempio cinematografico precedente, un moderno indiana Jones in quella scena,  oggi estrarrebe un mitra e farebbe una strage tra la folla.

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