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domenica 24 marzo 2024

Poteri forti


Prendo spunto dal fallimento della mia previsione  sulle sorti di questo governo*, per provare ad esporre una piccola riflessione sui cosiddetti "poteri Forti",  le forze occulte che a detta dei più sospettosi governano segretamente il Mondo.

E quindi chi sono questi grandi vecchi, queste menti sopraffini, che hanno costretto il nostro esecutivo ad una totale inversione rispetto quanto da loro prospettato prima di andare al potere? 

Le banche?, le plutocrazie? , l'apparato militare-industriale?, gli Stati Uniti d'America? O forse l'unione europea? 

A mio avviso, no,  con grande rammarico per i complottisti, aditando questi enti si sta sbagliando il tiro, infatti non sono stati loro che hanno fatto cambiare idee a quei politici che prima delle elezioni apparivano tanto bellicosi. Che questi apparati, in caso di scelte controtendenza del governo si sarebbero rivelati ostili, era cosa prevedibile, ed in fin dei conti, senza questo alleato che li rende così potenti, abbastanza affrontabili, è a prova di ciò basta guardare all'Ungheria di Orban, ai Polacchi o ad altri ancora. 

Purtroppo per noi a differenza di questi paesi, nel nostro è presente un nemico molto più pericoloso, un nemico potente e segreto,  contro cui nessun governo occidentale, almeno di non essere l'ente che lo persuade e controlla, può lottare e sperare di vincere, un nemico che il solo nominarlo in maniera ostile  può mettere a rischio la stabilità di qualsiasi governo, questo nemico è: l'opinione pubblica

È l'opinione pubblica che impedisce ai governi, a tutti i governi di prendere scelte magari necessarie sul lungo periodo,  ma impopolari in quanto possono portare a sacrifici o contrari al sentire comune, nel breve termine.  Quale governo poteva restare quantomeno neutrale nei confronti della Russiasenza essere accusato di nutrire simpatie verso una dittatura o peggio, in barba al fatto che ciò ci ha costretto a rivedere con grave danno, tutte le nostre politiche energetiche. Quale esecutivo può solo pensare di disallinearsi dal volere di Washington, conoscendo l'influenza culturale che quel paese esercita sulla nostra popolazione? 

In democrazie come le nostre è l'opinione pubblica ciò che spaventa ogni politico:
Non sono sbarcati gli americani a fare finire la prima repubblica, è stata l'opinione pubblica che formentata ad arte ha preteso un repulisti sommario e inutile. Non è arrivato nessun esercito mercenario pagato dalla finanza mondiale a cacciare Berlusconi nel 2011, e bastato un titolo allarmistico su uno dei maggiori quotidiani nazionali. Non c'è il veto della BCE, nella mancata nomina di Paolo Savona a ministro del economia, durante il governo giallo verde, la popolazione era già ostile a questa scelta perché terrorizzata dalla prospettiva di una messa in discussione di quell'euro che ci ha impoveriti. Non ho visto arrivare nessun esercito europeo a cacciare Conte per insediare al suo posto Mario Draghi, tutta la nazione era già convinto di suo che questo fosse il miglior nome possibile per la guida del paese.  

Come ebbe ad affermare tempo fa l'ambasciatore Sergio Romano, il vero obbiettivo per ogni politico e quello di restare saldamente ancorato al potere quando più a lungo possibile. 
Giorgia Meloni sa benissimo che per quanto si dica, per il paese, america ed Europa= Buone democrazie, resto del mondo= cattive dittature, perciò sa anche che se vuole restare al potere deve andare d'amore e d'accordo con i primi a discapito del resto del mondo, e se necessario del nostro stesso interesse nazionale.

Una democrazia per essere davvero tale deve per prima cosa dotarsi di materiale umano di qualità. Benché le popolazioni occidentali accusino un certo malessere, cosa facilmente constatabile da molti risultati elettorali, le opinioni pubbliche sono restie al cambiamento, spaventati come sono  a contraddire i diktat di quegli stessi enti che li affamano, così come un gregge di pecore, timoroso di finire nelle fauci di ipotetici lupi, segue il pastore che li conduce al macello.

Motivo per cui se un governo, vuole davvero opporsi ai "vincoli internazionali" come prima cosa deve riconquistare la propria opinione pubblica strappandola a quelle sovrastrutture che la controllano  e rieducarla al perseguire il bene nazionale piuttosto che miraggi temporanei ed effimeri.

In poche parole Come aveva capito Gramsci cent'anni fa, la battaglia da vincere è ancora una volta quella sull'egemonia culturale. 


*ma a mia discolpa lasciatemi dire che, benché non mi aspettassi chissà cosa, tuttavia mai mi sarei immaginato una coalizione così servile, l'unico paragone possibile che mi viene in mente, per descrivere il rapporto tra questo esecutivo e gli apparati internazionali che decidono le nostre sorti, e il rapporto che si instaurò tra la repubblica di Salò e la Germania nazista, ma rispetto ai vecchi fascisti, questi nuovi hanno meno scusanti.

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