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domenica 28 febbraio 2021

Crisi dei negozi, internet e negozi del domani

Negli anni novanta andavano di moda gli scooter di cilindrata cinquanta; io ero innamorato del Malaguti Firefox f15 (alla fine però presi l'nrg della piaggio che spaccava di brutto).  Ricordo che a quel tempo, passavo giorni interi dentro il concessionario a parlare di motori, marmitte ecc. Il concessionario a sua volta era un appassionato di moto e mi intratteneva volentieri, a volte spiegandomi nozioni tecniche e dandomi consigli sul mezzo che stavo per acquistare, altre volte parlando degli ottocento chilometri percorsi nella galoppata domenicale, o di come i giapponesi della Honda stavano per tirare fuori una linea...,  che avrebbe spaccato il culo a tutti. Ricordo anche un altro episodio all'incirca sempre in quegli anni, quando con mio papà decidemmo di acquistare una videocamera. Passammo un pomeriggio nel negozio di elettrodomestici a  confrontare marche e modelli assieme al venditore, e quando uscimmo, insieme alla nostra nuova fiammante telecamera, portammo con noi un discreto bagaglio di conoscenze su come fare;   primi piani, messe a fuoco, esposizione ecc.  



Ascoltavo ieri alla radio, che causa covid il 15% dei negozi di tipo tradizionale probabilmente non riaprirà. È brutto dirlo, ma in sincerità la mia reazione è stata;  " così pochi?" Intanto che io pensavo ciò, l'opinionista di turno, chiamato a commentare la notizia se la prendeva con i "giganti del web",  Amazon et simili, che grazie alla loro dimensione fanno prezzi bassi e Bla,Bla,bla. Ricordo  una decina di anni fa, che il problema era più o meno lo stesso, i piccoli e buoni, falcidiati dai grossi e malvagi, ma il nemico allora  era  la grande distribuzione.  Come vedete il cattivo  è cambiato, ma non sono cambiate le vittime, cioè i negozi, anzi! Sì!, sono cambiati anche loro, ma in peggio. 


Quello che voglio dire, è che  benché sia vero, che sia la gdo, che i negozi online, hanno peculiarità nefaste, che lo stato non ha regolamentato come avrebbe dovuto, e ciò si è trasformato spesso in una sorta di concorrenza sleale per la piccola distribuzione,    quest'ultima però a sua volta  ha sempre preteso, che essendo loro zoppi, lo stato azzoppasse gli altri concorrenti. 


Riallacciandomi al discorso iniziale,  il concetto che intendevo far presente, con le storielle che ho ricordato e che fino a qualche decennio fa, il negoziante mediava tra i prodotti che vendeva ed il cliente, cioè usava la sua competenza nel settore, per aiutare il cliente nella scelta del prodotto più confacente ai suoi bisogni o per lo meno dava l'impressione di farlo. In realtà molti erano solo bravi e motivati  a vendere, ma rispetto ad oggi è già qualcosa.


Come di sicuro molti avranno notato, gran parte del piccolo commercio negli ultimi anni si è limitato a vivere di rendita, contando  sulla posizione fisica del proprio negozio, ed al massimo se disponibile la propria storia passata, o in alternativa un look modaiolo. Senza capire che in questo modo si ponevano in una situazione parassitaria dentro lo scenario economico.


Se volessimo infatti ridurre all'osso  l'economia potremmo dire che consiste "nel passaggio di un prodotto dalla persona "a" alla persona "b",  nel modo più veloce e vantaggioso per entrambi gli attori".  In passato per soddisfare questa condizione, si sono aggiunti svariati soggetti terzi, man mano che le condizioni diventavano più sofisticate, così mettiamo per portare la seta dalla Cina all'Europa servivano, mercanti, marinai, assicurazioni,  banche ecc.  la storia del progresso economico in ultima analisi si può ridurre al modo in cui siamo riusciti ad accorciare  il numero di questi passaggi, in un mondo che diventava all'opposto sempre più complesso.  Per farla breve; tutti gli intermediari che si inseriscono tra la domanda è l'offerta, se non sono utili, o  capaci a rendersi tali, per soddisfare la definizione data prima, possono essere certi, che da qualche parte c'è qualcuno che sta pensando ad un modo su come eliminarli dal circuito per risparmiare costi inutili. 



Questo per farla ancora più semplice, vuol dire,  per un acquirente che comprare in un negozio dove il negoziante:


  • conosce poco il prodotto che vende


  • Non garantisce che il prodotto  sia di  qualità o comunque che rientri entro certi parametri richiesti dal cliente 


  • non ha tempo e/o voglia di fare servizio post vendita


  • Assume impiegati impreparati e poco motivati 


Rispetto che  comprare in una gdo dove sussistono le stesse condizioni, ma il prodotto costa indubbiamente meno e sicuramente non conveniente.


 Cosí come  l'online che riesce ad abbassare ulteriormente i costi, lasciando invariate le stesse condizioni, quando non migliori, visto che riduce anche il fastidio dello spostamento (e non sto a parlare dell'eccezionale servizio post-vendita di Amazon) rispetto alla  grande distribuzione, stia soppiantando quest'ultima.


In altre parole:  i negozi fisici hanno man mano rinunciato, non aggiornandolo ed adeguandolo alle nuove situazioni,  il valore aggiunto, che la loro intermediazione rappresentava, grazie alla competenza nel settore di appartenenza  ed alla fiducia di cui godevano sia col  produttore,  che con  l'acquirente.  Hanno puntato invece  tutto, sul fatto di essere indispensabili come collegamento necessario tra le due parti.  Una volta che la tecnologia ha reso il loro ruolo superfluo, si lamentano che stanno morendo come mosche.



La domanda adesso è: "Qualcuno sopravviverà?" La mia risposta è: "Sì, stiamo vivendo ad un cambiamento di tipo darwiniano, i dinosauri sono destinati a sparire ma i sopravvissuti  cioè i più pronti a capire le nuove esigenze, e capaci ad adattarsi ad esse, alla fine riempiranno tutta la scena."



La cosa importante sarà capire quali caratteristiche avranno i vincitori. Io vorrei proporre un modello:


  • Il focus del commercio moderno si sta spostando sempre più,  dal prodotto al servizio 

 

  • L'online  sarà indispensabile sia nella fase di vendita che in quella post-vendita, ciò vuol dire che internet non deve essere visto come una vetrina del proprio negozio e nemmeno come un'estensione dello stesso. Internet e il modo in cui cliente è venditore si incontreranno e resteranno in contatto costante. 


  • Uscire di casa perché "serve" comprare qualcosa presto sarà un concetto obsoleto il nuovo paradigma sarà:  "ho voglia di divertirmi esco di casa e vado per negozi".


  • Il concetto di negozio di passaggio, man mano che il lavoro in mobilità prende piede è destinato a diventare marginale.

 

  • Vendere prodotti altrui almeno che non si tratti di prodotti con una ripida curva di apprendimento, sarà sempre meno conveniente, visto che ormai le stesse industrie possono vendere i loro prodotti, i nuovi negozianti dovranno offrire prodotti propri, o comunque un alto grado di personalizzazione alla merce venduta.


  • Ripeto è una scelta sbagliata, Puntare sul prezzo in un mondo dove le industrie stesse possono vendere quello che producono, o comunque la concorrenza movimenta un numero di pezzi sproporzionato,  sarà assolutamente necessario trovare qualcosa che dia quel valore aggiunto, che faccia preferire al cliente comprare lì piuttosto che rivolgersi altrove.



Provate a cercare tra i negozi che conoscete quelli che maggiormente soddisfano le caratteristiche elencate, ed avrete una lista abbastanza affidabile di esercizi che possono ancora sperare in un domani.



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